In Cina non c’è scampo neanche per i parenti dei cittadini scomodi. L’odissea di tre cristiani perseguitati per fuggire dal paese
Sono i familiari di un pastore protestante condannato dal regime comunista a 12 anni di carcere per «assembramento illegale». Intervista a Bob Fu, presidente di ChinaAid, che li ha aiutati a scappare negli Stati Uniti. Un lungo viaggio di due settimane attraverso numerosi paesi del Sudest asiatico in cerca di libertà religiosa. È una vera odissea quella vissuta da Zhang “Yunyun” Huixin, suo marito Sun Zhulei e la loro figlia di un anno Sun Jiexi per scappare dalla persecuzione dei cristiani in Cina e raggiungere finalmente «esausti» il 14 luglio scorso gli Stati Uniti. La loro fuga è stata resa possibile da Bob Fu (nella foto sopra, con i tre cristiani fuggiti alla sua destra), scappato a sua volta dalla persecuzione in Cina nel 2002 e fondatore di ChinaAid per aiutare dagli Stati Uniti i cristiani perseguitati sotto il regime comunista.
«TROPPE MINACCE». «I tre cristiani hanno cominciato a ricevere sempre più minacce. Non potevano più vivere al sicuro in Cina, per questo ci hanno chiesto di aiutarli a scappare», racconta Bob Fu a tempi.it. «La loro colpa è quella di essere familiari di Zhang Shaojie», il pastore protestante condannato a inizio mese dalla Corte del popolo del distretto di Nanle a 12 anni di prigione per «frode» e «assembramento illegale». La realtà, manco a dirlo, è un’altra.
ELIMINARE I “CULTI MALVAGI”. Zhang, spiega Fu, guida da anni la comunità protestante “ufficiale” di Nanle. Il suo «impegno in difesa dei cristiani perseguitati e abusati dagli ufficiali comunisti» ha fatto crescere nel tempo la sua influenza e la sua fama. «Al governo non è mai andato giù che lui aiutasse anche le comunità sotterranee, che il partito vorrebbe estinguere». I cristiani protestanti non ufficiali, secondo le ultime stime, sono 80 milioni, mentre quelli registrati ufficialmente nel “Movimento delle tre autonomie” creato da Mao Zedong sono appena 20 milioni.
Il partito comunista ha paura che la situazione gli sfugga di mano e che i cristiani mettano in pericolo il modello del partito-Stato, «ecco perché è in atto da circa cinque anni una campagna del governo volta ad eliminare i “culti malvagi”».
«PRETESTO PER FARLO FUORI». Di conseguenza, continua Bob Fu, «il locale segretario del partito ha cercato un pretesto per farlo fuori» e ha ordinato la confisca delle terre della sua congregazione, per rivenderle a un privato. Su quell’area però stava per cominciare la costruzione di una chiesa in precedenza approvata dalle autorità. Il pastore Zhang (nella foto a sinistra) ha protestato pubblicamente, radunando più volte un gruppo di cristiani per fare manifestazioni in favore della «libertà religiosa». Per eliminare Zhang, lo scorso 16 novembre la polizia lo ha «invitato alla centrale per un colloquio»: da allora è scomparso.
«NON ANDATE PIÙ IN CHIESA». Il giorno seguente, gli ufficiali hanno circondato la chiesa del pastore, arrestato una ventina di fedeli che volevano partecipare alla funzione domenicale e intimato agli altri di «non partecipare più ai raduni della chiesa». La polizia della contea di Nanle ha fatto un raid anche nel secondo luogo di incontro della congregazione, costringendo la figlia del pastore, Zhang Huixin, a nascondersi insieme al marito e alla figlia.
PRIMO TENTATIVO DI FUGA. Dopo la condanna di Zhang Shaojie a 12 anni di carcere, l’ambasciata americana ha dato il permesso alla famiglia di volare negli Stati Uniti per chiedere asilo. «Ma quando il 23 giugno Huixin, insieme al marito e alla figlia si sono recati all’aeroporto internazionale di Pechino sono stati bloccati dalla sicurezza nazionale, regionale e da ufficiali della contea di Nanle».
La figlia del pastore, come punizione per la tentata fuga, «è stata subito rinchiusa per una settimana in una cosiddetta “prigione nera“», case o alberghi privati dove dissidenti e attivisti possono legalmente essere detenuti dalla polizia, senza che questa debba comunicare la ragione ai detenuti, ai giudici o alla famiglia degli interessati.
«ESAUSTI MA CONTENTI». Quando è uscita dalla “prigione nera”, «a Zhang Huixin è stata sequestrata la macchina e il passaporto e ha ricevuto altre minacce dagli ufficiali». Per questo, «ha capito che non poteva più stare in Cina». Bob Fu, una volta contattato, si è recato in diversi paesi del Sudest asiatico «per attivare i nostri canali sotterranei per aiutarli a scappare dal paese. Ho coordinato gli sforzi di tante persone e membri della chiesa che hanno rischiato personalmente per aiutarli. Oggi sono salvi, esausti ma contenti perché potranno finalmente alzare la voce per invocare il rispetto della libertà religiosa in Cina».
«PERSECUZIONE IN AUMENTO». La storia di Zhang Huixin e della sua famiglia dimostra quanto la situazione della libertà religiosa sia peggiorata con l’avvento al governo del presidente Xi Jinping: «La persecuzione ha raggiunto il suo stadio peggiore dalla fine della Rivoluzione Culturale – afferma il presidente di ChinaAid – e ora il governo attacca anche le chiese ufficiali, oltre a quelle sotterranee». In riferimento alla campagna di demolizione di croci e chiese, di cui tempi.it ha scritto più volte, dichiara: «Anche mentre parliamo il regime sta abbattendo delle croci. Sono già centinaia e la situazione continua a peggiorare: l’Unione Europea e le democrazie occidentali dovrebbero intervenire immediatamente per salvare i fedeli colpiti».
«ZHANG RISPETTATO IN CELLA». Tra questi c’è ovviamente il pastore Zhang, che ha fatto ricorso in appello, anche se difficilmente le autorità permetteranno una riduzione della pena. «È molto arrabbiato perché totalmente innocente, le accuse contro di lui sono state fabbricate ad arte», continua Fu. «Lui però è tranquillo, anche in prigione ringrazia Dio e perfino gli ufficiali della prigione conoscendolo hanno cominciato a rispettarlo. Non solo, gli hanno addirittura chiesto di prendersi cura degli altri criminali che si trovano in cella con lui».
«SCAPPARE È DRAMMATICO». La fuga della famiglia del pastore segue di due anni quella di un altro grande dissidente, Chen Guangcheng, scappato dal regime cinese negli Stati Uniti dopo quattro anni di persecuzione: «Non è facile vivere sotto una dittatura brutale, violenta, che ha perso ogni legittimazione. La scelta di scappare è sempre drammatica – conclude il fondatore di ChinaAid – ma la voglia di essere liberi è più forte. E qui in Texas, a Midland (la città che ha accolto i tre cristiani, ndr), la gente è unita e solidale con i nostri fratelli perseguitati per la loro fede».
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