L’importanza di ringraziare per le benedizioni ricevute di George Whitefield

George Whitefield

“Egli muta la tempesta in quiete, e le onde si calmano. Essi si rallegrano perché si sono calmate, ed ei li conduce al porto da loro desiderato. Celebrino l’Eterno per la sua benignità, e per le sue maraviglie a pro dei figliuoli degli uomini!” (Salmo 107:29-31).

 

Innumerevoli sono i segni nell’anima dell’uomo che attestano che egli è per natura un essere caduto e lontano da Dio; ma la prova più grande tra tutte è rappresentata da quella riluttanza, che ciascuno ha dentro di sé, verso il dovere della lode e del ringraziamento.
Quando Dio creò il primo uomo e lo pose nel giardino di Eden, senza dubbio l’anima dell’uomo era inebriata dalle ricchezze dell’amore divino; egli impiegava continuamente quell’alito di vita che l’Onnipotente gli aveva donato poco prima, per benedire e magnificare l’Iddio sommamente buono e benigno, nel quale egli viveva, si muoveva, ed era.
E l’idea più chiara che possiamo farci della gerarchia angelica celeste, e degli spiriti dei giusti resi perfetti, è che essi stanno in perpetuo davanti al trono di Dio, e non cessano mai di dire: “Degno è l’Agnello che è stato immolato di ricevere la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione” (Apoc. 5:12).

Tale dovrebbe essere la nostra disposizione qui in terra, in quanto parte del nostro perfezionamento. E non dubito che gli angeli benedetti, che Dio manda a ministrare a quanti sono eredi della salvezza, spesso restino attoniti quando sono accampati attorno a noi, nel vedere come i nostri cuori siano poco disposti ad allargarsi, e le nostre bocche ad aprirsi, per parlare dell’amore del Signore, o per elevarGli la lode di cui è degno.

Motivi per lodare e adorare il Signore non possono certo mancare ad ogni persona che è redenta dal sangue del Figlio di Dio, e che riceve continuamente pegni della Sua infinita bontà; se le loro anime comprendessero davvero questo amore universale, non potrebbero fare a meno di incitare cielo e terra, uomini ed angeli, a unirsi a loro nel lodare e benedire “Colui che è l’Alto, l’eccelso, che abita l’eternità”, che fa splendere il sole sui giusti e sugli ingiusti, e che ogni giorno largisce le Sue benedizioni all’intera razza umana.

Ma pochi sono arrivati a un tale grado di carità o amore da rallegrarsi con coloro che si rallegrano, e da essere grati per ogni altra misericordia che hanno ricevuto. Tutto ciò è parte del perfezionamento Cristiano, e sebbene cominci in terra, sarà completato solo nei cieli, dove i nostri cuori risplenderanno di un amore così fervente verso Dio e gli uni verso gli altri, che ogni nuova gloria comunicata al nostro prossimo comunicherà a noi stessi nuova riconoscenza e gioia.

Ciò che più di ogni altra cosa può spronare gli uomini caduti alla lode e al ringraziamento, è riconoscere la grazia di Dio verso ciascun essere umano, e in particolare la Sua misericordia verso noi stessi. Se consideriamo queste cose, e le riconosciamo come prove dell’amore che Dio ci ha manifestato, non possiamo non essere compunti nel cuore; se i nostri cuori non sono diventati come il ghiaccio, essi, come carboni nel fuoco del saggiatore, devono sciogliersi in ringraziamento e amore. Fu proprio il considerare il favore particolare di Dio verso gli eletti di Israele, e le continue e potenti liberazioni da Egli compiute verso quanti sono nella distretta, a indurre il santo Salmista ad esortare così frequentemente che gli uomini lodino il Signore per la sua benevolenza, e dichiarino le meraviglie che Egli compie verso i figli degli uomini.
Lo zelo della sua espressione implica tanto l’importanza quanto la noncuranza verso questo dovere. Come Mosè gridò in altra occasione, “Se fossero savi, lo capirebbero, considererebbero la fine che li aspetta” (Deut. 32:29).

Dico, l’importanza e la noncuranza verso questo dovere; poiché, tra le tante migliaia di uomini che ricevono benedizioni dal Signore, quanti di essi rendono grazie in onore alla Sua santità? Il racconto dei lebbrosi ingrati è una rappresentazione fin troppo realistica dell’ingratitudine dell’umanità in generale, che come loro, quando sono spinti all’umiliazione dalla provvidenza, sanno gridare: “Gesù, Signore, abbi pietà di noi!” (cfr. Luca 17:13). Ma quando sono guariti dalla loro infermità, o liberati dalla loro distretta, a stento uno su dieci “torna indietro” per rendere grazie a Dio.

E per quanto comune è questo peccato dell’ingratitudine, non v’è nulla per cui dovremmo pregare più ferventemente di esserne liberati. Infatti nelle Sacre Scritture cosa è più condannato dell’ingratitudine? O cosa ci è più richiesto dell’attitudine contraria ad essa? Così dice l’apostolo: “Abbiate sempre gioia; in ogni cosa rendete grazie” (1 Tess. 5:16,18). “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti” (Fil. 4:6).
Al contrario, l’apostolo menziona che uno dei peggiori crimini commessi dai Gentili era la loro mancanza di riconoscenza: “…né l’hanno ringraziato” (Rom. 1:21). E altrove, egli annovera gli “ingrati” (2 Tim. 3:2) tra le persone impure e profane che hanno la loro parte nello stagno ardente di fuoco e di zolfo che è la morte seconda.

In quanto ai nostri peccati, Dio se li getta alle spalle; ma la sua grazia sarà palesata, “Una potenza è uscita da me”, disse Gesù Cristo (Luca 8:46), e la donna che era stata guarita dalla sua infermità dovette confessarlo. E notiamo come in genere, quando Dio manda un particolare castigo su qualcuno, gli ricorda dei favori che ha ricevuto, e le molteplici mancanze della sua ingratitudine. Così quando Dio stava per visitare la casa di Eli, gli si rivolse con queste parole mediante il profeta: “Non mi sono io forse rivelato alla casa di tuo padre, quand’essi erano in Egitto al servizio di Faraone? Non lo scelsi io forse, fra tutte le tribù d’Israele, perché fosse mio sacerdote, salisse al mio altare, bruciasse il profumo e portasse l’efod in mia presenza? E non diedi io forse alla casa di tuo padre tutti i sacrifici dei figliuoli d’Israele, fatti mediante il fuoco? E allora perché calpestate i miei sacrifici e le mie oblazioni che ho comandato mi siano offerti nella mia dimora? E come mai onori i tuoi figliuoli più di me, e v’ingrassate col meglio di tutte le oblazioni d’Israele, mio popolo? Perciò così dice l’Eterno, l’Iddio d’Israele: Io avevo dichiarato che la tua casa e la casa di tuo padre sarebbe al mio servizio, in perpetuo; ma ora l’Eterno dice: Lungi da me tale cosa! Poiché io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati” (1 Sam. 2:27-30).
Sono state questo ed altri esempi della posizione di Dio contro l’ingratitudine, a spingermi a scegliere le parole del testo, come soggetto su cui avrei discusso oggi.

Quattro mesi, miei buoni amici, sono passati da quando siamo su questa nave, tra le “grandi acque”. Al comando di Dio, abbiamo visto “soffiare la tempesta e sollevarsi le onde”. Siamo “saliti verso il cielo e scesi verso gli abissi”, mentre le anime nostre venivano meno per la difficoltà; ma abbiamo gridato con fede al Signore, ed Egli ci ha liberati dalla nostra distretta. Egli ha placato la tempesta, e le onde sono scomparse. E ora siamo pieni di gioia, e godiamo tutti calma e pace, poiché Dio ci ha condotti al porto da noi desiderato. Oh che anche voi vogliate dunque lodare il Signore per la sua bontà, e proclamare le meraviglie che Egli ha fatto per noi, i più miseri tra i figli degli uomini.

Così fece Mosè, e così Giosuè. Infatti quando essi furono in procinto di accomiatarsi dai figli d’Israele, ricordarono loro le grandi cose che Dio aveva fatto per loro, come esempi e motivi per incoraggiarli all’ubbidienza. E quali migliori esempi posso imitare? Quali motivi più adatti, più nobili, per esortarci alla santità e alla purezza di vita?

Certo, non posso dire che, come il popolo d’Israele, abbiamo visto visibilmente “la colonna di nuvola per guidarci di giorno, e di notte la colonna di fuoco per illuminarci”; ma posso dire questo, che lo stesso Dio che manifestò la colonna di nuvola e quella di fuoco, che non si allontanò dagli Israeliti, e che ha creato il sole per governare il giorno e la luna per governare la notte, ci ha, per la sua benevola provvidenza, guidati nella buona via.

Né posso dire che abbiamo veduto il sole fermarsi in cielo, come accadde al popolo d’Israele ai giorni di Giosuè. Ma certamente Dio, durante parte del nostro viaggio, gli ha impedito di emanare il gran calore tipico di questi climi caldi, o alcuni dei malati che abbiamo a bordo sarebbero periti.

Non abbiamo visto le acque del mare accatastarsi alla nostra destra e alla nostra sinistra affinché noi potessimo passarvi in mezzo, né siamo stati inseguiti da Faraone e dai suoi eserciti, e liberati dalle loro mani; ma abbiamo viaggiato per il mare come attraverso il deserto, e una volta siamo stati preservati in modo straordinario dall’essere fatti colare a picco da una nave; e se Dio non lo avesse impedito, le acque, con ogni probabilità, ci avrebbero immediatamente coperti, e come Faraone e il suo esercito saremmo stati sommersi come pietre sul fondo del mare.

Possiamo anche, come fanno gli atei, ascrivere tutte queste cose a delle cause naturali e dire, “sono state le nostre capacità e la nostra prudenza a portarci in salvo”. Ma com’è vero che Gesù Cristo, l’angelo del patto, ai giorni del suo soggiorno in terra, camminò sulle acque, e disse ai suoi discepoli sulla barca che affondava, “Non temete, sono Io”; com’è vero che lo stesso eterno “Io sono”, “si ammanta di luce come d’una veste e distende i cieli come una tenda”, chiude i venti nel suo pugno e tiene le acque nelle sue mani; così, dico, con questa stessa certezza sappiamo che Egli ha parlato, e al suo comando i venti ci hanno spinti fino a destinazione. Poiché la sua provvidenza governa tutte le cose: “i venti e le tempeste ubbidiscono alla sua parola”. Egli dice a uno “và”, e quello va; e a un altro, “vieni”, e quello viene; e a un terzo, “soffia in quella direzione”, ed esso soffia.

È Lui, fratelli miei, e non noi, che ci ha mandato questo potente vento di bufera, conducendoci come se fossimo sulle ali del vento, alla nostra destinazione.

Oh che voi voleste dunque lodare il Signore per la sua benignità, e con le vostre vite dichiarare che gli siete sinceramente grati per le meraviglie che Egli ci ha mostrato; a noi, che siamo i minimi tra tutti i figli degli uomini.

Dico, dichiararlo con le vostre vite. Poiché renderGli grazie soltanto con le vostre labbra, mentre i vostri cuori sono lontani da Lui, è un falso sacrificio, è un’abominazione agli occhi del Signore.
Questo, dice il real Salmista, è il fine che Dio aveva in cuore, quando mostrò tali meraviglie, di età in età, al popolo d’Israele, “affinché osservassero i suoi statuti e ubbidissero alle sue leggi” (Salmo 105:44); e questo, miei cari amici, è il fine che Dio vorrebbe vedersi adempiere in noi, ed è l’unica cosa che Egli ci chiede, per tutti i benefici che ha concesso a ciascuno di noi.

Oh allora, lasciate che vi esorti a dare a Dio il vostro cuore, l’intero vostro cuore; e lasciatevi trascinare dai legami dell’infinito amore, ad onorare e ubbidire a Lui.
Siate pur certi che non potrete mai servire un Signore migliore; poiché il suo servizio è libertà perfetta, il suo giogo è dolce e il suo carico è leggero, e nell’osservare i suoi comandamenti vi è una grande ricompensa; amore, pace vera, e gioia nello Spirito Santo già mentre siamo qui in terra, e una corona di gloria che non appassisce, nella vita a venire in cielo.

Potete certamente lasciare che altri signori abbiano il dominio su di voi, e Satana può promettervi di darvi tutti i regni del mondo, e la loro gloria, se soltanto vi prostrate davanti a lui e lo adorate; ma egli è bugiardo, e tale è stato fin dal principio; non ha poi molto da offrirvi, e anche se potesse darvi il mondo intero, ciò non basterebbe a rendervi felici senza Dio. Soltanto Dio, miei cari, a cui apparteniamo, e nel cui nome vi parlo, e che ci ha mostrato il suo grande amore, può dare gioia profonda e duratura alle vostre anime; ed è per questo motivo che Egli desidera i vostri cuori, perché senza di Lui voi sarete miserabili.

Lasciate dunque che prima di accomiatarci vi porti questo messaggio; ed essendo l’ultima volta che avrò l’occasione di parlarvi, fate che non parli invano; ma lasciate che la consapevolezza della misericordia divina vi conduca a ravvedimento.
Anche Saul, quell’infelice abbandonato, quando Davide gli mostrò il lembo che aveva tagliato dal suo mantello, quando invece avrebbe potuto togliergli la vita, fu così compunto nel cuore dalla sua misericordia che alzò la voce e pianse. E se pure avessimo cuori più duri di quelli di Saul, o ancor più duri di una macina da mulino, se solo ci ricordiamo dell’amorevole benignità che Dio ci ha mostrato tante volte, quando invece avrebbe potuto giustamente distruggerci, non ci sentiamo forse compunti a tendere le nostre braccia verso di Lui, e diventare suoi fedeli servitori e soldati fino alla fine della nostra vita?

Se non è questo l’effetto su di noi, allora siamo i più miserabili tra tutti gli uomini; poiché Dio è giusto quanto misericordioso; e più grazia avremo ricevuto quaggiù, più grande sarà la dannazione in cui incorreremo nell’eternità, se trascuriamo di lasciarci perfezionare da essa.

Ma Dio non voglia che alcuno di voi che siete qui presenti debba subire la condanna del fuoco eterno; voi ai quali ho, durante questi quattro mesi, predicato il vangelo di Cristo; ma così sarà, se impedite alla grazia di compiere la sua opera in voi; e allora invece di essere la mia corona di gioia nel gran giorno del nostro Signore Gesù Cristo, sarò chiamato come testimone contro di voi.
Ma, cari, sebbene parlo così, sono persuaso di cose migliori riguardo a voi, e cose che accompagnano la salvezza.

Benedetto sia Dio, poiché infine vedo i segni di un parziale cambiamento in voi, che siete tutti dei soldati. E i miei deboli, ma sinceri sforzi di edificarvi nella conoscenza e nel timore di Dio, non sono stati vani nel Signore.
Imprecare è, in gran parte, un’abitudine che avete abbandonato; e confido che Dio ci abbia visitati per risvegliare le vostre coscienze, e indurvi ad essere solleciti sulle cose che riguardano il vostro destino eterno.
Rendete, dunque, completa la mia gioia, continuando ad avere questa stessa mente, e adoperatevi per giungere alla perfezione. Poiché non avrò piacere più grande di vedere, o udire, che state camminando nella verità.

Considerate, miei cari amici, che state per giungere in un nuovo paese, dove sarete circondati da moltitudini di pagani; e se non badate a che il vostro modo di conversare sia puro anche davanti a loro, e se non camminate in modo degno della santa vocazione alla quale siete stati chiamati, allora agirete nuovamente come gli infernali soldati di Erode; e causerete il disprezzo della fede in Cristo, come alla sua persona, tra quelli che sono intorno a voi.

Considerate inoltre, di quali particolari privilegi avete goduto, rispetto a tutti coloro che stanno per giungere in quella stessa terra. Essi hanno sofferto la carestia della parola, mentre invece voi avete ricevuto a sazietà la vostra manna spirituale. E dunque, avendo ricevuto così tanti insegnamenti, così da voi gli uomini si aspetteranno i più grandi risultati nella carità e nella rettitudine.

Ma non posso dire di aver già adempiuto al mio dovere verso di voi come dovrei. No, sono consapevole delle mie manchevolezze nel ministerio, e per questo non manco mai di umiliarmi in segreto davanti a Dio. Comunque posso dire che, tranne un paio di giorni in cui ho dovuto dedicarmi necessariamente ad altre persone, cui Dio mi aveva chiamato a ministrare immediatamente, e le ultime due settimane in cui sono stato impedito dalla malattia, durante tutto il tempo restante che ho trascorso su questa nave sono stato impegnato ad occuparmi di voi. E sebbene voi adesso siate dediti ad occuparvi gli uni degli altri (e per questa opera imploro di cuore Dio di far scendere le sue benedizioni su voi), confido che, in qualunque momento, se sarà necessario, mi dedicherò al bene delle anime vostre, anche se, pur amandovi sempre più abbondantemente dovessi essere amato di meno.

In quanto ai vostri incarichi militari, non ho niente a che fare con essi. Temete Dio, e onorate il re. Né posso dire di conoscere il paese che state andando a proteggere; solo questo posso spingermi ad affermare, che all’arrivo alla vostra nuova colonia, dovete aspettarvi molte difficoltà. Ma la vostra stessa professione vi insegna a sostenere le difficoltà; “non siate timorosi, dunque, ma conducetevi come uomini, e siate forti”. Non siate come quegli uomini codardi che si spaventarono all’udire il messaggio delle spie, secondo cui nella terra in cui si dirigevano vi erano dei giganti, gli Anakim; ma siate come Caleb e Giosuè, di cuore valoroso, poiché siamo più che vittoriosi sopra ogni difficoltà attraverso Gesù Cristo che ci ha amati. Sopra tutte le cose, miei cari, siate accorti, e non mormorate, come gli israeliti empi, contro coloro che sono al di sopra di voi; e imparate, in qualunque situazione, ad essere contenti nello stato in cui vi trovate (Fil. 4:11).

Ora che ho parlato a voi, confido che anche le vostre mogli accetteranno una parola di esortazione.

Sul vostro comportamento a bordo, in particolare durante la prima parte del viaggio, preferisco stendere un velo; poiché per dirla in termini moderati, non era conforme al vangelo del Signore Gesù Cristo. Ma poi, grazie a Dio, siete state più accorte al vostro modo di condurvi, e alcune di voi fino a questo giorno si sono condotte come “donne che fanno professione di pietà”. Ad esse chiedo di accettare la gratitudine del mio cuore, e imploro voi tutte in generale, che siete ormai sposate, di ricordare il solenne voto che avete fatto al momento di sposarvi, e di essere sottomesse ai vostri mariti in ogni cosa giusta: chiedete a Dio di tenere chiuse la porta della vostra bocca, affinché non offendiate con la vostra lingua; e camminate in amore, affinché le vostre preghiere non siano impedite. Voi che avete dei figli, sia la vostra preoccupazione principale avere cura di loro ed educarli nella conoscenza e nella disciplina del Signore. E vivete tutte quante sante e irreprensibili, affinché non si pensi di voi come a persone lascive; e sebbene alcune di voi abbiano imitato Maria Maddalena nel suo peccato, sforzatevi ora di imitarla nel suo ravvedimento.

In quanto a voi, marinai, cosa vi dirò? Come mi rivolgerò a voi? Come farò ciò che così profondamente desidero fare, toccare i vostri cuori?
La gratitudine mi obbliga a sperare il vostro bene. Infatti mi avete insegnato così tante lezioni istruttive, e mi avete ricordato di elevare molte preghiere a Dio per voi, affinché possiate ricevere la vista spirituale.

Quando vi ho visti prepararvi per una tempesta, e piegare le vele per scongiurarne il pericolo, quanto ho desiderato che voi ed io fossimo altrettanto attenti ad evitare la tempesta dell’ira di Dio, che certamente, se non c’è ravvedimento, ci sorprenderà. Quando vi ho osservati alle prese con il gran vento di burrasca, quanto ho gridato nel mio cuore, “oh se fossimo attenti a conoscere a fondo le cose che riguardano la nostra pace, prima che esse siano nascoste per sempre agli occhi nostri!”.
E quando ho notato con quanta fermezza osservavate la bussola per poter governare correttamente la nave, quanto ho desiderato che i nostri occhi fossero altrettanto fermi sulla parola di Dio, che è l’unica che può preservarci dal “fare naufragio quanto alla fede” e alla buona coscienza!
In breve, quasi tutto ciò che avete fatto mi è servito d’istruzione; e dunque, sarebbe ingratitudine da parte mia, se non cogliessi questa opportunità per esortarvi nel nome del Signore Gesù Cristo, ad essere altrettanto saggi nelle cose che concernono l’anima vostra, così come lo siete negli affari che riguardano la vostra nave.

So che il mare è considerato una scuola dura in cui imparare a conoscere Cristo; e vedere un marinaio devoto, è considerato una cosa non comune, come lo era vedere Saul tra i profeti. Ma per quale motivo? Da cosa ha origine questo pregiudizio per il quale un marinaio credente viene visto come una creatura estranea alla propria razza? Sono certo che, seppure sono stato tra voi per poco tempo, e per quel che posso giudicare dalla poca esperienza che ho fatto su queste cose, non conosco altra condizione di vita che possa produrre cambiamenti così profondi come la vostra.
Il pericolo continuo cui siete esposti nelle grandi acque; le molte opportunità che avete di contemplare le meraviglie di Dio nelle profondità del mare; la felice lontananza dalle tentazioni del mondo; e le occasioni quotidiane che vi sono offerte, di sostenere le difficoltà, sono mezzi tanto nobili per promuovere la vita spirituale, che se i vostri cuori fossero piegati verso Dio, riconoscereste quale privilegio è l’essere stati chiamati dalla provvidenza a “solcare il mare su navi e trafficare sulle grandi acque”.

Il real Salmista sapeva questo, e dunque, nelle parole del testo, chiama in particolare gli uomini come voi a “lodare il Signore per la sua benignità, e dichiarare le meraviglie che Egli fa per i figli degli uomini”.
Oh se voleste essere saggi in tempo, e ascoltare la sua voce quest’oggi! Recentemente Dio vi ha invitati a ravvedimento: due del vostro equipaggio sono stati portati via dalla morte, e voi, per la maggior parte, siete stati misericordiosamente visitati con una grave malattia. I terrori del Signore sono stati su di voi, e quando una febbre ardente vi ha colpiti, alcuni di voi hanno gridato: “Cosa dobbiamo fare per essere salvati?”. Ricordate allora le decisioni che avevate preso, quando vedevate che Dio stava per chiamare a sé le vostre anime; e, secondo i vostri voti, rendete il vostro ringraziamento, non solo con le vostre labbra, ma con le vostre vite. Poiché sebbene Dio possa sopportare a lungo, non tollererà per sempre; e se questi segni di clemenza e di giudizio non vi portano al ravvedimento, siate certi che alla fine giungerà una tempesta indomabile dalla presenza del Signore, che vi spazzerà via, come spazzerà via tutti gli altri avversari di Dio.

Né voi né i soldati avete chiesto alcun incoraggiamento alla pietà e alla santificazione da parte delle due persone che qui hanno autorità su di voi; essi mi sono stati di così grande aiuto nel mio ministerio, e hanno così prontamente partecipato in ogni cosa al vostro bene, che possono giustamente chiedere un pubblico riconoscimento di grazie sia da voi che da me.
Permettetemi, miei onorati amici, nel nome di entrambe le classi sociali della vostra gente, di rendervi dei calorosi ringraziamenti per l’attenzione e la tenerezza che avete espresso per il loro benessere.
In quanto ai favori che avete rivolto alla mia persona, confido che siano impressi tanto profondamente nel mio cuore, che li ricorderò davanti a Dio in preghiera per il resto della mia vita.

Ma ho l’obbligo ancora maggiore di intercedere per voi. Poiché Dio – sia per sempre adorata la sua grazia in Cristo Gesù! – ha messo il suo suggello al mio ministerio nei vostri cuori. Ho potuto notare qualche lontano travaglio della nuova nascita in voi; e Dio mi aiuti affinché io non pecchi contro il Signore smettendo di pregare per voi, affinché l’opera buona cominciata nelle anime vostre possa essere portata avanti fino al giorno del nostro Signore Gesù Cristo.

Il tempo della nostra separazione non è ancora giunto, e voi state per andare in una terra piena di tentazioni. Ma sebbene assente nel corpo, studiamoci di essere presenti insieme nello spirito; e Dio, confido che vi aiuterà ad essere realmente uomini retti, pronti ad essere considerati pazzi a motivo di Cristo; e un giorno ci incontreremo di nuovo per non separarci mai più, nel regno del nostro Padre che è nei cieli.

A voi, miei compagni ed intimi amici, che mi avete accompagnato per soggiornare in una terra straniera, mi rivolgo ora. Per voi temo maggiormente, come anche per me stesso, perché nel radunarci insieme più spesso che con altri, e nel coltivare un’amicizia così profonda con me nella vita privata, gli occhi di tutti saranno su di voi pronti ad additare anche il minimo sbaglio; e, perciò, rivolgo in particolare a voi l’esortazione di condurvi cautamente “con quelli che sono fuori”; spero che nient’altro che un occhio limpido fisso sulla gloria di Dio e la salvezza delle anime vostre, vi abbia spinto a venir via dalla vostra terra natia. Siate esempi di operosità e di pietà verso quelli che sono intorno a voi; e sopra tutte le cose abbiate una carità fervente tra voi stessi, affinché si possa dire di noi, come dei primi Cristiani, “guardate come i Cristiani si amano gli uni gli altri”.

E ora che ho parlato in particolare a ciascuno, ho una richiesta da fare a tutti voi, con riferimenti a me stesso.
Avete udito, miei cari amici, come ho esortato ciascuno di voi affinché dimostriate la vostra gratitudine per la benignità di Dio, non solo con le vostre labbra, ma con le vostre vite. Ma il detto “medico cura te stesso” mi può essere giustamente rivolto. Poiché – senza false pretese di umiltà – trovo il mio cuore così poco incline a questo dovere del ringraziamento per le grazie ricevute, che devo badare affinché non segua l’esempio di Ezechia, il quale, essendo stato elevato, e non essendo stato profondamente grato per le grandi cose che Dio aveva fatto per lui, fu abbandonato ad esser preda dell’orgoglio del proprio cuore.

Chiedo, perciò, e imploro le vostre più insistenti supplicazioni al trono della grazia, affinché nessun male simile possa abbattersi su di me; affinché più Dio mi esalterà, più io possa abbassare me stesso; e affinché dopo aver predicato agli altri, non debba essere io stesso rigettato.

Ed ora, fratelli, nelle mani di Dio affido i vostri spiriti, e credo che Egli, attraverso la sua grazia infinita in Cristo Gesù, vi preserverà immacolati, fino alla sua seconda venuta per giudicare il mondo.

Perdonatemi per avervi trattenuti a lungo; è forse l’ultima volta che ci vedremo. Il mio cuore è pieno, e dall’abbondanza di esso, potrei continuare a parlarvi fino a notte fonda. Ma devo lasciarvi al vostro dovere in questa nuova terra; possa Dio darvi un cuore nuovo, e darvi di mettere in pratica ciò che avete udito di volta in volta. E allora Dio vi benedirà, affinché “costruiate città per dimorarvi; seminiate dei campi e piantiate vigne e ne raccogliate frutti abbondanti”. Allora il vostro lavoro prospererà, non ci sarà prigionia, né grido nelle vostre piazze; allora i vostri figli saranno come piante novelle, e le vostre figlie come colonne scolpite per adornare il tempio; i vostri granai saranno pieni e forniranno ogni specie di beni, e le vostre greggi moltiplicheranno a migliaia e a decine di migliaia (Salmo 144).
In breve, il Signore allora sarà il vostro Dio; e con la stessa certezza con cui ci ha condotti a questo porto, dove desideravamo arrivare, così, dopo aver attraversato le burrasche e le tempeste di questo mondo di tenebre, Egli ci porterà nel porto del cielo, dove avremo riposo in Lui e non avremo altra occupazione che lodarLo per sempre per la sua benignità, e dichiarare, con incessanti canti di lode, le meraviglie che Egli ha compiuto per ciascuno di noi, e per tutti gli altri figli degli uomini.

A quel riposo benedetto, Dio nella sua infinita grazia ci porti tutti, attraverso Gesù Cristo nostro Signore! Al quale con il Padre e lo Spirito Santo siano tutto l’onore e la gloria, la potenza, la maestà, e il dominio, ora, da ora innanzi, e per sempre. Amen, Amen.

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