ATTESA SCULTRICE DI VITA
- INTRODUZIONE
Il titolo di questo studio ci porta a immaginare un’onda del mare che come una scultrice sbattendo contro lo scoglio lo modella. L’attesa lavora il credente e lo rende come Cristo lo desidera, adatto a compiere l’opera Sua!
Aspettare: etimologicamente significa «guardare attentamente». Essere con la mente e con l’anima a persona che deve arrivare o cosa che deve accadere. Include spesso sentimenti come il desiderio, la speranza, l’inquietudine, l’ansia.
L’uomo in generale non vuole e non sa aspettare, nell’attesa diventa impaziente, ansioso, dubbioso, preoccupato.
Ma il Signore tante volte ci fa attendere e nella sua Parola ci invita ad aspettare.
1. | L’ATTESA NEGLI OBIETTIVI PREFISSATI È giusto che il credente si prefigga degli obiettivi nella vita, una persona senza obiettivi vivrà una vita apatica, passiva. L’obiettivo è una meta che ci si propone per raggiungere un fine, un proposito. Un progetto chiaro e preciso mantiene l’individuo focalizzato sul suo obiettivo. Gli obiettivi danno la carica, stimolano all’azione, aiutano a superare gli ostacoli; danno chiarezza, significato, direzione. Prefiggersi degli obiettivi è positivo, ma bisogna sempre chiedersi se vanno a scontrarsi con la Parola del Signore (1 Corinzi 10:23; 6:12). Tra gli obiettivi principali sicuramente ci sono: |
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a. | Il lavoro Il Signore nella Scrittura ci insegna che bisogna lavorare (Efesini 4:28; 1Tessalonicesi 4:9-12;2Tessalonicesi 3:10). Il credente non è un pigro (Proverbi 20:4; 21:25; 24:30-34). Viviamo in un periodo di crisi e il rischio potrebbe essere quello di agire di istinto e fare delle scelte che potrebbero essere in disaccordo con la Parola del Signore. Se il lavoro va a discapito della fede, se porta via troppo tempo, se non permette di andare mai ai culti, bisogna valutare attentamente la cosa! Noi siamo chiamati prima di ogni altra cosa a ubbidire a Dio (Atti 5:29 b). Bisogna saper aspettare il lavoro che il Signore ha preparato per noi, in modo che ci possa concedere il tempo per poterlo servire e bisogna avere fiducia che Egli lo provvederà (Filippesi 4:19; Matteo 6:32-34). |
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b. | Il fidanzamento Il Signore è categorico a proposito della scelta del fidanzato/a che diventerà poi il marito o la moglie: deve appartenere al popolo di Dio (Esodo 34:15, 16; Deuteronomio 7:1-4; 2Corinzi 6:14-18; Genesi 24:2-4). Alcuni giovani si fanno guidare non dalla Parola di Dio, non dalla Sua volontà, ma dalla propria volontà, forse perché attratti dalla bellezza esteriore del/della giovane o perché pensano di rimanere soli per tutta la vita, quindi è meglio darsi da fare che aspettare, ma le conseguenze sono tragiche (Giudici 14:1-3; Proverbi 6:25; 31:30). Ciò che deve essere notato in un/una giovane è il timore di Dio, l’amore, la consacrazione, la devozione per il Signore, non la bellezza esteriore, perché essa è passeggera. La scelta del fidanzato/a è qualcosa di veramente serio e va fatta in preghiera e aspettare la risposta del Signore! Chi fa scelte contrarie alla Parola di Dio dimostra di non amare Dio e pagherà conseguenze terribili quali le incomprensioni, continui conflitti, contrasti, mancanza di preghiera familiare, mancanza di comunione spirituale, modo differente di educare i figli, regnerà l’insoddisfazione e la tristezza… È meglio fare la volontà di Dio (Romani 12:1, 2). Chi non compie la volontà di Dio è disubbidiente, infedele, commette peccato e si attira l’ira di Dio (Deuteronomio 7:4). È meglio aspettare il Signore, il Suo intervento e le sue risposte! Nell’attesa non bisogna scoraggiarsi se non si è ancora fidanzati, ma si aspetterà serenamente la fidanzata/o che Dio ha preparato per ciascuno! Qualcuno ha detto: “l’importante non è quanto aspetti, ma chi aspetti” |
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c. | Le scelte quotidiane Ogni giorno ci troviamo ad affrontare delle scelte, rendiamo partecipe sempre il nostro Padre celeste, facciamoci consigliare da Lui, aspettiamo fiduciosi le risposte e non sbaglieremo (Proverbi 16:3;Salmo 32:8-10). Aspettiamo con fiducia l’approvazione di Dio e quando siamo sicuri della Sua volontà, Egli infonderà in noi pace, certezza ed aprirà le porte affinché possiamo stare al centro della Sua volontà! |
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2. | L’ATTESA PER RICEVERE LE PROMESSE DEL SIGNORE | ||
a. | Il battesimo nello Spirito Santo Per ricevere il dono del Battesimo nello Spirito Santo promesso ai discepoli (Matteo 3:11, Giovanni 16:7; Luca 24:49; Atti 1:5, 8), fu necessario l’ubbidienza e l’attesa (Luca 24:49; Atti 1:4). Bisogna aspettare perseverando nella preghiera (Luca 11:5-12; 18:1-8; Atti 2:1-4). |
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b. | Un servizio da rendere al Signore Ogni vero figlio di Dio che ha realizzato la nuova nascita desidera servire e onorare il Signore, non più il mondo, quindi si dispone con sincerità al servizio del Maestro e della chiesa impegnando tempo, energie, beni e la vita stessa. Sarà presente una pressione interiore che lo spinge a darsi interamente (spirto, anima e corpo) al Signore e alla causa dell’Evangelo. Nel cuore possono nascere ottimi sentimenti e desideri, quello di servirlo in un compito specifico, ma i desideri bisogna affidarli alla volontà di Dio (Proverbi 16:3; Salmo 37:5). Confidare nel Signore significa aspettare che sia Lui ad aprire le porte per un servizio in particolare, che sia Lui a guidare ogni cosa, non noi a sfondare delle porte che forse al momento sono chiuse (Romani 9:16; 2Corinzi 10:18). |
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c. | La chiamata al ministerio (1 Timoteo 3:1) Il desiderio deve essere puro, santo, perché il credente ha la mente di Cristo (1 Corinzi 2:16 b), non sarà viziato, quindi, da ambizione, da prestigio umano, da voler primeggiare sugli altri, altrimenti i risultati saranno disastrosi. |
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3. | I RISULTATI PRODOTTI DALL’ATTESA L’attesa fiduciosa è una massima espressione di fede perché si aspetta qualcuno o qualcosa quando si ha la certezza che verrà o che la cosa si avveri. Se non si ha fiducia, non si aspetterà, ma si cercherà un’altra soluzione, forse quella di andare noi a prendere quella cosa o andare da quella persona. Aspettare serenamente significa avere davvero fede nel Signore, è più facile avere attimi di fede fugaci, ma l’attesa senza la fede è logorante, dura da accettare, perché si insinua il dubbio, l’impazienza, la sfiducia, la paura… Attendere significa anche aspettare qualcosa da qualcuno e mentre degli uomini possono dimenticare, sappiamo che quando il Signore “tarda” a risponderci, è perché ha un piano più alto di ciò che noi possiamo immaginare e mentre noi non riusciamo a scorgere nulla, il Signore è all’opera per noi e forse mentre noi pensiamo o diciamo che il Signore non ci risponde egli sta slegando ogni nodo dalla matassa per poter poi manifestare l’opera Sua che già da tempo stava nel “Suo laboratorio” (Geremia 29:11, Giobbe 42:2-6)! C’è un’attesa “consapevole”, ossia, avere la certezza che il Signore ci ha parlato e stiamo aspettando l’adempimento della Sua promessa, ci ha messo a conoscenza del Suo piano glorioso. C’è un’attesa “inconsapevole”, ciò che non sappiamo, non riusciamo a comprendere, ciò che il Signore vuole fare e farà e noi ci fidiamo di Lui, perché abbiamo imparato o dobbiamo imparare che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8:28). L’attesa è utile al credente per: |
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a. | imparare a conoscere meglio il Signore e conoscere per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà (Romani 12:2). Con l’attesa il Signore ci insegna a fidarci di Lui. | ||
b. | imparare l’ubbidienza (Lamentazioni 3:24-28); | ||
c. | imparare a tacere, riflettere e ascoltare (Salmo 37:7 b); | ||
d. | imparare ad attendere il piano di Dio anche se c’è da pagare un prezzo (Luca 22:42); | ||
e. | maturare i Suoi tempi (Galati 4:4); | ||
f. | formarci; tutti i servi di Dio sono stati prima chiamati, formati e mandati, potremmo citare Mosè, Davide, l’apostolo Paolo… (Galati 1:15-18). | ||
g. | vedere il piano di Dio nella nostra vita (Giobbe 35:14; Abacuc 2:3). |
- CONCLUSIONE
“Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, l’aspettiamo con pazienza” (Romani 8:24, 25).
Pasquale Puopolo |
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