ELI: IL “MINISTERIO” DELLA SEDIA
«Dopo che ebbero mangiato e bevuto a Silo, Anna si alzò. Il sacerdote Eli stava in quell’ora
sedutosulla sua sedia all’entrata del tempio del Signore» (1 Samuele 1:9). |
Eli fu un grande uomo con credenziali di sommo sacerdote, il cui operato non dobbiamo imitare. Eli era seduto su una sedia, eppure il suo nome significa “elevato“, “innalzato“.
La prima volta che incontriamo Eli seduto fu: “All’entrata del tempio dell’Eterno insensibile ai problemi del popolo”.Una seconda volta lo troviamo seduto: “Aspettando ansiosamente”. Una terza volta: “Accanto alla porta”.
Eli inizia il suo “ministerio” seduto, continua seduto e termina seduto, poco prima di morire. Lo potremmo chiamare il “ministerio della sedia”.
ELI SEDUTO SU UNA SEDIA: PERDITA DELLA SENSIBILITÀ
Eli, stando seduto, perse sensibilità alla sofferenza umana: “La rivale mortificava continuamente Anna per amareggiarla perché il Signore l’aveva fatta sterile” (1 Samuele 1:6).
Eli stando seduto, vide Anna, ma non la comprese: “Anna parlava in cuor suo e si movevano soltanto le sue labbra, ma non si sentiva la sua voce; perciò Eli credette che fosse ubriaca” (1 Samuele 1:13).
Eli, stando seduto sulla sedia, giudicò equivocamente Anna e a cuor leggero la riprese senza motivo: “Eli…le disse: “Quanto durerà questa tua ubriachezza? Va’ a smaltire il tuo vino!” (1 Samuele 1:14).
La tendenza naturale di chi dovrebbe governare, ma resta seduto, è di parlare sempre contro gli altri e lodare se stesso: “Ho scritto qualcosa alla chiesa; ma Diotrefe, che aspira ad avere il primato tra di loro, non ci riceve. Perciò, se vengo, io ricorderò le opere che fa, sparlando contro di noi con parole maligne; e non contento di questo, non solo non riceve egli stesso i fratelli, ma a quelli che vorrebbero riceverli impedisce di farlo, e li caccia fuori dalla chiesa. Carissimo, non imitare il male, ma il bene. Chi fa il bene è da Dio; chi fa il male non ha visto Dio”(3Giovanni 9-11).
L’uomo di Dio che “ministra” rimanendo seduto, non può discernere, non può intendere gli altri fratelli, non può partecipare al dolore dei fratelli, non può vedere la bontà e la sincerità negli altri.
ELI SEDUTO SU UNA SEDIA: UN CUORE ANSIOSO
Eli, seduto, divenne ansioso; ci dice la Scrittura che gli tremava il cuore: “Quando giunse, Eli stava sull’orlo della strada seduto sulla sua sedia, aspettando ansiosamente, perché gli tremava il cuore per l’arca di Dio” (1 Samuele 4:13).
Eli temeva per l’Arca di Dio, la quale era simbolo della presenza spirituale divina. Era il simbolo della vittoria divina. Questa, in mano dei nemici, significava la sconfitta per il popolo di Dio. Dove si trova l’Arca di Dio? Se rimaniamo seduti sulla sedia, possiamo perdere l’Arca di Dio, la Sua presenza, la Sua vittoria e subire dure sconfitte. Israele, spiritualmente lontano |
da Dio, in un primo combattimento perse 4.000 uomini; poi, con la sola presenza fisica dell’Arca di Dio, ma senza la Sua presenza reale, ne morirono altri 30.000. Il popolo di Dio si ricordava del passato vittorioso, ma non considerava la scelleratezza del presente; il credente non vive di ricordi: “Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi” (Filippesi 3:12-15).
Molti si vantano e sbandierano la propria “cristianità“, ma in realtà non sono vittoriosi: “Hanno nome di vivere ma sono morti:” “All’angelo della chiesa di Sardi scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Io conosco le tue opere: tu hai fama di vivere ma sei morto” (Apocalisse 3:1).
Eli, come Giosuè, avrebbe dovuto consultare l’Eterno, invece se ne stava seduto comodamente. È un pò come quelli che vedono il male dappertutto, forse sanno anche cosa fare, ma non si muovono: perché? Perché sono loro stessi “seduti”.
Eli resta seduto e quindi inattivo, anche di fronte alla scellerata empietà dei suoi figli, i quali erano dei “serventi” sui generis”.
Eli, rimanendo seduto lo vediamo riprendere i suoi figliuoli con il miele: “Eli era molto vecchio e udì tutto quello che i suoi figli facevano a tutto Israele e come si univano alle donne che erano di servizio all’ingresso della tenda di convegno. Disse loro: “Perché fate queste cose? Poiché odo tutto il popolo parlare delle vostre azioni malvagie. Non fate così, figli miei, poiché quel che odo di voi non è buono; voi traviate il popolo di Dio. Se un uomo pecca contro un altro uomo, Dio lo giudica; ma se pecca contro il Signore, chi intercederà per lui?” Quelli però non diedero ascolto alla voce del loro padre, perché il Signore li voleva far morire (1 Samuele 2:22-25).
Ma come l’amore senza la disciplina é debolezza, così l’amore senza perdono é spietatezza. Con loro non usò né la disciplina, né la durezza, che invece usò con Anna. Dio lo riprenderà: “Allora, perché calpestate i miei sacrifici e le mie oblazioni che ho comandato di offrire nel mio santuario? Come mai onori i tuoi figli più di me e vi ingrassate con il meglio di tutte le oblazioni d’Israele, mio popolo?” (1 Samuele 2:29).
Eli sa rimproverare Anna, ma i suoi figli no, dimostrando di usare due pesi e due misure: “Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà aver cura della chiesa di Dio?” (1 Timoteo 3:2-5).
Alle volte (erroneamente) permettiamo ad alcuni “credenti” di rimanere comodamente seduti sulla “sedia di Eli”, forse perché temiamo di “scandalizzarli” o di “perderli”, ma il nostro più grande bisogno oggi non é di avere più cristianesimo, ma più cristiani veri. Anche noi abbiamo “l’Arca” (Cristo = l’Arca di salvezza) dalla nostra parte, anche noi facciamo rimbombare la terra con delle grida di gioia, ma molti lo hanno abbandonato. Sanno che qualcosa va male, però non fanno nulla per rimediare. Invece di ritornare al Signore in preghiera, ci fregiamo solo di avere l’Arca tra noi, conseguentemente la sconfitta da parte del nemico sarà inevitabile. La preghiera traccia il sentiero per il nostro cammino…
ELI SEDUTO SU UNA SEDIA: UNA FINE INGLORIOSA
Eli, stando seduto, cadde e morì: “Appena udì menzionare l’arca di Dio, Eli cadde dalla sua sedia all’indietro, accanto alla porta; si ruppe la nuca e morì, perché era un uomo vecchio e pesante” (1 Samuele 4:18).
Il nome del nipote di Eli é significativo: “Al suo bambino mise il nome di Icabod, dicendo: “La gloria si è allontanata da Israele!”, perché l’arca di Dio era stata presa, ed erano morti suo suocero e suo marito” (1 Samuele 4:21). a) Il ministerio della sedia porta all’invecchiamento ed alla perdita di visione: “In quel medesimo tempo, Eli, la cui vista cominciava a intorbidarsi e non gli consentiva di vedere, se ne stava un giorno coricato nel suo luogo consueto” (1 Samuele 3:2). b) Il ministerio della sedia porta alla grassezza: “Il pigro |
non arrostisce la sua selvaggina, ma l’operosità è per l’uomo un tesoro prezioso” (Proverbi 12:27).
c) Il ministerio della sedia porta alla perdita della presenza di Dio e la perdita della chiamata: “Perciò, così dice il Signore, il Dio d’Israele: “Io avevo dichiarato che la tua casa e la casa di tuo padre sarebbero state al mio servizio per sempre”; ma ora il Signore dice: “Lungi da me tale cosa! Poiché io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati” (1 Samuele 2:30).
d) Il ministerio della sedia porta ad una morte certa; Eli cadde dalla sedia e non si rialzò più: “L’arca di Dio fu presa e i due figli di Eli, Ofni e Fineas, morirono. Un uomo di Beniamino, fuggito dal campo di battaglia, arrivò di corsa a Silo quel medesimo giorno, con le vesti stracciate e la testa coperta di terra. Quando giunse, Eli stava sull’orlo della strada seduto sulla sua sedia, aspettando ansiosamente, perché gli tremava il cuore per l’arca di Dio. Appena quell’uomo entrò nella città portando la notizia, un grido si alzò da tutta la città. Eli, udendo le grida, disse: “Che significa questo tumulto?” E quell’uomo corse a portare la notizia a Eli. Eli aveva novantotto anni; la vista gli si era indebolita, così che non poteva vedere. Quell’uomo disse a Eli: “Sono io che vengo dal campo di battaglia, e che ne sono fuggito oggi”. Ed Eli disse: “Come sono andate le cose, figlio mio?” E colui che portava la notizia rispose: “Israele è fuggito davanti ai Filistei; vi è stata una grande strage fra il popolo; anche i tuoi due figli, Ofni e Fineas, sono morti e l’arca di Dio è stata presa”. Appena udì menzionare l’arca di Dio, Eli cadde dalla sua sedia all’indietro, accanto alla porta; si ruppe la nuca e morì, perché era un uomo vecchio e pesante” (1 Samuele 4:11-18).
Eli era stato avvertito già tre volte. La sua morte “stava sulla sedia” e lui non lo sapeva. Stando seduti non si corre e non si arriva a tagliare il traguardo.
Pierre de Coubertin disse: “L’importante non é vincere, ma partecipare”. Cristo dice: “A chi vince…”. C’é un nemico da combattere, non é il momento di rimanere comodamente seduti, ma un giorno quando avremo compiuto tutto il dover nostro, Gesù ci dirà: “A chi vince io darò di sedere meco sul mio trono, come io ho vinto”.
Lascia un commento