L’opera di Dio nell’animo dell’uomo è potente al punto da cambiare, in un istante, concezioni, programmi, valutazioni, sentimenti e finalità. Tutto può essere trasformato secondo la volontà del Signore ed acquistare una dimensione divina.
Nell’episodio letto, Saulo appare ancora animato da sentimenti di odio nei confronti dei discepoli del Signore.
L’immagine che ne ricaviamo è quella di un uomo in conflitto, aggressivo e violento che forse nasconde dietro questo zelo persecutorio una sorta d’invidia per “quelli della nuova via”, uomini disposti a tutto pur di rimanere fedeli al proprio Maestro.
Saulo aveva visto Stefano morire per la sua fede, lo aveva udito gridare al Padre: “Signore non imputar loro questo peccato” e crediamo non sia rimasto insensibile davanti alla serenità di quel discepolo di Cristo che stava morendo tranquillo, nella certezza di essere accolto dal proprio Signore.
Non conosciamo con certezza quanto tempo sia trascorso dal martirio di Stefano all’episodio sulla via di Damasco, ma quell’esperienza non fu certamente dimenticata. Poi venne anche per lui il momento di incontrare Gesù. Fu un incontro sensazionale, quasi uno “scontro” con il Signore; il Maestro sembrò quasi usare quella stessa violenza di cui Saulo aveva dato prova nei suoi confronti, e dopo essersi rivelato lo lasciò al buio completo, facendolo diventare cieco.
Fu l’inizio della crisi di Saulo: in quei tre giorni di cecità, meditò, pregò e conobbe il Signore come proprio Salvatore. Dopo aver assistito all’apparizione di Cristo, riconobbe il suo bisogno e pregò Dio di salvarlo; Egli lo fece, ridonandogli la vista e riempendolo di Spirito Santo: era iniziata una nuova vita!
Nessuna conversione è reale, se non è stata preceduta da una profonda crisi. Solo passando attraverso quei “tre giorni di cecità” si può essere cambiati e nascere a nuova vita.
Diversamente, saremo solo dei mistificatori, ostentando una realtà che ci è estranea poiché non ci è stata data da Dio.

Follow

Share on Tumblr

comments feed