Ancora violenze nella Repubblica centrafricana
VERONA – Porte Aperte, l’organizzazione evangelica internazionale a sostegno della Chiesa perseguitata, nella sua ultima nota commenta la situazione della Repubblica Centrafricana e aggiunge notizie a quella dei violenti scontri causati dalla guerra civile a Bambari dove un gruppo di militari ex-Seleka ha attaccato un gruppo di rifugiati (dalle quattromila alle seimila persone, secondo Porte Aperte) nel comprensorio della Chiesa cattolica di San Giuseppe. Si trattava, come noto, di civili scampati dalle altre atrocità che da circa un anno e mezzo si susseguono in questo Paese. Decine di uomini e donne a Bambari sono rimasti uccisi aumentando così lo stato di terrore e caos che la popolazione indifesa vive.
L’organizzazione evangelica ora è impegnata soprattutto nella capitale e a Bossangoa nello stoccaggio e distribuzione di beni di prima necessità oltre che nella cura dei traumi a famiglie, orfani, vedove e giovani donne vittime delle barbarie che simili guerre provocano. Con la sua presenza attiva nel territorio, Porte Aperte è testimone di come questo Paese sia salito velocemente tra i primi venti della WWList, ossia la classifica dei Paesi dove il cristianesimo viene maggiormente perseguitato.
Contrariamente a quanto l’opinione pubblica pensi, questa guerra civile è la conseguenza del tentativo di forzata islamizzazione del Paese da parte d’islamici radicali (Seleka) decisi a sterminare le comunità cristiane presenti nel territorio. In risposta a questa violenza indiscriminata, gruppi di contadini armati ed ex soldati si sono coordinati per resistere creando così un’organizzazione di difesa armata. Ma questa forma di difesa civile, nata per respingere le aggressioni dei Seleka, è degenerata spinta dal desiderio di vendetta a danno delle comunità musulmane. I media hanno erroneamente generalizzato definendo questi atti di guerriglia vendicativa come scontri tra cristiani e musulmani. La realtà è che l’intero paese vive una guerra civile che nemmeno le forze militari internazionali (Misca, su mandato Onu) riescono a contenere. A pagarne le conseguenze sono i cittadini innocenti, indipendentemente dal proprio credo, estranei a queste forme di estremismo.
L’Unicef comunica statistiche angoscianti: un bambino al giorno viene ucciso o mutilato a causa di questa guerra civile, sono mezzo milione i rifugiati interni mentre circa 350 mila persone sono già fuggite all’esterno (soprattutto nei vicini Camerun, Ciad e Repubblica del Congo).
Di pochi giorni fa la notizia diffusa da Porte Aperte di un pastore e del suo accompagnatore rapiti e uccisi da ex-Seleka e di una decina di giorni fa quella di quarantatré persone uccise in scontri avviati dagli anti-Balaka contro una comunità musulmana Fulani nei pressi di Bambari, cui è seguita la reazione di milizie ex-Seleka e gruppi armati musulmani.
Questi fatti violenti dimostrano come la presenza cristiana in questo paese viva in costante pericolo e come sia importante l’impegno e la costanza di Porte Aperte nell’aiutare la chiesa. [ss]
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