LA PERVERSITA’ DEL CUORE-TERZA PARTE
Le Perversità del Cuore (3)
LE MANI CHE SPARGONO SANGUE INNOCENTE
“Sei cose Dio odia, anzi sette gli sono in abominio: … Le mani che
spargono sangue innocente” (Proverbi 6:16,17)
L’atto indicato nel versetto sembra tanto distante e inconciliabile non soltanto con i sentimenti di ogni cristiano rigenerato, ma perfino rispetto a quelli nutriti da una qualsiasi persona retta.
Dopo oltre duemila anni di cristianesimo, in generale, riteniamo che una tale azione sia totalmente detestabile.
Eppure la Bibbia ne parla con chiarezza. Il libro dei Proverbi fu scritto per ispirazione divina e riafferma il comandamento relativo al “non uccidere”, valido per ogni dispensazione.
La limitazione espressa nel testo in esame sembra dare a intendere che la legge mosaica si preoccupasse di non spargere “sangue innocente”.
I due casi biblici più noti sono l’omicidio di Abele, il cui sangue “gridò a Dio dalla terra” (Genesi 4: 10) e il tradimento di Giuda Iscariota che dovette confessare: “Ho peccato, consegnandovi sangue innocente” (Matteo 27:4), fino al sangue innocente sparso ancora dalla violenza folle e assassina che si manifesta ancora oggi nel mondo per ragioni religiose o politiche con l’uccisione di persone inermi.
Le parole di Gesù
Gesù dirà: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento [ma per completare]. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto” (Matteo 5:17, 18).
Neanche una piccola lettera o un segno grafico della legge può essere annullato, anzi Gesù specifica che è venuto per completare la legge, per darle un’applicazione ancora più ampia e spirituale.
Il Divino Maestro amplia, però, questo concetto non riferendosi all’omicidio dell’innocente.
La prima delle sei antitesi riportate in Matteo capitolo cinque afferma: “Voi avete udito che fu detto agli antichi: «Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale» ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: «Raca» sarà sottoposto al sinedrio, e chi gli avrà detto: «Pazzo» sarà condannato alla geenna del fuoco” (Matteo 5:21, 22).
Se è assolutamente impensabile che un cristiano veramente tale possa spargere sangue innocente e commettere un omicidio, tuttavia Gesù va oltre l’atto stesso e si preoccupa del sentimento.
Quante volte abbiamo sentito dire, e forse ne abbiamo fatto l’esperienza, che sono state dette «parole capaci di ferire più delle pugnalate».
Quindi il richiamo della Parola di Dio è sempre attuale ed è perciò necessario fare attenzione alle nostre parole, che possono offendere e colpire gli altri in modo profondo fino a lacerarne l’animo. L’insinuazione può essere sinonimo delle “mani che spargono sangue innocente”. Dovremmo sempre essere molto cauti prima di dire qualcosa che possa ferire e diffamare il nostro prossimo e il nostro fratello.
Un caso antico
Non possiamo evitare che gli avversari della verità agiscano con falsità. Questo è capitato sempre a quanti sono fedeli al Signore.
Basti ricordare il caso di Neemia, che i nemici volevano ostacolare nella ricostruzione delle mura di Gerusalemme.
Giunse a Neemia una lettera che affermava una menzogna: “Corre voce fra queste popolazioni e Gashmu l’afferma, che tu e i Giudei meditate di ribellarvi; e che perciò tu ricostruisci le mura; e stando a quel che si dice, tu dovresti diventare loro re” (Neemia 6:6).
Questa calunnia tanto vaga aveva soltanto lo scopo di intimorire.
Notiamo: “Corre voce”, “Gashmu l’afferma” e “si dice”. Quanto è insidioso questo modo di procedere, che ha lo scopo di colpire improvvisamente per intimidire e scoraggiare. È un modo subdolo di agire, indegno di qualsiasi persona retta, ma è assolutamente riprovevole per chiunque si nomina cristiano.
Un avvertimento
Quanto spesso possiamo essere tentati, per “prurito di udire”, di ascoltare insinuazioni che non hanno alcun fondamento e alcun rapporto con la realtà.
Queste dicerie minano la fiducia reciproca tra i credenti e tolgono la serenità nei rapporti umani e fraterni. Prendiamo l’esempio da Neemia, il quale, convinto che lo scopo degli avversari era quello di far perdere coraggio e impedire l’esecuzione dell’opera, reagì continuando a svolgere il lavoro che Dio gli aveva affidato.
Non dobbiamo mai essere intimiditi dalle insinuazioni e dalle calunnie.
I “Gashmu” ci saranno sempre, sono agenti dell’avversario per impaurirci, ma dobbiamo rimanere fermi nelle promesse di Dio, ricordando che Egli conosce i cuori e coloro che manifestano questi malvagi sentimenti saranno sempre in abominio agli occhi del Signore, il Quale afferma: “Sterminerò chi sparla del suo prossimo in segreto”(Salmo 101:5).
da: Risveglio Pentecostale 10-2003
Francesco Toppi |
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