IL SACERDOZIO CRISTIANO FEMMINILE

Il SACERDOZIO CRISTIANO FEMMINILE ______________________________________________
Ambedue i generi sono presenti nel mondo: sia quello maschile che quello femminile: entrambi andrebbero presi nella giusta considerazione, nella stessa misura. La presenza nel modo che in generale non viene presa in considerazione è quella di Dio. Per questo motivo nascono polemiche e discussioni religiose, politiche e di diversa natura e uomini e donne si trovano in contrasto . Dio creò l’uomo e la donna per essere “uno” (Gen. 2:33,34). Molti religiosi (un amico li chiama burocrati della “fede”), giustificano questa unione soltanto sul piano fisico e la dichiarano attuabile relativamente all’amplesso sessuale. Errando tragicamente. Il Figlio di Dio, Cristo Gesù, spiega cosa intendeva Dio col dichiarare che i due sarebbero stati una “sola carne” applicando questa affermazione al matrimonio e alla Chiesa in relazione con Lui (Giovanni 17: 19-23): “ E per loro, dice Gesù, santifico me stesso, affinché anche loro siano santificati nella verità. Io non prego solo per essi (i Suoi discepoli), ma anche per coloro che crederanno in me a cagione delle loro parole: Che siano tutti UNO; come tu, o Padre, sei in me ed io sono in te, anche loro siano in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato e siano perfetti nell’UNITÀ”. Questo programma di Cristo mette uomini e donne sullo stesso piano, dando loro un eguale importanza esistenziale e soprannaturale. Li unisce e li identifica, affidando loro uno stesso scopo nella vita ed uno stesso destino. A dare fondamento questo concetto di unità interviene l’apostolo Paolo nella sua epistola ai Galati ed ai Cristiani di tutte le epoche scrivendo “Perché siete tutti figlioli di Dio, mediante la vstra fede in Cristo Gesù e vi siete rivestiti di Cristo, per questo motivo, non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, schiavo e libero, fra maschio e femmina; poiché voi tutti siete UNO in Cristo Gesù. Questo abolisce distinzioni razziali, di nazionalità, di condizioni sociali e di sesso; dando però a ciascuno il suo giusto ruolo nel mondo, senza tralignare nel caos, il ché è possibile soltanto a condizione di essere UNO in Cristo. Dalla volontà di Dio e non da una rivoluzione sessuale sorge l’emancipazione del la donna dalla condizione in cui è stata ridotta da una secolare società che comprende la Chiesa, certamente, da una chiesa limitata nella conoscenza, in quanto non ha capto e non ha voluto attuare il concetto di UNITÀ e di UGUAGLIANZA fra l’uomo e la donna e fra loro e Dio stesso (1 Giovanni 3:2 – destino perfetto ed ultimo dell’umanità). Con tuaa probabilità il gesto compiuto dalla Chiesa d’Inghilterra, di affidare anche alla donna il ruolo pastorale e sacerdotale, deriva da un’errata interpretazione del concetto di eguaglianza. Si deve notare che a cristiani basati sulla Parola di Dio, sulle Sacre Scritture e non su certe tradizioni e modifiche apportate da certa cristianità, sia cattolica che protestante, il problema non ci riguarda in quanto è stato risolto sulla base dell’insegnamento biblico. Si deve segnalare, comunque, che da quando Dio ha istituito il sacerdozio, ha affidato la cura spirituale del Suo popolo a uomini e non a donne. Solo nelle religioni pagane appare il sacerdozio femminile e la conseguente manifestazione della cosiddetta “sacra prostituzione “. Sia chiaro che ciò non vuol dire la donna abbia l’inevitabile facoltà di promuovere la prostituzione, ma che la donna, rispetto all’uomo, ed anche viceversa, è e sarà sempre uno stimolo alla sessualità. Ne consegue che il celibato imposto ai fini religiosi, può provocare manifestazioni anche frequenti di casi d’omosessualità o di illecita anche se naturale attività sessuale. Questo accade deviando dalla giustizia di Dio in modo specificamente espresso riguardo al matrimonio (1 Timoteo 3:2; Matteo 19:10-12). Ma il ministero pastorale o sacerdotale è stato da Dio affidato all’uomo (si veda nell’intera Sacra Scrittura) anche per ragioni d’esercizio d’esercizio dell’autorità per l’ordine nella chiesa; per resistenza psico-fisica (la donna a motivo di maternità e periodicamente e generalmente, emotivamente instabile), diventando madre è impegnata nelle particolari attenzioni dovute al nascituro e alla crescita del figlio o dei figli che crescono; perché Dio l’ha specificamente creata per essere un conveniente aiuto al proprio marito prima che ad altre cause (Genesi 2:8; Efesini 5:22-24). Tuttavia Egli ha stabilito che i credenti costituiscano un unico sacerdozio qui sulla terra (1 Pietro 2:9). Sacerdote significa “Sacrificatore”, nel senso di presentare offerte a Dio. Tutti indistintamente i veri cristiani sono sacerdoti del Re Gesù Cristo in quanto offrono prima di tutto se stessi a Lui (Matteo 16: 24-25; Romani 12:1-2), poi, perché lo servono testimoniando di Lui con la parola e con il comportamento, senza vergognarsene (Luca 9:26; Romani 1:16; 10:9; Ebrei 13:15), infine perché mediante la presenza spirituale e l’amore di Dio in loro, sono una costante testimonianza, una dimostrazione dell’esistenza di Dio (Giovanni 17: 22, 26 – Gloria: natura, carattere di Dio – 1 Pietro1: 22; 1 Giovanni 4: 16). Stando così le cose, scopriamo che anche la donna è coinvolta nel ruolo sacerdotale. Squisitamente spirituale e concreto, ma non professionale tanto da definirsi “pastorale”, svolto dall’intero Corpo di Gesù Cristo, cioè dalla sua Chiesa… Inoltre, per entrare momentaneamente nella polemica sorta tra la Cattolica e quella Anglicana, quest’ultima deve aver pur considerato che quella Cattolica consente, ad esempio, che un credente battezzato, in assenza di un sacerdote, può battezzare una persona (questo credente potrebbe anche essere una donna). Avrà considerato che l’ostia della comunione viene distribuita fra i cattolici anche dalle donne; che una donna può recarsi al capezzale di un malato o di un moribondo per pregare; che la donna può leggere e spiegare la Scrittura ai fedeli, ecc. La Chiesa Cattolica è giunta in grande ritardo su quella Cristiana Evangelica ad attuare queste concessioni, e quella Anglicana è andata oltre conferendo un totale esercizio pastorale alla donna. Il giusto equilibrio fra queste due posizioni è tenuto dalla Parola di Dio, dall’insegnamento biblico. Ma la posizione assunta dalla Chiesa Anglicana ha fatto piacere a molte persone, a molte donne che non sono affatto cristiane, atee, solo perché han visto nel fatto un ulteriore passo in avanti nell’emancipazione femminile nella società. Ma che ha a che fare tutto ciò con le cosse di Dio? E’ stato precedentemente dimostrato che rispetto a Dio, ai fini della salvezza dell’anima e della vita eterna, Dio tratta tutti allo stesso modo, cioè non fa distinzione fra uomo e donna. Ma ora sosteniamo che è urgente, indispensabile per la donna, come per l ‘uomo, assumere pienamente il ruolo che Dio ha affidato a ciascuno. La fede cristiana non è né maschilismo né femminismo. Prima di essere sacerdote o pastore, prima di essere qualcuno in una qualsiasi professione, prima di impegnarsi in opere sociali, umanitarie o spirituali – religiose, la donna deve essere sé stessa, cioè donna. Deve avere un giusto rapporto con il suo Creatore, deve passare attraverso l’esperienza della riabilitazione spirituale – morale che Cristo ha compiuto sulla croce anche per lei, deve avere in sé l’amore, la giustizia, la pace, la forza che le vengono da Dio e che nessuno ha effettivamente quando è separato da Dio. Deve rientrare nel suo ruolo di mogli e di madre, prima di pensare di aiutare la nostra malandata società. Questo ruolo fondamentale della donna è sempre più assente nel mondo, come quello del vero uomo. Ciò spiega il generale smembramento dell’istituto famigliare, il crollo dell’unità nazionale, il perché dell’odio e dell’egoismo che prevalgono sull’amore, il perché le masse cercano rifugio nel piacere fisiologico e momentaneo, nella sessualità più sfrenata e disordinata, nel denaro, nella droga, nella violenza volta alla distruzione. Viviamo in un epoca in cui risulta impossibile al mondo mascherare ancora la propria ipocrisia: è Dio che sta togliendo la maschera a tutti, compresi coloro che affermano d’essere cristiani, di essere l’unica vera Chiesa e non lo sono. Il giudizio di Dio è già in atto; cosa aspettiamo ancora perché lo si comprenda? Precisi fatti storici lo stanno dimostrando (Romani 1:18-32; 1 Pietro 4:17). Le pretese della gente sono molte ; il senso della giustizia e del dovere è presente in pochi. Pertanto il fatto più importante per chi è spettatore ed attore di questa triste situazione mondiale, non è quello di perdersi in discussioni ed in lotte fra partiti e chiese, per far risaltare una propria giustizia che è corrotta, ma è di far risaltare la giustizia di Dio in noi ed il Suo amore che è più vero e più grande del nostro. Solo così saremo in grado di essere veri uomini e vere donne, assumendo ognuno il proprio giusto ruolo. Ora, questa presenza di Dio in noi, senza la quale siamo inesorabilmente destinati ad una brutta fine, la si può conseguire, non ascoltando le campane di questa o quella chiesa, non accampando diritti che evidenziano poi la pochezza umana, ma compiendo una vera conversione a Colui che incarna la vera giustizia e che ha dato la sua vita per noi, per distruggere le debolezze umane e stabilire in uomini e donne la Sua forza, il Suo amore, la Sua verità, la Sua pace e la Sua stessa vita: Gesù Cristo Quali sono e quali saranno i grandi progetti del mondo, i tuoi personali progetti, le tue aspirazioni per il futuro? Quali sono i programmi delle chiese per il domani dell’uomo? Su quali cose o persone possiamo riporre le nostre speranze? Non va dimenticato che Gesù Cristo ha dichiarato: Senza di me non potete fare nulla Giovanni 15: 5). Cerchiamo e serviamo Lui e non rimarremo delusi!
Germano Giuliani

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