Cristologia: i diritti regali di Gesù Cristo e le due genealogie

Cristologia: i diritti regali di Gesù Cristo e le due genealogie

Vi sono troppe cose che dipendono dai diritti regali di Gesù perché si possa sorvolare su un tale argomento come se fosse senza importanza. Se i diritti del Signore Gesù al trono di Davide possono essere stabiliti al di là delle ombre del dubbio, vi sono allora mol­tissime cose che ricevono una spiegazione.

LA GENEALOGIA DI MATTEO

Uno degli argomenti più largamente usati basantisi Nuovo Testamento per stabilire i diritti regali del Signore Gesù, è la genealogia di Matteo. L’argomento in questione fa presente che Giuseppe aveva un diritto legale a sedere sul trono di Davide come successore dalla parte di Salomone, e che egli passò questo diritto legale a Gesù suo figliastro. Perciò mentre Gesù ebbe il diritto fisico al trono per mezzo di Sua madre, ebbe il diritto legale al trono per mezzo del Suo padrigno. L’argomento in questione va contro la maledizione di Conia (Jeconiah) in Geremia 22:28-30 e non sembra reggere. In questo passo infatti è affermato chiaramente che dopo Conia, e per sempre, nessuno del seme della linea Davide-Salomone Conia avrebbe più potuto sedere sul trono di Davide. E questo escluderebbe naturalmente anche Giuseppe. Il ragionamento in questione evita l’ostacolo mostrando il fatto che Gesù non era il seme di Giuseppe per discendenza fisica, e che perciò non rientrava nel bando pronunciato sopra il seme di Conia (Geremia 22:28-30);d’altra parte, essendo figliastro di Giuseppe poteva arrogarsi i diritti legali che Giuseppe aveva e quindi sfuggire alla maledizione che su Giuseppe. Tutta la discussione si basa sulla differenza fra le parole « figlio » e « seme ».

Esistono almeno due difficoltà notevoli in tutta questa questione. Prima di tutto la maledizione pronunciata sui discendenti di Salomone come viene ricordata in Geremia 22. Teniamo chiaramente in mente le parole di questo passo: “Questo Conia è egli dunque un vaso spezzato, infranto? E’ egli un oggetto che non fa più alcun piacere? Perché son dunque cacciati, egli e la sua progenie,lanciati in un paese che non conoscono? O paese, o paese, o paese,ascolta la parola dell’Eterno! Cosi parla l’Eterno: Iscrivete quest’uomo come privo di figliuoli, come un uomo che non prosperererà durante i suoi giorni; perché nessuno della sua progenie giungerà a sedersi sul trono di Davide, ed a regnare ancora su Giuda”.

Vorremmo presentare questo passo con un’altra traduzione letterale di Rotherham: ” Un vaso di terra, disprezzabile,gettato via è quest’uomo Conia? Oppure uno strumento in cui non si può prendere piacere? Perciò devono essere – lui e il seme di lui – gettati fuori e buttati in una terra che non hanno conosciuta?O terra,terra,terra!

Odi la parola di Jehovah! Registra quest’uomo come senza figli, come un uomo che nei suoi giorni non prospererà, poichè non vi sarà prosperità fra quelli del suo seme e nessuno siederà sul trono di Davide o dominerà in alcun modo sopra Giuda”. Ci sembra che ogni analisi equilibrata di questo testo mostri che la discendenza di Salomone, da Davide, si interrompa bruscamente nella persona di Conia.Non vogliamo discutere se la discendenza sia iniziata con Salomone o no, vogliamo solo fare notare che nonostante l’inizio, giusto o errato che fosse, la fine della discendenza è determinata per intervento divino nella persona di Conia. Le pa­role potrebbero difficilmente essere più solenni e chiare: « Perciò devono essere – lui e il seme di lui – gettati fuori ». « Scrivi (re­gistra) quest’uomo come senza figli ». Se queste parole hanno un significato, ci sembrano affermare che Dio ordinò che Conia fosse considerato come senza figli per quanto riguardava i diritti al trono. E’ vero che Conia aveva avuto molti altri figli da cui discendeva anche Giuseppe, ma se questo passo di Geremia significa ciò che dice, nessuno di questi discendenti – Giuseppe compreso – poteva mai essere considerato come nato per quanto riguardava i diritti reali. Conia doveva essere considerato come senza figli e perciò la linea dei discendenti di Salomone da Davide si deve essere inter­rotta bruscamente con Conia. Perciò se Gesù doveva ottenere i suoi diritti legali al trono di Davide da Giuseppe, ci imbattiamo in una difficoltà molto evidente.

La seconda difficoltà che si presenta e che rende difficile accettare l’argomento in questione è che se Gesù veramente ottenne

i Suoi diritti legali a sedere sul trono di Davide per mezzo di Giu­seppe, la dottrina fondamentale della nascita da una Vergine viene incriminata. Nel capitolo 17 dei I libro delle Cronache, Dio parla a Davide per mezzo del profeta Nathan. E nel versetto 11 dice:

« Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu te n’andrai a raggiun­gere i tuoi padri, io innalzerò al trono dopo di te la tua progenie, uno dei tuoi fighuoli e stabilirò saldamente il suo regno per sempre ». Vogliamo fare notare che la persona che siede sul trono di Davide, sia nei giorni che seguirono immediatamente la morte di Davide, sia nel millennio futuro, doveva essere di più di un figlio di Davide. Doveva essere un vero e proprio seme di Davide. Perciò se Gesù doveva trarre le sue qualifiche a sedere sul trono di Davide per mezzo di Giuseppe, avrebbe dovuto essere di più di un figlio di Giuseppe. Avrebbe dovuto essere veramente seme di Giuseppe, in modo di essere il seme di Davide. Si comprende immediatamente da ciò che questo eliminerebbe la nascita dalla Vergine e mande­rebbe in pezzi tutta la gloriosa struttura della salvezza. Perciò l’argomentazione che Gesù ottenne i suoi diritti legali al trono da Giuseppe, ci sembra debba essere abbandonata.

LA GENEALOGIA DI LUCA

Ora dobbiamo esaminare la genealogia che si trova nel capi­tolo 3 dell’Evangelo secondo Luca. Tutti gli studiosi e gli inse­gnanti delle Scritture sono d’accordo nel dire che questa genealo­gia, che comincia al vers. 23 e finisce al vers. 38, è la genealogia dì Maria e non di Giuseppe. Il Dr. Scofield, in una nota, abilmente fa notare che il figlio di Heli « potrebbe essere giustamente letto come « genero di Heli » che era padre di Maria. Si deve notare che la parentela di Heli, padre di Maria, risale fino al vers. 31, e notiamo che arriva a Davide attraverso Nathan.

Siamo dell’opinione che la linea regale giunga a Maria dall’antenato Davide attraverso Nathan e non a Giuseppe da Davide attraverso Salomone. Riconosciamo che qui ci troviamo di fronte ad un problema serio. Dio non scelse Salomone perché continuasse la linea reale di Davide. Noi confessiamo d’avere dei dubbi che Dio avesse scelto Salomone a continuare la linea regale di Davide o che Davide e Batsheba avessero fatto la scelta in favore di Salomone a spese del figlio maggiore di Davide che allora viveva e che si chiamava Nathan. Ripetiamo che non siamo abbastanza certi di questa affermazione per fare delle asserzioni dogmatiche. Ci limitiamo a dire che meriterebbero uno studio assai approfondito e qui ci manca il tempo e lo spazio per farlo. E non abbiamo bisogno di discutere questo particolare per arrivare alla conclusione a cui tendiamo.

Qualunque sia il modo in cui la linea regale iniziò da Davide passando attraverso Salomone, siamo obbligati a ritornare alla

conclusione cui eravamo arrivati precedentemente, e cioè che la linea di Davide attraverso Salomone finì nella persona di Conia, per decreto di Dio. Il risultato sarebbe che Gesù sarebbe stato lasciato senza diritti al trono di Davide se avesse dovuto ottenerli per mezzo del Suo padrigno Giuseppe. Ma Egli doveva ricevere i suoi diritti al trono da qualcuno, se non li poteva ottenere da Giuseppe nella linea di Davide-Salomone. Perciò l’unico mezzo per ottenere i suoi diritti al trono era quello di ottenerli per mezzo di Maria, nella discendenza da Nathan e Davide.

Uno degli scopi della genealogia di Davide riportata da Luca è dimostrare che Maria possedeva questi diritti al trono e che li poteva trasmettere al figlio Gesù.

MA ALLORA PERCHE’ ABBIAMO LA GENEALOGIA DI MATTEO ?

La domanda che perciò sorge immediatamente è: « Se la genealogia di Giuseppe riportata in Matteo non sta a provare i diritti reali dì Gesù, quale è lo scopo di essa? ». Questa è una domanda giusta ed è giusto che abbia una risposta. Per rispondervi dobbiamo risalire alle leggi di eredità dell’Antico Testamento. Quando Israele entrò in Canaan, la terra fu divisa ed una parte fu data in eredità ad ogni tribù. Queste parti di terra, poi, furono spartite fra le varie famiglie appartenenti ad ogni tribù. La legge di eredità nelle famiglie andava dal padre al figlio maggiore. Nel capitolo 27 dei Numeri a Mosè venne posto un problema apparentemente assai difficile da risolversi. Un uomo, chiamato Tselofehad aveva ricevuto una parte di territorio, ma aveva solo delle figlie femmine. Tselofehad muore, non vi è figlio per erede; così si presenta il problema: chi erediterà i possessi del padre? Mosè portò il caso davanti al Signore e il Si­gnore dichiarò che nel caso ci fossero solo delle figlie nella famiglia, esse sarebbero state eredi esattamente come i figli maschi (v. 7-8).

Le cose vanno bene in Israele con questo provvedimento, finché nell’ultimo capitolo dei Numeri non si

presenta un altro problema: che cosa succede all’eredità se la figlia maggiore è sposata ad un uomo di un’altra tribù? Se il titolo della proprietà è trasferito alla tribù nella quale essa è sposata, come possono

le cose tornare allo ” status quo” nell’anno del giubileo? A questo problema il Signore ri­sponde che ogni donna la quale abbia un’eredità in Israele, per man­tenere la sua eredità, deve sposare qualcuno

della tribù e della fa­miglia di suo padre. Se essa violasse questa regola, rinuncerebbe alla sua eredità e neppure i suoi figlioli potrebbero possedere il te­soro perduto.

Qui, crediamo, sta la spiegazione dello scopo della genealogia di Giuseppe data da Matteo.

Non ci sembra possibile – ripetiamo -che lo scopo della genealogia di Giuseppe sia quello di dimostrare i suoi diritti regali in Israele. Infatti, per quanto riguardava i diritti reali era come se non fosse mai nato. In relazione con i diritti al trono dell’antenato Conia, è stato detto che «lui e il suo seme sareb­bero stati gettati fuori ». « Registra quest’uomo come senza figli ». Crediamo invece che lo scopo di Matteo fosse quello di mostrare per sempre che, pur non avendo diritti regali, Giuseppe era della fami­glia di Davide e della tribù di Giuda. Qui scopriamo che Giuseppe era della stessa famiglia e la stessa tribù di Maria. La genealogia di Matteo vuole provare che Maria aveva sposato l’uomo giusto e che quindi, facendo così, non aveva in nessun modo, incriminato la sua eredità in Israele. Questa eredità, nel suo caso, erano i diritti reali al trono. Sposando Giuseppe che era della sua stessa famiglia e della sua stessa tribù essa manteneva il prezioso tesoro che po­teva trasmettere al suo figlio maschio, Gesù di Nazareth.

Questa conclusione non infirma affatto la posizione generalmente accettata e che, cioè, la genealogia di Matteo è la genealogia regale. Poiché, se essa non stabilisce i diritti regali di Giuseppe, stabflisce il fatto che egli era l’uomo che Maria doveva sposare in modo che essa potesse mantenere i suoi diritti al trono. In questo modo, la re­galità di Gesù Cristo è dimostrata in ambedue le genealogie, e la sua nascita dalla Vergine come seme di Davide, per mezzo di Maria, è una volta di più salvaguardata

 

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