MASSIMO TESTIMONIA DELL’OPERA DI DIO DAL REPARTO TEVERE DEL PENITENZIARIO DI S.M.CV.

TESTIMONIANZE DAL CARCERE (Copiamo e pubblichiamo la testimonianza di Massimo con il suo consenso)

Salve a tutti, mi chiamo Massimo e sono Grazzanise Ce. Pure io in questo piccolo scritto, voglio brevemente raccontare quello che il SIGNORE sta facendo Nella mia vita in questo carcere, e come parla al mio cuore da quando sto frequentando il Culto nella sala teatro il lunedì.

I miei genitori sono contadini, mio padre mi ha insegnato a lavorare la terra. Io e i miei fratelli più piccoli non abbiamo avuto la possibilità di andare a scuola, mio padre per motivo di debiti mi ha tolto da scuola dopo le elementari. Ho vissuto sempre nei campi con i miei genitori. Mi Trovo in carcere Perché non sopportavo che alcuni venivano nella nostra masseria e facevano quello che volevano. Più di una volta ho visto picchiare mio padre e maltrattare mia madre da persone spietate. Fino a che un giorno ho fatto quello che ora riconosco che si deve mai fare e che io non avrei mai voluto fare. Sono stato condannato a 30 anni di carcere nel primo grado. Sono appellante. Quando mi hanno arrestato, per la prima volta mi sono sentito un’uomo.

Sono stato portato con mio fratello tre anni fa in questo carcere. Dove ho trovato tante persone più grande di me, che dopo aver ascoltato e capito perché ero stato arrestato, mi hanno aiutato e mia stanno aiutando. Lavoro in sartoria, qui ho conosciuto Alessandro. Quest’uomo prega e legge la Bibbia. Quello che mi ha colpito di Alessandro, è la sua calma, serenità, riesce in tutto e sa trovare e vedere il bene in tutto. Una mattina mia madre mi disse che mio padre aveva avuto un infarto , e quindi non poteva più lavorare. Tutto il lavoro lo faceva lei è mio fratello più piccolo. Da quella notizia il carcere mi è diventato pesante, non sono stato più bene. Ho passato l’ultimo anno della mia vita in prigione con il pensiero di uccidermi. Ogni Volta che pensavo di farlo il mio cuore trovava riposo. Finchè mi sono procurato tutto l’occorrente per farlo, avevo anche stabilito la data, mandai a chiamare mia madre per salutarla l’ultima volta, non gli dissi niente. Salutai lei è mio fratello il piccolo. Aspettai il giorno del colloquio del mio cellante, quando questi fu chiamato a colloquio, io non scesi al passeggio, presi la corda che mi aveva fatto con alcuni indumenti, me la legai al collo, entrai nel bagnetto e stavo per compiere l’atto più criminoso che un’atmosfera possa fare, il suicidio. Ad un tratto mi senti chiamare, il piantone venne vicino alla cella dicendomi di prepararmi per un colloquio. Non sapevo chi fosse, era sabato e sapevo che quel sabato io non avevo colloquio perché erano finiti i quattro che mi toccavano. Scesi in socialità ma non capi subito perché ero profondamente depresso. Entrai nell’ufficio adibito al pastore evangelico, fu li che conobbi per la prima volta il pastore Cesare. Non capivo ero frastornato, parlammo circa un’ora. Quando il pastore mi salutò disse che avrebbe dato il mio nominativo all’ispettore per farmi frequentare il culto il lunedì.

Non capivo, ero confuso, rimandai l’atto abominevole del suicidio. Sapevo che Alessandro il mio collega di lavoro frequentava il culto Evangelico. Un giorno mentre lavoravamo, Alessandro mi disse che non dovevo dimenticarmi di venire al culto lunedì e che il pastore gli aveva parlato di me. Ero confuso, non capivo. Mai ero andato a messa, Dio per me era una entità astratta, si c’era e non c’era per me Dio. Dopo una settimana, scesi al culto nella sala teatro, e a mia grande meraviglia, vidi molte persone della mia sezione che cantavano battevano le mani e pregavano. Fu per me molto strano. Non andavo in chiesa dalla prima comunione.

Il modo “strano” di pregare, cantare con piena serenità. Strano che in un carcere luogo di Sofferenza c’è tanto entusiasma. Ascoltai la predicazione dell’evangelo, il pastore lesse in Deuteronomio
L’uomo più delicato e sensibile tra di voi guarderà con occhio malvagio suo fratello…, De 28:54. Si metteva in evidenza che se Dio non cambia, l’essere umano è portato a fare il male, prima a se stesso e poi agli altri. Sono passati circa 18 mesi dal giorno che tentai di suicidarmi. Da allora nemmeno una sola volta e passato questo pensiero nella mia mente. Ora sto frequentando i culti, leggo la Bibbia, il Signore parla al mio cuore. Vorrei darmi interamente al Signore. Sto pregando Che Dio mi salvi e salva pure mia madre e i miei fratelli. Lo so che mi vuole bene, non mi ha permesso di farmi del male.

Qualche mese fa, ringraziai Alessandro di aver dato il mio nominativo al pastore, che mi chiamò quel sabato che stavo compiendo quell’atto infame. Scopri a mia meraviglia che il mio nominativo non era stato dato al pastore da nessuno. Il pastore disse che mia sorella lo aveva contattato e gli aveva dato il mio nominativo, per questo quel sabato mi fece chiamare. Sono rimasto profondamente toccato della reazione del pastore Turco, non tanto quando gli ho detto che non ho sorella ma quando gli ho detto, che quel sabato non dovevano chiamare me ma un’altro che era stato trasferito un giorno prima, e aveva lo stesso mio cognome e si chiamava Massimo come me. La reazione è le parole del Pastore sono state queste: solo il Signore può fare queste cose. Ho Detto al pastore: quale cose? E lui mi ha risposto: “questi miracoli”. Ora ciò che Dio mi ama. Ogni giorno porto la sofferenza nel cuore del male che ho fatto. Prima di questo evento mi vantavo di averlo fatto ora ne soffro.
Pregate per me, affinchè il Signore mi salvi. Pace a tutti.

MASSIMO
Rep. Tevere
Carcere di S. MARIA CV

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