Quando il popolo di Dio lasciò il deserto per entrare nella Terra Promessa
Quando il popolo di Dio lasciò il deserto per entrare nella Terra Promessa tante furono le paure e tanti gli scoraggiamenti. Era naturale avere un momento di incertezza e di indecisione ma Dio intervenne con la Sua Parola.
Mosè era morto ma i l Signore era vivente.
La manna era cessata ma il Signore era ancora il loro sostegno.
Il vituperio che aveva accompagnato tutto il popolo per 40 anni invece venne spezzato, venne dichiarato sconfitto e vinto dalla benedizione di Dio.
Ciò che sembrava un problema divenne un’occasione per passare da una fede rituale ad una fede personale ed intima. Ciò che sembrava un’impresa impossibile divenne un’occasione per manifestare ciò che avevano ricevuto del Signore.
Ciò che era il loro vituperio, ossia un peso, un pensiero costante di limitazioni e insoddisfazione divenne una grande benedizione.
Tutto il popolo avrebbe dovuto cambiare abitudine, avrebbero dovuto cambiare in massa ciò che per 40 non avevano neanche tentato di fare.
La posta in giogo era alta anzi altissima.
Si ritrovavano senza manna, senza la roccia di Oreb che li aveva dissetati per 40 anni, senza la carne fresca da mangiare. Adesso un nuovo scenario sia apriva dinanzi a loro: dovevano conquistare la terra.
Nuove responsabilità stavano dinanzi a loro, nuovi impegni, nuovo territorio.
La manna non sarebbe più caduta dal cielo, dovevano occupare i campi e coltivare la terra. Per la carne avrebbero dovuto allevare gli animali e avrebbero dovuto scavare dei pozzi di acqua potabile per dissetarsi.
Ciò che per anni avevano avuto su un piatto d’argento adesso dovevano lavorare.
A volte sono queste le cose che spaventano, sono questi impulsi che limitano la nostra fede e la nostra identità in Cristo.
Dal punto di vista delle prospettive di Dio si tratta invece di passare da una fede rituale fatta di meccanismi consueti dove tutto è provveduto, a una fede intima e personale dove siamo coinvolti in prima persona. Essere convinti di questo ci attira a Dio per ricevere forze e sapienza, sentirsi accusati invece ci allontana dagli scopi di Dio. Essere convinti del nuovo scenario dinanzi a noi ci permette di guardare avanti, di guardare a Cristo capo della nostra fede, sentirci accusati o appesantiti ci farà guardare nelle nostre incapacità con il rischio di lamentarci e tornare indietro.
E’ necessario allineare la nostra mente con i pensieri di Dio.
Quel giorno il popolo di Dio venne guarito dalle ferite emozionali del passato a causa della morte di Mosè in quanto si rese conto che Dio era ancora con loro, vennero guariti e liberati dal vituperio che li aveva accompagnati per 40 anni, e vennero guariti dall’incertezza del futuro.
Ripresero a capire che la storia era nelle mani di Dio, non si fossilizzarono più sulle loro paure e incertezze e furono convinti che Dio aveva un grande progetto per loro.
D’ora in avanti non avrebbero visto solo gli “atti di Dio” come nel deserto, ma avrebbero imparato “le vie di Dio” e fatto esperienza della “Parola”.
Siamo convinti che tutti i cristiani hanno ricevuto più di quello che utilizzano e molto di più di quello che pensano, siamo convinti che passare da una fede rituale ad una fede intima permetterà a Dio di liberare tanti credenti che vivono ancora sotto il macigno del loro “vituperio” personale.
A volte per capire e ricevere tutto questo bisogna cambiare ubicazione proprio come avvenne per gli ebrei quando uscirono dal deserto per entrare nella terra promessa.
Possa Dio parlare al vostro cuore al di la di queste riflessioni. Possa Dio sostenerci ed aiutarci a vivere responsabilmente la nostra fede.
Past. Pietro Varrazzo
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