ATTESA SCULTRICE DI VITA

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Titolo
Io aspetto il Signore, l’anima mia lo aspetta; io spero nella sua parola. Salmo 130:5
    INTRODUZIONE

Il titolo di questo studio ci porta a immaginare un’onda del mare che come una scultrice sbattendo contro lo scoglio lo modella. L’attesa lavora il credente e lo rende come Cristo lo desidera, adatto a compiere l’opera Sua!
Aspettare: etimologicamente significa «guardare attentamente». Essere con la mente e con l’anima a persona che deve arrivare o cosa che deve accadere. Include spesso sentimenti come il desiderio, la speranza, l’inquietudine, l’ansia.
L’uomo in generale non vuole e non sa aspettare, nell’attesa diventa impaziente, ansioso, dubbioso, preoccupato.
Ma il Signore tante volte ci fa attendere e nella sua Parola ci invita ad aspettare.

1. L’ATTESA NEGLI OBIETTIVI PREFISSATI
È giusto che il credente si prefigga degli obiettivi nella vita, una persona senza obiettivi vivrà una vita apatica, passiva. L’obiettivo è una meta che ci si propone per raggiungere un fine, un proposito. Un progetto chiaro e preciso mantiene l’individuo focalizzato sul suo obiettivo. Gli obiettivi danno la carica, stimolano all’azione, aiutano a superare gli ostacoli; danno chiarezza, significato, direzione.
Prefiggersi degli obiettivi è positivo, ma bisogna sempre chiedersi se vanno a scontrarsi con la Parola del Signore (1 Corinzi 10:23; 6:12).
Tra gli obiettivi principali sicuramente ci sono:
a. Il lavoro
Il Signore nella Scrittura ci insegna che bisogna lavorare (Efesini 4:281Tessalonicesi 4:9-12;2Tessalonicesi 3:10). Il credente non è un pigro (Proverbi 20:4; 21:25; 24:30-34).
Viviamo in un periodo di crisi e il rischio potrebbe essere quello di agire di istinto e fare delle scelte che potrebbero essere in disaccordo con la Parola del Signore. Se il lavoro va a discapito della fede, se porta via troppo tempo, se non permette di andare mai ai culti, bisogna valutare attentamente la cosa! Noi siamo chiamati prima di ogni altra cosa a ubbidire a Dio (Atti 5:29 b).
Bisogna saper aspettare il lavoro che il Signore ha preparato per noi, in modo che ci possa concedere il tempo per poterlo servire e bisogna avere fiducia che Egli lo provvederà (Filippesi 4:19Matteo 6:32-34).
b. Il fidanzamento
Il Signore è categorico a proposito della scelta del fidanzato/a che diventerà poi il marito o la moglie: deve appartenere al popolo di Dio (Esodo 34:15, 16Deuteronomio 7:1-42Corinzi 6:14-18Genesi 24:2-4).
Alcuni giovani si fanno guidare non dalla Parola di Dio, non dalla Sua volontà, ma dalla propria volontà, forse perché attratti dalla bellezza esteriore del/della giovane o perché pensano di rimanere soli per tutta la vita, quindi è meglio darsi da fare che aspettare, ma le conseguenze sono tragiche (Giudici 14:1-3Proverbi 6:25; 31:30). Ciò che deve essere notato in un/una giovane è il timore di Dio, l’amore, la consacrazione, la devozione per il Signore, non la bellezza esteriore, perché essa è passeggera.
La scelta del fidanzato/a è qualcosa di veramente serio e va fatta in preghiera e aspettare la risposta del Signore! Chi fa scelte contrarie alla Parola di Dio dimostra di non amare Dio e pagherà conseguenze terribili quali le incomprensioni, continui conflitti, contrasti, mancanza di preghiera familiare, mancanza di comunione spirituale, modo differente di educare i figli, regnerà l’insoddisfazione e la tristezza…
È meglio fare la volontà di Dio (Romani 12:1, 2). Chi non compie la volontà di Dio è disubbidiente, infedele, commette peccato e si attira l’ira di Dio (Deuteronomio 7:4).
È meglio aspettare il Signore, il Suo intervento e le sue risposte! Nell’attesa non bisogna scoraggiarsi se non si è ancora fidanzati, ma si aspetterà serenamente la fidanzata/o che Dio ha preparato per ciascuno!
Qualcuno ha detto: l’importante non è quanto aspetti, ma chi aspetti”
c. Le scelte quotidiane
Ogni giorno ci troviamo ad affrontare delle scelte, rendiamo partecipe sempre il nostro Padre celeste, facciamoci consigliare da Lui, aspettiamo fiduciosi le risposte e non sbaglieremo (Proverbi 16:3;Salmo 32:8-10). Aspettiamo con fiducia l’approvazione di Dio e quando siamo sicuri della Sua volontà, Egli infonderà in noi pace, certezza ed aprirà le porte affinché possiamo stare al centro della Sua volontà!
2. L’ATTESA PER RICEVERE LE PROMESSE DEL SIGNORE
a. Il battesimo nello Spirito Santo
Per ricevere il dono del Battesimo nello Spirito Santo promesso ai discepoli (Matteo 3:11Giovanni 16:7Luca 24:49Atti 1:5, 8), fu necessario l’ubbidienza e l’attesa (Luca 24:49Atti 1:4). Bisogna aspettare perseverando nella preghiera (Luca 11:5-12; 18:1-8Atti 2:1-4).
b. Un servizio da rendere al Signore
Ogni vero figlio di Dio che ha realizzato la nuova nascita desidera servire e onorare il Signore, non più il mondo, quindi si dispone con sincerità al servizio del Maestro e della chiesa impegnando tempo, energie, beni e la vita stessa. Sarà presente una pressione interiore che lo spinge a darsi interamente (spirto, anima e corpo) al Signore e alla causa dell’Evangelo. Nel cuore possono nascere ottimi sentimenti e desideri, quello di servirlo in un compito specifico, ma i desideri bisogna affidarli alla volontà di Dio (Proverbi 16:3Salmo 37:5). Confidare nel Signore significa aspettare che sia Lui ad aprire le porte per un servizio in particolare, che sia Lui a guidare ogni cosa, non noi a sfondare delle porte che forse al momento sono chiuse (Romani 9:162Corinzi 10:18).
c. La chiamata al ministerio (1 Timoteo 3:1)
Il desiderio deve essere puro, santo, perché il credente ha la mente di Cristo (1 Corinzi 2:16 b), non sarà viziato, quindi, da ambizione, da prestigio umano, da voler primeggiare sugli altri, altrimenti i risultati saranno disastrosi.
3. I RISULTATI PRODOTTI DALL’ATTESA
L’attesa fiduciosa è una massima espressione di fede perché si aspetta qualcuno o qualcosa quando si ha la certezza che verrà o che la cosa si avveri. Se non si ha fiducia, non si aspetterà, ma si cercherà un’altra soluzione, forse quella di andare noi a prendere quella cosa o andare da quella persona.
Aspettare serenamente significa avere davvero fede nel Signore, è più facile avere attimi di fede fugaci, ma l’attesa senza la fede è logorante, dura da accettare, perché si insinua il dubbio, l’impazienza, la sfiducia, la paura…
Attendere significa anche aspettare qualcosa da qualcuno e mentre degli uomini possono dimenticare, sappiamo che quando il Signore “tarda” a risponderci, è perché ha un piano più alto di ciò che noi possiamo immaginare e mentre noi non riusciamo a scorgere nulla, il Signore è all’opera per noi e forse mentre noi pensiamo o diciamo che il Signore non ci risponde egli sta slegando ogni nodo dalla matassa per poter poi manifestare l’opera Sua che già da tempo stava nel “Suo laboratorio” (Geremia 29:11Giobbe 42:2-6)!
C’è un’attesa “consapevole”, ossia, avere la certezza che il Signore ci ha parlato e stiamo aspettando l’adempimento della Sua promessa, ci ha messo a conoscenza del Suo piano glorioso.
C’è un’attesa “inconsapevole”, ciò che non sappiamo, non riusciamo a comprendere, ciò che il Signore vuole fare e farà e noi ci fidiamo di Lui, perché abbiamo imparato o dobbiamo imparare che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno” (Romani 8:28).
L’attesa è utile al credente per:
a. imparare a conoscere meglio il Signore e conoscere per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà (Romani 12:2). Con l’attesa il Signore ci insegna a fidarci di Lui.
b. imparare l’ubbidienza (Lamentazioni 3:24-28);
c. imparare a tacere, riflettere e ascoltare (Salmo 37:7 b);
d. imparare ad attendere il piano di Dio anche se c’è da pagare un prezzo (Luca 22:42);
e. maturare i Suoi tempi (Galati 4:4);
f. formarci; tutti i servi di Dio sono stati prima chiamati, formati e mandati, potremmo citare Mosè, Davide, l’apostolo Paolo… (Galati 1:15-18).
g. vedere il piano di Dio nella nostra vita (Giobbe 35:14Abacuc 2:3).
    CONCLUSIONE

“Or la speranza di ciò che si vede, non è speranza; difatti, quello che uno vede, perché lo spererebbe ancora? Ma se speriamo ciò che non vediamo, l’aspettiamo con pazienza” (Romani 8:24, 25).

Pasquale Puopolo

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