Saccheggiati i beni dei cristiani, in Francia prime reazioni
Le fonti locali vogliono restare anonime, ma, secondo quanto riportato dall’edizione araba dell’agenzia Aleteia, a neanche una settimana dall’ultimatum che ha costretto i Cristiani d’Oriente alla fuga da Mosul, le loro proprietà sarebbero già state saccheggiate dai gruppi islamici dell’Isil e trasferite dalla provincia di Ninive alla città siriana di Raqqa, per «riequilibrare il tenore di vita delle due comunità». Insomma, un furto vero e proprio, compiuto subito all’indomani delle espropriazioni.
Intanto, sia pure con incredibile lentezza, il mondo politico europeo comincia a dar cenni di risveglio dal torpore e dal silenzio istituzionale, con cui ha finora seguito questi tragici eventi: una ventina di parlamentari e di ex-deputati francesi ha sollecitato l’intervento del Presidente, François Hollande, del primo ministro, Manuel Valls, e del governo, all’indomani della drammatica diaspora cristiana.
Per questo, tali esponenti politici hanno pubblicato un appello molto forte sul settimanaleValeurs Actuelles: «Popolo di Francia, è tempo di muoversi! – vi si legge – E’ tempo di mobilitarsi di fronte all’orrore, di cui sono vittime i Cristiani d’Oriente, soprattutto in Iraq. E ci troviamo di fronte ad un rischio ancor più grande: la scomparsa dei discendenti diretti dei primi Cristiani, di coloro che parlano la lingua di Cristo. Ci rivolgiamo al governo, affinché spezzi il silenzio assordante in cui si trova; a Manuel Valls, affinché la smetta d’indignarsi a singhiozzo: ovunque odio ed intolleranza minaccino le popolazioni civili innocenti, il nostro Paese deve reagire!». In caso contrario, affermano i deputati d’Oltralpe, «il nostro Paese si rende complice degli abusi compiuti, dei sequestri effettuati, nonché della distruzione dei luoghi di culto cristiani. Noi, questo, non possiamo più tollerarlo. Se oggi stiamo vivendo un’emergenza, è perché ieri si è promossa una politica internazionale, tesa a rendere i Cristiani d’Oriente la variabile di compromesso per il Vicino ed il Medio Oriente. Noi condanniamo tutto questo e chiediamo che la Francia si ponga alla testa di una nuova politica internazionale, a tutela delle minoranze perseguitate. Noi abbiamo oggi una responsabilità di fronte alla Storia! Questa comunità rappresenta la culla del Cristianesimo, quindi della nostra civiltà. Cosa diremo ai nostri figli? Che la Francia è stata a guardare?».
E’ la stessa domanda ch’è possibile rivolgere all’intera Europa, che nel Cristianesimo ha le proprie radici e della cui fede, della cui storia, della cui arte, della cui cultura, ha sempre beneficiato: cosa dirà, quest’Europa silenziosa, ai propri figli? Ed ai figli di coloro che ora sono stati costretti alla fuga da Mosul nel silenzio, cieco ed ottuso, dei leader mondiali?
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