Cristologia: l’opera di Gesù Cristo

Cristologia: l’opera di Gesù Cristo

 

Per Opera di Gesù Cristo noi vogliamo intendere la Sua opera in relazione alla nostra redenzione piuttosto che al Suo personale ministerio di insegnamento, di predicazione, di guarigione.

LA MORTE DI GESU’ CRISTO

Il Cristianesimo è chiaramente una religione di espiazione. Esso dà alla morte di Cristo il primo posto nel Suo messaggio di grazia. Così al Cristianesimo è data una posizione unica fra tutte le reli­gioni del mondo. E’ una religione basata sull’idea di redenzione.

Alcuni anni fa fu tenuto a Chicago un Parlamento di religioni, abbinato ad una Fiera Mondiale. A quel parlamento erano rappre­sentate le più grandi fedi etiche del mondo. Uno per uno si alza­rono uomini eminenti a parlare chi del Buddismo, chi del Confu­cianesimo, chi dell’Induismo, chi del Maomettismo. Poi anche il Dott. Joseph Cook, di Boston, che era stato scelto a rappresentare il Cristianesimo, prese la parola. « Qui vi è la mano di Lady Macbeth disse – macchiata del sangue a causa dell’assassinio del Re Duncan. Guardate come percorre le sale ed i corridoi del suo grandioso palazzo fermandosi a gridare: ‘Via, macchia dannata! Via, ti dico! Potranno mai queste mani ridiventare pulite?». Poi egli si volse a quelli che erano seduti lì davanti, dicendo: «Può qualcuno di voi che è così ansioso di propagare il suo sistema reli­gioso, offrire una purificazione efficace per il peccato e per la colpa del crimine di Lady Macbeth? » Un silenzio opprimente seguì queste parole; tutti tacquero, e ben fecero, in quanto nessuna di quelle religioni, là rappresentate, e nessun’altra religione della terra, può offrire alcuna purificazione efficace per la pena del peccato. Soltanto il sangue di Cristo, che, tramite lo Spirito Santo, ~frì Se Stesso senza macchia a Dio, può purgare la coscienza dalle opere morte per servire all’Iddio vivente.

1 L’importanza dell’opera di Cristo è dimostrata:

(1) Dalla relazione vitale che essa sostiene con la persona di Cristo.

Altri grandi uomini sono stati apprezzati per la loro vita e la loro opera; sebbene Gesù sia onorato per la Sua opera di maestro di religione, di filantropo e di riformatore, pur tuttavia Egli è apprez­zato soprattutto per la Sua morte attraverso la quale Iddio e l’uomo sono riconciliati. Egli fu in primo luogo e soprattutto il Redentore e il Salvatore del mondo.

 

(2) Dal suo vitale rapporto con l’Incarnazione.

Ebrei 2:14 – « Poiché dunque i figliuoli partecipano del sangue e della carne, anch’egli vi ha similmente partecipato, affinché, mediante la morte, distruggesse colui che aveva l’impero della morte, cioè il diavolo».

L’incarnazione aveva come méta l’espiazione. Cristo si incarnò allo scopo di poter espiare il peccato e propiziare Dio. Egli nacque sapendo di morire. Egli fu manifestato per togliere i peccati. Egli si incarnò poiché assumendo una natura simile alla nostra poteva offrire la Sua vita come sacrificio per i peccati degli uomini. Con l’incarnazione Dio dichiara di voler provvedere una salvezza per il mondo. Quella salvezza deve essere procurata soltanto attraverso il sangue espiatore di Cristo.

(3) Dal posto prerninente dato a11’opera di Gesù Cristo nelle Scrit­ture.

Luca 24:27, 44 « E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano… Poi disse loro: Queste son le cose che io vi dicevo quand’ero an­cora con voi: che bisognava che tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, ne’ profeti e nei Salmi, fossero adempiute».

Oltre agli innumerevoli riferimenti profetici e per mezzo dei tipi che si trovavano nel Vecchio Testamento, la morte di Gesù Cristo è ricordata più di 175 volte nel Nuovo Testamento. Gesù stesso dichiarò, nella Sua conversazione sulla via di Emmaus, che Mosè, i Salmi ed i profeti e, praticamente tutte le Scritture del Vecchio Testamento trattarono il soggetto della Sua morte.

« L’espiazione è la cordicella scarlatta che corre attraverso ogni pagina della Bibbia. Tagliate la Bibbia in qualunque parte, ed essa sanguinerà: è il rosso della verità della redenzione».

a. E’ un soggetto di attenta indagine da parte dei profeti del Vecchio Te­starnento.

1 Pietro 1:11 – «Essi indagavano qual fosse il tempo e quali le circostanze a cui lo Spirito di Cristo che era in loro accennava,

quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo, e delle glorie che dovevano seguire ».

« L’avvenimento centrale in tutta la storia umana è la morte di Cristo. Non soltanto la croce si eleva sopra le rovine del tempo, ma si innalza anche sopra qualunque altra cosa che riguardi l’uomo.

« Tutti i secoli che trascorsero prima della morte di Cristo sul Calvario, sia incoscientemente sia con un barlume di speranza, erano in attesa di questo avvenimento e tutti i secoli traggono la loro interpretazione da esso. Dato che le cose stanno così, la croce sa­rebbe stata incomprensibile se non fosse stata fatta anticipatamente un po’ di luce in merito ad essa ed allo scopo di Dio, nel mandare un Salvatore a morire per gli uomini. Questa luce doveva incorag­giare non soltanto coloro che senza di essa sarebbero andati a ta­stoni nell’oscurità, ma anche per dare informazioni e chiarimenti, in modo che la Persona e l’opera del Messia potessero essere comprese quando Egli fosse venuto »

b. Fu una questione di profondo interesse per gli angeli.

1 Pietro 1:12 – « E fu loro rivelato che non per se stessi ma per voi ministravano quelle cose Che ora vi sono state annunziate da coloro che vi hanno evangelizzato per mezzo dello Spirito Santo mandato dal cielo; nelle quali cose gli angeli desiderano riguardare bene addentro ».

Qui noi andiamo un passo più in alto dei « profeti ». Gli angeli non hanno una conoscenza intuitiva della redenzione. A causa del loro ministerio nei riguardi di coloro che devono ereditare la sal­vezza, essi naturalmente sono disposti a desiderare di penetrare dentro questo mistero che riflette una tale gloria sull’amore e la potenza del loro e del nostro Dio. Essi cercano di indagare « il grande mistero della pietà; Dio manifestato in carne, giustificato nello Spirito, apparso agli angeli ».

c. E’ una delle verità cardinali del Vangelo.

1 Corinzi 15:1, 3, 4 – « Fratelli, io vi rammento l’Evangelo che v’ho annunziato, che voi ancora avete ricevuto, nel quale ancora state saldi, e mediante il quale siete salvati, … Poiché io v’ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu sep­pellito; che risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture».

d. Fu l’unico argomento di conversazione durante la Trasfigurazione.

Luca 9:30-31 – « Ed ecco, due uomini conversavano con lui; ed erano Mosè ed Elia, i quali appariti in gloria, parlavano della dipartenza ch’egli stava per compiere in Gerusalemme ».

Qui abbiamo quel gioiello, la morte di Cristo, raccolta da quel mucchio di spazzatura costituita dalla tradizione dei Giudei; ed essa fu l’unico soggetto di conversazione avuto dai veri rappresentanti della legge e dei profeti e Cristo stesso.

e. Sarà il tema centrale del cantico celeste.

Ap.5:8-12 – « E quando ebbe preso il libro, le quattro creature vi­venti e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’An-gelo, avendo ciascuno una cetra e delle coppe d’oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi. E cantavano un nuovo cantico, dicendo: Tu sei degno di prendere il libro e d’aprirne i suggelli, perché sei stato immolato e hai comprato a Dio, col tuo sangue, gente d’ogni tribù e lingua e popolo e nazione, e ne hai fatto per il nostro Dio un regno e de’ sacerdoti; e re­gneranno sulla terra. E vidi, e udii una voce di molti angeli attorno al trono e alle creature viventi e agli anziani; e il nu­mero loro era di miriadi di miriadi, e di migliaia di migliaia, che dicevano con gran voce: Degno è l’Agnello che è stato im­molato di ricever la potenza e le ricchezze e la sapienza e la forza e l’onore e la gloria e la benedizione ».

2. La necessit della morte di Cristo.

E’ ragionevole credere che la morte di Cristo fu necessaria; se no Dio Padre non avrebbe mai assoggettato il Suo Figliuolo diletto al terribile martirio della croce. Poichè se il Figlio venne per se­guire l’impulso del Suo amore che voleva redimere i peccatori, venne anche per ubbidire al Padre. Infatti il Padre lo mandò e gli preparò un corpo per il Suo sacrificio, quale Sommo Sacerdote (Ebrei 10:5-9).

Gesù Cristo stesso parlò della Sua morte come di una necessità. Egli disse: « Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figliuolo dell’uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna (Giov. 3:14-15).

(1) La santità di Dio la rese necessaria.

Hab. 1:13 « Tu che hai gli occhi troppo puri per sopportar la vista del male e che non puoi tollerar lo spettacolo dell’iniquità, perché guardi i perfidi, e taci quando il malvagio divora l’uomo ch’è più giusto di lui? ».

La santità di Dio, che è un principio etico della natura divina, richiedeva che il peccato fosse punito. « Una purezza infinita è un fuoco consumante per ogni iniquità ».

Tutto il sistema mosaico di cerimonie di purificazione, di sacri­fici e di offerte, aveva lo scopo di sottolineare la distanza esistente fra un uomo peccatore ed un Dio santo, e rendeva necessario il principio che « senza spargimento di sangue non vi è remissione di peccati ».

« Quando Dio scelse questo mezzo così caro per liberarci, mandando cioè il Suo figliuolo, rivestito di un corpo di sangue simile al nostro ed a causa del nostro peccato, possiamo essere certi che la redenzione non sarebbe stata possibile ad un prezzo più basso, e che nulla di meno avrebbe potuto soddisfare la giustizia di Dio, alla quale Egli doveva rimanere coerente » .

(2) L’amore di Dio rese necessaria la morte di Cristo.

Giov. 3:16 « Poiché Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figliuolo affinché chiunque crede in lui, non perisca, ma abbia vita eterna ».

1 Giov. 4:10 “In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che Egli ha amato noi, ed ha mandato il suo Figliuolo per essere la propiziazione dei nostri peccati”.

Vedere anche i Giovanni 2:1-2.

Gesù disse che « Iddio amò tanto il mondo che diede il suo unigenito Figliuolo ». La parola « tanto » esprime l’intensità del Suo amore il quale era così grande che per forza ruppe i confini della divinità, e si riversò riccamente e pienamente sulla razza umana perduta e rovinata.

“ Non si può parlare qui di un concorso fortuito di circostanze, ma dello sviluppo del piano di Dio, ideato da sempre. Osservia­mone la causa prima, magnifica, tenera, divina, umana, spirituale, storica. Egli è l’amato Figliuolo del Padre, non è una potenza in antagonismo proveniente da una regione aliena alla legge benedetta e al Suo Legislatore. Il legislatore è Colui che dona anche Cristo; Egli lo ha mandato, ha provveduto in Lui una espiazione che non lo induce ad avere pietà… ma che fa scaturire il Suo amore contem­poraneamente ad una santità perfettamente soddisfatta”.

(3) Il peccato dell’uomo rese necessaria la morte di Cristo.

1Pietro 2:25 – « Poiché eravate erranti come pecore; ma ora siete tornati al Pastore e Vescovo delle anime vostre». Confrontare con Is. 59:1-2; Ef. 2:13.

La morte di Cristo fu resa necessaria dalla condizione di perdi­zione e di smarrimento dell’umanità. Fu la calamita che attirò il Figliuolo di Dio dal cielo. Egli non poteva essere soddisfatto della gloria che Egli aveva presso il Padre prima che il mondo fosse, e di tutta l’adorazione degli eserciti ubbidienti del cielo, mentre l’uomo restava ancora straniero, perduto davanti a Dio.

Un modo di comprendere in maniera superficiale l’espiazione è prodotto da un’idea superficiale sul peccato. Se il peccato sarà considerato soltanto un’offesa verso l’uomo, una debolezza della natura umana, una leggera deviazione morale, anziché un’anarchia ribelle e un inimicizia contro Dio, perciò degna di condanna e di punizione, non vedremo, naturalmente, la necessità dell’espiazione. Dobbiamo vedere il peccato come la Bibbia lo descrive e cioè come qualche cosa che reca con sé punizione ed ira, come una colpa che deve essere espiata, come un crimine che merita castigo. Quando vediamo il peccato come Dio lo vede, vediamo anche il bisogno impellente di un Salvatore, di un Salvatore che espia e redime -e del Suo sangue sulla croce.

(4)L’adempimento delle Scritture rese necessaria La morte di Cristo.

Luca 24:25-27 – « Allora Gesù disse loro: O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! Non biso­gnava egli che il Cristo soffrisse queste cose ed entrasse quindi nella sua gloria? ».

Confrontare con Salmo 69; Salmo 22; Is aia 53.

Gesù disse: « Le Scritture sulla redenzione e sul Redentore devono essere compiute». E ancora: «Non bisognava egli che il Cristo soffrisse queste cose? ». In tale modo dimostrò che la ne­cessità etica della Sua morte era basata sulla promessa di reden­zione dell’Antico Testamento.

La veracità di Dio rese necessaria la morte di Cristo. Gesù era il vero Messia; ed allora queste predizioni delle Sue sofferenze e della Sua morte dovevano essere adempiute in Lui.

(5) Il piano di Dio rese necessaria la morte di Cristo.

Atti2:23 – « Come voi stessi ben sapete, quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per il determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce lo uccideste».

Vedere anche i Pietro 1:18-20; Galati 4:4-5.

I piani eterni di Dio comprendono la redenzione di coloro che Egli elegge per Sé traendoli dal loro stato di perdizione. Dato che non vi era nessuno abbastanza buono per poter pagare il prezzo del peccato, lo stesso piano divino di redenzione preordinò che Cristo fosse il Sostituito dei peccatori.

3.La natura della morte di Cristo.

(1) Considerata da un punto di vista negativo.

Vi sono molti modi di considerare la morte di Cristo, i quali sono totalmente errati; essi però devono essere presi in conside­razione.

a.La teoria della casualità.

Questa teoria considera la croce del Calvario come qualche cosa di imprevisto nella vita di Cristo, e di non compreso nel piano divino. Sostiene che la morte di Cristo fu un avvenimento inaspet­tato, che lo rese vittima delle circostanze.

Questa teoria viene respinta dicendo che Gesù dimostrò du­rante la Sua vita terrena di conoscere molto bene quale morte lo aspettasse, dato che la predisse varie volte.

« Come gli astronomi sanno, quando nessun altro ancora li pensa, quale sarà il movimento dell’eclisse che nasconderà ed oscurerà il sole, così Gesù sapeva che la grande oscurità che lo avrebbe dovuto circondare e sommergere si stava avvicinando » (Beecher).

Egli conosceva perfettamente le Scritture dell’Antico Testa­mento che contenevano infiniti riferimenti alla morte del Messia (Isaia 53; Salmo 22; Salmo 69 confrontati con Luca 24:26-44).

Matteo 16:21 – « Da quell’ora Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che doveva andare in Gerusalemme e soffrire molte cose dagli anziani, dai capi sacerdoti e dagli Scribi, ed essere ucciso e resuscitare il terzo giorno».

Vedere anche Matteo 26:2; Matteo 20:28; Marco 9:30-32; Isaia 53:5, 6, 11.

b.La teoria del martirio.

Questa teoria afferma che Cristo morì come martire per la causa che aveva proclamata; che Egli suggellò la Sua testimonianza alla verità col Suo sangue. Questa teoria mette la morte di Cristo sullo stesso piano di quella di Policarpo, John Rogers, del Vescovo Latimer, e del Vescovo Ridley.

Questo teoria deve essere confutata nel modo seguente: Se fosse vera, secondo il principio enunciato da Cristo stesso: « Se non fosse così, ve lo avrei detto », Gesù avrebbe dovuto respingere la fede che egli stesso aveva innestata nella mente dei Suoi di­scepoli, e cioè che la Sua morte avrebbe avuto il valore di un ri­scatto (Luca 22:39-46).

Se Cristo fosse morto da martire, l’Apostolo Paolo ce lo avreb­be detto. La parola « martire » fu usata dagli altri scrittori del Nuovo Testamento per descrivere la morte dei cristiani; perché Paolo non la usò per descrivere la morte di Cristo? Se questa teo­ria fosse esatta, non ci sarebbe nessun mistero sull’espiazione, co­me invece Paolo dichiarò (Efes. 5:25, 27, 32).

« Inoltre, Cristo avrebbe almeno potuto avere il conforto della presenza di Dio, come ebbero gli altri martiri, se tale fosse stata la natura della Sua morte. Ma Egli fu abbandonato da Dio. Sareb­be stato giusto che Egli che fu’ l’uomo più santo che sia mai esisti­to in ogni tempo, soffrisse più di chiunque altro, se avesse dovuto essere solamente un martire? Inoltre perché Cristo avrebbe voluto evitare la morte, se fosse stata la morte di un martire, quando altri martiri l’hanno affrontata senza neppure vacillare? L’anima di Cristo era piena di angoscia al pensiero della morte che si avvi­cinava

(Luca 22:39-42), mentre Paolo affrontò il destino del mar­tire con gioia. No: Cristo non fu un martire. Stefano fu un mar­tire, ma Paolo non predicò mai la salvezza per mezzo della fede in Stefano.

Una simile idea della morte di Cristo può produrre dei martiri, ma non può salvare dei peccatori»

e.La teoria dell’influenza morale.

Questa teoria considera la morte di Cristo come un esempio che dovrebbe esercitare un’influenza morale sull’umanità in mo­do di assicurarne il miglioramento morale.

« La teoria morale considera l’opera di redenzione di Cristo come compiuta per mezzo del Suo esempio e delle lezioni di verità religiosa, operanti come un ‘influenza pratica sugli uomini » (Miley).

« L’esempio della sua sofferenza, si dice, dovrebbe intenerire i cuori degli uomini ed aiutare l’uomo a riformarsi, a pentirsi e a migliorare la sua condizione. Perciò si insegna che Dio perdona sulla base di un semplice pentimento e dello sforzo di migliorare »(Evans).

Questa teoria deve essere refutata dal fatto che il conoscere le sofferenze di Cristo non influisce di per sé sugli uomini. Non lo fece al tempo in cui Cristo soffrì e non lo fa adesso.

« Nello stesso modo un ubriacone potrebbe chiamare salvatore un uomo per influenza del quale fu indotto a diventare sobrio e buon lavoratore » (Evans).

d.La teoria del governo di Dio.

Coloro che sostengono questa teoria credono che il governo del mondo da parte di Dio renda necessaria una manifestazione del­la Sua ira contro il peccato. Essi vedono nella morte di Cristo un esempio di sofferenza che dimostra l’ira di Dio verso il peccato.

Miley, che ha questo punto di vista, dice: « La sostituzione di Cristo deve essere di una natura che va d’accordo con il carattere provvisorio dell’espiazione. Non vi potrebbe perciò essere una so­stituzione nella condanna come meritata punizione del peccato, perché una tale espiazione è assoluta. La sostituzione, perciò, e nella sofferenza, senza l’elemento della pena, e così va d’accordo con la natura dell’espiazione essendo nel suo ufficio come un so­stegno morale della giustizia, facendo il perdono coerente con l’esi­genza di un governo morale.

« Le sofferenze di Cristo non sarebbero potute essere, nel sen­so stretto della parola, una punizione di una colpa. La mancanza dell’unico terreno che giustifica la punizione, ed è propria del pec­catore; essa non può essere attribuita ad un altro. E’ sciocco cer­care di trasferire la colpa senza che ci sia peccato… e l’incolpare Cristo di qualche cosa non porta su di Lui nessun peccato ».

« Cristo non dispiacque mai a Suo Padre, ma soffrì solamente i segni, gli effetti e non le cause dell’ira divina» (Bruce).

Questa teoria si deve respingere dicendo che ogni uomo col­pevole avrebbe potuto essere scelto per essere un esempio dell’ira di Dio contro il peccato. Non era necessario scegliere per questo un uomo innocente; infatti non sembra affatto giusto scegliere un innocente a tale scopo. Certamente non era necessario un essere nuovo. E non ci sarebbe potuta essere dimostrazione dell’ira di Dio contro il peccato nelle sofferenze di Cristo se queste sofferenze non fossero state sopportate in relazione ad un atto di giustizia, ~l’applicazione della pena, e alla punizione della colpa. Altrimenti la croce non sarebbe che una commedia senza realtà, una semplice e mera dimostrazione di potenza di governo senza però nessuna azione giuridicamente giusta. L’esecuzione della giustizia è neces­saria per esprimere veramente la giustizia. E questo è quanto le Scritture insegnano che ebbe luogo alla croce. (Vedere Gal.3:13; I Piet. 2:24; 3:18).

e. La teoria dell’amore di Dio.

Questa teoria insegna che Cristo morì per mostrare agli uomi­ni quando Dio li amasse, cosicché d’allora in poi, essi potessero conoscere quali fossero i sentimenti di Dio nei loro riguardi.

Questa teoria si può confutare con il fatto che gli uomini non avevano bisogno di una simile manifestazione per sapere che Dio li amava, poiché le Scritture dell’Antico Testamento erano piene dell’amore di Dio. Ammettiamo, tuttavia, che la morte di Cristo rivelò l’amore di Dio. Ma ancora di più, è il provvedimento che l’amore di Dio prese nei riguardi degli uomini per la loro salvezza dalla colpa e dalla punizione del peccato. Secondo questa teoria Dio è rappresentato come Colui che in Cristo soffre insieme con l’uomo le conseguenze ed i risultati del suo peccato. In tale modo si compie una fatale omissione, poiché Dio non solo soffrì con l’uomo nelle sofferenze di Cristo ma per l’uomo.

« Cristo mori per noi» (Romani 5:8).

(2) Considerato da un punto di vista positivo.

E’ certo che nessuno può dare una risposta perfetta o esauriente alla domanda seguente: « Quale è la natura della morte di Cristo?». Tuttavia, in linea generale, si può affermare con la certezza di avere una solida base scritturale, che la morte di Cristo ebbe una natura di salvezza. Fu l’opera di salvezza che Dio compì al posto dell’uomo. Vi sono alcune affermazioni bibliche e certi insegnamen­ti precisi su cui sono basati i punti seguenti:

a. Essa fu preordinata (predisposta e prevista in precedenza).

Atti 2:23 – « Come voi stessi ben sapete, quest’uomo, allorché vi fu dato nelle mani, per determinato consiglio e per la prescienza di Dio, voi, per man d’iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uc­cideste ».

Vedere I Piet. 1:18-20; Ap. 13:8.

L’espiazione ebbe la sua origine nell’eternità. La sua sorgente fu in Dio. L’espiazione fu un fatto sottinteso nel cuore di Dio prima che divenisse un fatto manifestato nella storia dell’uomo: fu un fatto esistente nell’eternità prima di divenire un fatto nel tempo.

b.Essa fu volontaria (fu un atto di libera scelta e non di obbligo).

Giovanni 10:17-18 – « Per questo mi ama il Padre; perché io depon­go la mia vita, per ripigliarla poi. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me. Io ho podestà di deporla ed ho podestà di ri­pigliarla. Questo ordine ho ricevuto dal Padre mio ».

Vedere Galati 2:20.

A volte noi attribuiamo la morte di Cristo ai Giudei e a volte ai soldati Romani, ma in ultima analisi Gesù Cristo morì per Sua propria volontà.

« Nessuno obbligò Cristo se non l’impulso del suo cuore pieno di amore. L’amore costringe per mezzo del suo impulso. Non c’è nessuna potenza che spinge tanto quanto l’amore in tutta la sua in­tensità. La Sua potenza ad agire in nostro favore dimostra il va­lore intrinseco della sua azione » (Marsh).

c. Essa fu un’opera vicaria (compiuta al posto di altri).

1 Piet. 3:18 « Poiché Cristo ha sofferto una volta per i peccati, egli giusto per gli ingiusti, per condurci a Dio; essendo stato messo a morte, quando alla carne; ma vivificato quanto allo spirito ».

Vedere I Cor. 15:3; Rom. 4:25.

E’ stato dimostrato che la morte di Cristo non fu né un caso ac­cidentale né un martirio, né qualche cosa che poteva avere va­lore per lui ; essa fu compiuta per amore di altri. Egli non morì per sé. L’apostolo Paolo dice: « Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture ».

d. Ebbe un valore di sacrificio (di un’offerta per il peccato).

I Cor. 5:7 – « Purificatevi del vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come siete già senza lievito. Poiché anche la no­stra pasqua, cioè Cristo, è stata immolata ».

Vedere Es. 12:13, 23; e Is. 53:10; Eb. 9:14.

La morte di Cristo fu veramente un sacrificio per il peccato del mondo. Perciò ogni membro della razza umana nasce sotto l’ombra protettrice della croce. Come il peccato di Adamo è impu­tato ai suoi discendenti, senza che questi lo approvino o ripudino personalmente, così tali discendenti vengono anche fatti partecipi dei meriti di Cristo il quale obbedì per redimere dalla condanna del peccato, senza che essi lo debbano personalmente approvare o se ne debbano appropriare.

La morte di Gesù Cristo è in potenza e nella sua essenza un sacrificio per i peccati del mondo. In tale senso Egli gustò la morte per ogni uomo, e si diede come riscatto di tutti ed è il Salvatore di tutti gli uomini.

e. Ebbe valore espiatorio (per placare o soddisfare).

Gal. 3:13 – « Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: Ma­ledetto chiunque è appeso al legno) ».

Vedere anche: Is. 53:4-6.

L’espiazione è l’annullamento della colpa o l’allontanamento del peccato per mezzo della mediazione meritoria di qualcuno. Seb­bene non si trovi nelle Scritture, non vi è parola usata più di fre­quente in relazione con il nostro soggetto. Vederne un esempio in Genesi 32:20.

f. Fu un atto propiziatorio (per coprire il peccato e ingraziarsi il favore di Dio).

I Giov. 4:10 – « In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Iddio ma che Egli amato noi, e ha mandato il suo Figliuolo per essere la propiziazione per i nostri peccati ».

Vedere anche Is. 53:8, 10-12; Rom. 3:25.

« Vi sono tre casi in cui questo termine ricorre nel Nuovo Te­stamento (questi sono anche gli unici casi in tutta la Scrittura); in essi tale termine è applicato a Colui che compì la espiazione stessa… Essa presuppone un’offesa e la sua rimozione; queste due idee sono sottintese nella dottrina dell’espiazione; tale parola è usata sempre in relazione e in maniera indissolubile col sacrificio che è il mezzo per cui l’offesa viene tolta» (Symington).

« Rom. 3:25 potrebbe letteralmente essere reso con “una pro­piziazione mediante la fede nel suo sangue ” (Gr.: hìlasterion, “luogo di propiziazione”). La parola ritorna in 1 Giov. 2:2 come traduzione di hilasmos ” ciò che rende propizio”, sacrificio propiziatorio”. La parola hilasterion è usata nella traduzione dei Set­tanta e in Ebr. 9:5 per indicare il propiziatorio. Il propiziatorio era spruzzato con il sangue dell’espiazione nel giorno delle espiazioni per indicare (in maniera tipica) che la giusta sentenza della legge era stata eseguita, di modo che quello che giustamente avrebbe do­vuto essere un luogo di giudizio poteva diventare un luogo di mise­ricordia (propiziatorio). Per adempiere questo “tipo “, Cristo stes­so è l’hilasmos, cioè colui che rende propizio, e l’hilasterion ” il luogo di propiziazione” (spruzzato con il suo proprio sangue), il segno che al nostro posto Egli ha onorato la legge in maniera tale da sopportarne la giusta sentenza. Così Dio, che da sempre pre­vide la croce, è vendicato non imputando i peccati da Adamo a Mosè (Rom. 5:13) e i peccati dei credenti sotto l’antico patto, ed è giusto nel giustificare i peccatori sotto il nuovo patto. Non vi è l’idea di rendere propizio un Dio vendicativo placandolo, ma di agire dirittamente secondo la Sua legge santa, in modo da dargli la possibilità di mostrare con giustizia la Sua misericordia » (Sco­field).

g.Ebbe valore di riscatto (riscatto per mezzo del pagamento).

Gal. 4:4, 5 – « Ma quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio man­dò il suo Figliuolo, nato di donna, nato sotto la legge, per ri­scattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi riceves­simo l’adozione di fighuoli ».

Questo termine è impiegato nelle transazioni umane, quali la liberazione di uno schiavo dietro pagamento del suo riscatto o di uno imprigionato per debito, per mezzo della liquidazione del suo debito.

Tale termine presuppone la liberazione per mezzo di un so­stituto di uno schiavo o di un debitore incapace di liberarsi da solo. Ne consegue che l’emancipazione e la liberazione avvengono in seguito al pagamento del prezzo di riscatto. Cristo ci ha redenti dalla maledizione derivante dalla trasgressione della legge essen­do Egli stesso divenuto maledizione per noi. La sua morte costi­tuì il prezzo di riscatto che fu pagato.

« E’ difficile stabilire a chi questo riscatto dovette essere pa­gato: o a Satana per ottenere la liberazione di coloro che egli te­neva prigionieri, o alla santità eterna e necessaria, alla legge di­vina, alle esigenze di Dio, che per natura è il santo Legislatore. Questa ultima affermazione che attribuisce la necessità del riscat­to alla santità di Dio, è preferibile » (Evans).

«La verità completa è comprensibile per mezzo del signifi­cato delle tre parole che sono tradotte col termine ” redenzione “:

« agorazo », “comprare in un mercato”. Coloro che devono es­sere redenti sono “venduti schiavi al peccato”. (Rom. 7:14) ed ancora di più sono condannati a morte (Ez. 18:4; Giov. 3:18, 19); il prezzo da pagare è il sangue del Redentore che muore al loro posto» (Matt. 20:28).

La seconda parola usata è « exagorazo » che significa comprare per portare via dal mercato (Gai. 3:13). Coloro che sono stati ri­scattati non devono più essere messi in vendita. La terza parola è« lutroo », che vuol dire «liberare », « mandare in libertà per mez­zo di un pagamento »

(Ef. 1:7; 1 Piet. 1:18; Rom. 3:24).

La reden­zione è ottenuta per mezzo di un sacrificio e di una potenza (Es. 14:30). Cristo pagò il prezzo e lo Spirito Santo fa sì che la libera­zione diventi un’esperienza reale » (Scofield).

h. Ebbe valore di una sostituzione (al posto di altri).

I Piet. 2:24 « Egli, che ha portato egli stesso i nostri peccati nel suo corpo, sul legno, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le cui lividure siete stati sanati ».

Vedere anche Lev. 1:2-4; 2 Cor. 5:21; Rom. 4:25; Matt. 2:22;Luca 11:11.

Questo termine non si trova nella Bibbia ma il principio da essa enunciato si trova in tutte le sue pagine, in relazione con l’in­segnamento sulla morte di Cristo, sia per mezzo di tipi o simboli o per mezzo di affermazioni precise. Esso si trova nel fatto che Cristo prese il posto dei peccatori che avevano offeso Dio, portò la loro colpa e soffrì la loro punizione.

Per salvare gli uomini, Egli si pose volontariamente al loro posto di persone che hanno infranto la legge santa, giusta e buona di Dio; si considera responsabile della loro colpa; si offre piena­mente per subire interamente il castigo che gravava su loro a causa del peccato. Si sostituisce a loro, non solo per quello che riguardava la punizione, ma anche per quelle che erano le esi­genze della punizione stessa. Cristo non solo accettò di essere l’espiazione del peccato, ma accettò anche di divenire peccato per noi.

Mentre la Sua anima santa era libera da ogni contaminazione morale connessa con uno stato di colpevolezza morale; mentre nes­suna colpa poteva essergli imputata, fu necessario che gli venisse imputata la colpa che stava per espiare. Era necessario che le sue sofferenze avessero una forma di punizione. La sofferenza disgiunta dalla colpevolezza è una disgrazia e non un castigo; la colpa è un elemento indispensabile della punizione. Cristo non aveva nessuna colpa personale; in realtà era incapace di peccare, ma “ il Signore fece cadere su di lui l’iniquità di tutti noi “.

4. Lo scopo della morte di Cristo.

« La morte di Cristo ha nel suo scopo un duplice aspetto, uni­versale e particolare. E’ universale nella sua sufficienza e parti-colare nella sua efficacia. E’ sufficiente per tutti ed è efficace solo per coloro che credono. Le Scritture descrivono l’espiazione come compiuta per tutti gli uomini e sufficiente per la salvezza di tutti. Quindi l’espiazione non è limitata, ma è limitata la sua applicazione per mezzo dell’opera dello Spirito Santo » (Strong).

(1) Per il mondo intero.

I Giov. 2:2 – « Ed Egli è la propiziazione per i nostri peccati; e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo». Vedere anche i Tim. 2:6; Giov. 1:29.

La sua espiazione è una base sufficiente per la salvezza per tutti e che tutti quelli che riposano su questa base per fede saranno salvati.

(2) Per ogni individuo appartenente alla razza umana.

Ebr. 2:9 – « Ben vediamo però colui che è stato fatto di poco infe­riore agli angeli, cioè Gesù, coronato di gloria e d’onore a motivo della morte che ha patita, onde, per la grazia di Dio, gustasse la morte per tutti».

Questa è un’altra maniera per dichiarare che Cristo morì per tutto il mondo. Nessun uomo, donna, o bambino è escluso dalle be­nedizioni derivanti dall’espiazione. Ognuno vi è incluso, per la prov­videnza di Dio.

(3) Per i peccatori, gli ingiusti, e gli empi.

Rom. 5:6-8 – « Perché, mentre eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi. Poiché a mala pena uno muore per un giusto; ma forse per un uomo dabbene qualcu­no ardirebbe morire; ma Iddio mostra la grandezza del proprio amore per noi; in quanto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi ».

Vedi anche I Tim. 1:15; I Pietro 3:18.

Ogni classe e tipo di peccatore viene a trovarsi sotto il bene­ficio ed il potenziale potere salvifico della croce; nessuno è trop­po basso, troppo vile, troppo indegno.

« L’espiazione è stata compiuta per tutti gli uomini e tutti ne possono beneficiare. La sua estensione ed efficacia riguardo al peccato di Adamo si comprende dal fatto che tutte le creature co­me i bambini ed altre persone non responsabili, incapaci di ri­fiutarla, sono salvati senza il loro consenso, proprio come sono stati coinvolti nel peccato di Adamo senza il loro consenso… Dato che sono nati sotto la maledizione, nello stesso modo nascono an­che traendo beneficio dall’espiazione che deve rimuovere la male­dizione; essi rimangono sotto il suo riparo finché non sono in grado di rifiutarlo; essi ne allontanano l’influenza come un uomo chiude la sua persiana per impedire ai raggi del sole di entrare in una stanza. Egli li allontana opponendosi ad essi in maniera diretta. Nello stesso modo un altro potrebbe costruire degli argini intorno al suo campo per difendersi dalle acque che altrimenti vi entre­rebbero per fertilizzarlo » (Ashmore).

(4) Per la Chiesa e per tutti i credenti.

Ef. 5:25-27 – « Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, affin di santifi­carla, dopo averla purificata col lavacro dell’acqua mediante la Parola, affin di far egli stesso comparire dinanzi a se que­sta Chiesa, gloriosa, senza macchia, senza ruga o cosa alcuna simile, ma santa ed irreprensibile ».

Vedi anche I Tim. 4:10.

Cristo è soprattutto il Salvatore di quelli che credono. In un certo senso si può dire che Cristo morì particolarmente per la Chiesa: « Cristo amò la Chiesa e diede Se stesso per lei ».

5. I risultati della morte di Cristo.

(1) In relazione agli uomini in generale.

L’apostolo Paolo chiama Gesù Cristo il Salvatore di tutti gli uomini per dimostrare che nella sua opera di redenzione Cristo è in relazione con tutta la razza umana.

« Un’inconscia partecipazione all’espiazione di Cristo, in virtù della nostra umanità simile alla sua, ci rende eredi di molte bene­dizioni temporali » (Strong).

a. Un nuovo periodo probativo è provveduto.

Rom. 3:25 – « Il quale Iddio ha prestabilito come propiziazione me­diante la fede nel sangue d’esso, per dimostrare la sua giu­stizia, avendo Egli usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza ».

Vedi anche Atti 17:30-31 e 2 Piet. 3:9; Giov. 3:16-18.

L’uomo peccò e cadde al primo periodo probativo in Adamo; da ciò derivarono la morte e la depravazione. Per mezzo della morte di Cristo fu provveduto un nuovo periodo probativo. Nel pri­mo caso l’uomo veniva messo al cimento sotto la legge, rappresen­tata dall’albero della conoscenza del bene e del male; nel nuovo caso egli è messo alla prova sotto la grazia e il punto di riferi­mento è Gesù Cristo e la sua opera di salvezza.

“ L’espiazione di Cristo assicura a tutti gli uomini una proroga nell’esecuzione della sentenza contro il peccato, provvede un pe­riodo per pentirsi insieme con la continuazione delle benedizioni co­muni della vita, benedizioni che sono state compromesse dal pec­cato. L’espiazione ha provveduto obbiettivamente alla salvezza di tutti, rimovendo dalla mente di Dio ogni ostacolo che poteva impe­dire il perdono e la riabilitazione dei peccatori, a meno che la loro opposizione volontaria a Dio non impedisca loro di tornare a Lui. L’espiazione di Cristo ha anche procurato per tutti gli uomini tre forti incentivi al pentimento: la Croce e l’opera comune della Chie­sa cristiana e dello Spirito Santo. Per mezzo di quest’ultimo, i pri­mi due sono portati ad avere efficacia sugli uomini” (Strong).

« Si può ammettere che vi siano certi vantaggi e privilegi, non connessi con la salvezza, risultanti dalla morte di Cristo, ai quali partecipano in maniera universale coloro che vivono sotto la gra­zia. La preservazione della razza umana stessa può essere fatta risalire a questa sorgente e certamente dobbiamo ad essa i mezzi di miglioramento morale e religioso, la conoscenza utile e profi­cua, una coscienza più ampia e più profonda de] dovere, una mag­giore circoscrizione della malvagità, un maggiore incentivo alla giustizia, alla benevolenza e alla purezza; insieme con molti altri elementi i quali contribuiscono alla prosperità della società e al bene degli individui che una ragione non controllata o un codice di legge non avrebbero potuto assicurare. Il sistema di grazia sta­bilito sulla terra e basato sull’espiazione di Cristo, circonda per così dire, « il nostro mondo malvagio di una atmosfera di bene naturale e morale e sparge una gamma senza fine di benefici per­sonali e sociali ». Questi vantaggi sono strettamente universali; e se il sentimento che Cristo morì per tutti gli uomini non avesse nessun riferimento più alto di questo, è possibile che noi non ci sentiremmo chiamati a discuterlo »

b. Gli uomini sono avvicinati a Dio.

Giov. 12:32-33 – « Ed io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me. Così diceva per significare di qual morte dovea morire ».Confronta con Giov.5:40: «Voi non volete venire a me per avere la vita ».

Poi vedi anche Geremia 31:3.

E’ vero che Dio nell’espressione del Suo amore per gli uomi­ni attraverso le sofferenze della morte di Cristo cerca di allon­tanare gli uomini dalle vie del peccato per condurli nelle vie della verità e della giustizia, ma è chiaro anche che non tutti rispon­dono a tale chiamata. Tutti gli uomini sono attirati, ma non tutti sono costretti. « La grazia di Dio salutare per tutti gli uomini è apparsa » (Tito 2:11),

ma non tutti l’hanno ricevuta.

Una calamita può essere posta in una stessa relazione con un vario numero di metalli cosicché il suo potere di attrazione si eser­citi su tutti, ma l’attrazione stessa non è efficace per tutti. La sua efficacia dipende dal metallo e non dalla calamita. Non tutti gli uomini hanno fede (2 Tess. 3:2), perciò non tutti rispondono all’at­trazione della Croce.

c. Una propiziazione è provveduta.

1 Giov. 4:10 – « In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato il suo Figliuolo per essere la propiziazione per i nostri peccati ».

Vedi anche 1 Giov. 2:2.

La morte di Cristo ha coperto in maniera provvidenziale la cecità e la ripugnanza del peccato e della peccaminosità dell’uomo, ma questa « copertura », che è alla portata di tutti, deve essere accettata da colui che ne comprende i benefici. Anche nel giardino di Eden, dopo che Adamo ed Eva ebbero peccato, Dio provvide per loro dei vestimenti per mezzo di animali uccisi a tale scopo, ma Adamo ed Eva dovettero prendere tali vestiti e indossarli prima di potersi presentare a Dio.

d. Il peccato del mondo è rimosso.

Giov. 1:29 – « Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva a lui, e disse: Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo! ».

Il peccato del mondo è quella colpevolezza che cade sul mondo e sulla razza umana a causa del peccato di Adamo. Adamo, durante il suo periodo di prova e di tentazione, agi non solo come individuo, ma anche come rappresentante della razza. Egli era il capostipite morale e biologico della razza umana e quindi la sua azione fu l’azione tanto della razza quanto dell’individuo. L’Apostolo Paolo dichiara che noi tutti abbiamo peccato in Adamo.

Abbiamo agito in lui e per mezzo di lui; in tale modo noi abbiamo peccato nel suo peccato e siamo caduti nella sua caduta e siamo divenuti colpe­voli con la sua colpa.

Ma mentre questo è vero nessun membro della razza umana è tuttavia perduto a causa della colpa di Ada­mo. poiché tale colpa fu completamente e perfettamente rimossa dalla morte di Cristo,”l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”.

Quindi l’unica colpa che grava su quella parte non re­sponsabile dell’umanità che comprende i bambini e gli idioti è la colpa del peccato di Adamo il quale è stato espiato da Cristo. Perciò tutti coloro che muoiono in questo stato mentale di irresponsa­bilità, non avendo mai avuto la possibilità di scegliere razional­mente, beneficiano dell’opera compiuta da Cristo.

La teoria degli antichi teologi che all’inferno ci siano dei bam­bini al di sotto di una spanna, è assolutamente priva di fondamen­to, non avendo alcuna base nella Scrittura o nel carattere di Dio. Davide disse alla morte del suo bambino che era nato da una rela­zione adultera: « Io andrò da lui, ma egli non tornerà da me » (2 Sam. 12:23).

(2) In relazione al credente.

Il risultato della morte di Cristo per il credente in generale è che è « ritornato al pastore e vescovo delle vostre anime». La sal­vezza in potenza provveduta alla croce diventa attuale nell’espe­rienza quando il credente si affida al Salvatore.

a. La potenza del peccato è resa nulla in potenza.

Ebr. 9:26 – « Che, in questo caso, avrebbe dovuto soffrir più volte dalla fondazione del mondo; ma ora, una volta sola, alla fine de’ secoli è stato manifestato, per annullare il peccato col suo sacrificio ».

L’Apostolo dice « peccato » e non « peccati ». Vi è una speciale forza in questa astrazione. Cristo non ha distrutto la potenza di questo o quel peccato; Egli ha allontanato per mezzo della sua morte il peccato stesso. Egli in potenza ha distrutto la potenza del peccato così come ha espiato i singoli peccati.

« L’espiazione di Cristo non fu solamente un’espiazione del pec­cato, ma anche un trionfo su di esso. Cristo ha risposto per il pec­cato in modo che noi non dovessimo più risponderne. La Sua morte per il peccato è la morte del peccato. La Sua passione per noi di­strugge la passione del peccato. La crocifissione esteriore di Cri­sto la quale ci procura il beneficio del perdono è la potenza inte­riore che ci dà la possibilità di sperimentare la crocifissione in­teriore del nostro io »

b. La redenzione dalla condanna della legge è assicurata.

Gai. 3:13 – « Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: Ma­ledetto chiunque è appeso al legno) ».

Vedi anche Galati 3:10; Giac. 2:10; Is. 42:21.

Il credente è redento o riscattato e perciò è liberato dalla male­dizione sotto la quale si trovano tutti coloro che confidano nella legge e nelle opere della legge per essere giustificati.

Ogni ostacolo legale alla salvezza dell’uomo è tolto di mezzo. La colpa espiata, la redenzione dalla condanna è procurata ed ogni accusa che la legge può portare contro il peccatore è completamente soddisfatta.

« In lui la legge è stata resa magnifica e onorevole ». Cristo apparve per essere il fine della legge per la giustizia. Egli venne non per distruggere la legge, ma per adempierla e Dio ha mandato una propiziazione per mezzo della fede nel suo sangue per dimo­strare la sua giustizia »

c. La liberazione dai legami della legge è provveduta.

Col.2:14 – « Avendo cancellato l’atto accusatore scritto in precetti, il quale ci era contrario; e quell’atto ha tolto di mezzo, inchio­dandolo sulla croce ».

Vedi anche Rom. 7-1-4, 6.

Il credente è « crocifisso con Cristo » e questa morte lo scioglie dai legami, simili ai legami di un matrimonio, che lo univano alla legge e dalla sua sottomissione ad essa, lasciandolo libero di esser unito al Risuscitato per servire e portar frutto. « La redenzione dalla servitù della legge include non solo la liberazione dalla sua condanna, ma anche dall’obbligo di soddisfare le imposizioni della legge stessa. La legge richiede un’obbedienza perfetta. Essa dice:

Fa questo e vivrai” e “maledetto è colui che non persevera in tutte le cose che sono scritte nel libro della legge per adempierle “»

La soggezione alla legge era uno stato di schiavitù dal quale gli uomini sono riscattati per mezzo della croce e sono introdotti nella libertà dell’evangelo.

d. La barriera esistente fra Giudei e Gentili è condizionatamente rimossa.

Ef.2:14-16 – « Poiché è lui ch’è la nostra pace; lui, che dei due popoli ne ha fatto un solo ed ha abbattuto il muro di separazione con l’abolire nella sua carne la causa dell’inimicizia, la legge fatta di comandamenti in forma di precetti, affin di creare in se stesso dei due un solo uomo nuovo, facendo la pace; ed affin di riconciliarli ambedue in un corpo unico con Dio, me­diante la sua croce, sulla quale fece morire l’inimicizia loro ». Vedi anche Galati 3:28.

« Le parti che sono unite qui non sono un Dio santo e un pec­catore empio. Le due parti riconciliate sono i Giudei e i Gentili, resi uno in Cristo; fra questi due si innalzava un muro di separa­zione il quale li divideva. Questo muro di separazione era la legge; Dio stesso lo aveva innalzato avendo separato il suo popolo di Israele dai Gentili… La legge sotto forma di comandamenti richie­deva che i Giudei fossero completamente separati dai Gentili. Un Giudeo che mangiava con un Gentile commetteva un peccato. Anche Pietro, quando ebbe mangiato con i Gentili in Antiochia, se ne separò e si allontanò; ciò mostra quanto profondamente questo pre­giudizio fosse radicato.

L’inimicizia e l’odio esistente fra i Giudei e i Gentili erano grandi e se ne possono facilmente trovare le tracce nella storia. E ora, nella croce di Cristo, Dio ha abbattuto il muro di separazione e ha posto fine a questa inimicizia costituita dalla legge sotto forma di comandamenti. Questa inimicizia ha trovato la sua fine nella croce.

I Giudei avendo respinto il loro Messia col­marono la misura della loro colpevolezza, in quanto nazione, e divennero perciò più colpevoli dei Gentili stessi. Il muro di separa­zione cessò di esistere… I Giudei e i Gentili, credendo e affidandosi a Cristo, avvicinati per mezzo del Suo sangue, sono fatti uno e costituiscono un uomo nuovo ».

e. La base per divenire figlioli di Dio è provveduta.

Galati 4:3-5 – «Così anche noi, quando eravamo fanciulli, eravamo tenuti in servitù sotto gli elementi del mondo; ma quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio mandò il suo Figliuolo, nato di donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione di figli.

Se Cristo è nostro sostituto e prende il nostro posto noi, per un meraviglioso scambio, otteniamo per sempre il suo posto e non siamo più visti in noi, ma in Lui: figli nel Figliuolo Eterno.Quell’uomo perfetto venne: Figliuolo Eterno per guadagnare la salvezza per i figliuoli degli uomini ».

f. La distanza morale esistente fra l’uomo e Dio è annullata.

Ef.2:13 – « Ma ora, in Cristo Gesù, voi che siete stati avvicinati mediante il sangue di Cristo.

La distanza esistente fra Dio e l’uomo non è fisica, perché tale distanza non esiste fra loro dato che Dio è Onnipresente. Egli riempie tutto ed è in tutto. Non c’è alcun luogo in cui Egli non sia. La distanza è piuttosto morale. E’ il peccato quello che crea la sepa­razione (Is. 59:1-2). Questa distanza tuttavia è potenzialmente tolta dal sacrificio della croce.

g. La riconciliazione con Dio è provveduta.

 

Rom. 5:10 – « Perché, se mentre eravamo nemici siamo stati ricon­ciliati con Dio mediante la morte del suo Figliuolo, tanto più ora, essendo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita ».

Vedi anche Col. 1:20, 22.

La morte di Cristo ha posto in uno stato di accordo due parti che erano in disaccordo: Dio e la sua creatura peccaminosa: l’uomo.

h. Il perdono dei peccati è assicurato.

Ef.1:7 – « Poiché in lui noi abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione de’ peccati, secondo le ricchezze della sua grazia ».

Ciò che è praticamente impossibile ad ottenersi in un altro campo dell’esperienza umana, come la natura, la società e i tribu­nali, è gloriosamente possibile in Cristo per mezzo della Sua morte redentrice.

i. La purificazione da tutti i peccati è provveduta.

I Giov. 1:7, 9 – « Ma se camminiamo nella luce, com’Egli è nella luce, abbiam comunione l’uno con l’altro, e il sangue di Gesù, suo Figliuolo ci purifica da ogni peccato. Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità ».

Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da per­donarci i nostri peccati e purificarci dalle nostre iniquità.

Il sangue di Cristo è il mezzo di purificazione per mezzo del quale gradualmente, essendo già giustificati e in comunione con Dio, i credenti diventano puri da ogni peccato che potrebbe inter­rompere la loro comunione con Dio. Il sangue purificatore è reso efficace per mezzo della fede.

Il Dr. Torrey fa questa domanda: « Significa questo una puri­ficazione dalla colpa del peccato o significa una purificazione dalla presenza del peccato stesso? ».

Salmo 51:7 « Purificami con l’issopo, e sarò netto; lavami, e sarò più bianco che neve ».

 

Vedi anche Lev. 14:19; Lev. 14:31; Ger. 33:8; Ap. 7:14 . Ef. 1:7; Rom. 3:25; Rom. 5:9; Mat. 26:28; Lev. 16:30; Lev. 17:11.

Risposta: Da questi passi appare chiaro che nella Bibbia l’espressione « Purificazione per mezzo del sangue » significa purifi­cazione dalla colpa del peccato.

Per mezzo del sangue sparso di Cristo, tutti coloro che cammi­nano nella luce sono continuamente purificati in ogni ora e in ogni minuto, da tutta la colpa del peccato. Non vi è assolutamente più peccato su loro; vi può essere peccato in loro. In questo caso non il sangue, ma Cristo vivente e lo Spirito Santo operano.

l. La base della giustificazione e del perdono della colpa è provveduta.

Rom. 5:9 – « Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, sarem per mezzo di lui salvati dall’ira ».

« Quella giustizia ci copre e ci protegge. E’ un vestito che le nostre opere migliori non possono rammendare e che le nostre azioni peggiori non possono sciupare. Cristo in noi e nostro sostituto è la semplice risposta a tutto ».

m. La condanna è rimossa per sempre.

Rom. 8:33, 34 – « Chi accuserà gli eletti di Dio? Iddio è quel che li giustifica. Chi sarà quel che li condanni? Cristo Gesù è quel che è morto; e, più che questo, è risuscitato; ed è alla destra di Dio; ed anche intercede per noi».

Vedi anche Rom. 8:13; Atti 13:38, 39.

« Il peccatore che prima tremava davanti alla punizione della legge, ora può alzare la testa con umile fiducia e lanciare una sfida a tutto un universo di accuse dicendo: “Chi accuserà gli eletti di Dio? Chi è colui che li condanna? Cristo è quello che è morto ” »

L’uomo per natura è identificato con Adamo per mezzo del peccato di questo e cade nella sfera della condanna, ma per mezzo della fede in Cristo Gesù è trasferito da questa sfera a quella che è conosciuta per mezzo dell’espressione: « In Cristo Gesù »; in que­sta sfera non esistono condanna, morte o giudizio.

Giov. 5:24 – « In verità, in verità io vi dico che chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio ma è passato dalla morte alla vita ».

n. E’ acquistato da Dio.

1 Cor. 6:20 – « Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo ».

Vedi anche Ap. 5:9, 10; Atti 20:28; Ef. 1:13, 14.

Il prezzo che riscattò l’uomo dal peccato, dalla sua colpa e dalla sua condanna lo ha reso proprietà di Dio. Perciò il credente è il possesso che Dio si è acquistato; per questa ragione Paolo disse ai Corinzi: « Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo ».

o. La morte al peccato è condizionatamente realizzata.

Gal. 6:14 – « Ma quanto a me, non sia mai ch’io mi glori d’altro che della croce del Signor nostro Gesù Cristo, mediante la quale il mondo, per me, è stato crocifisso, e io sono stato crocifisso per il mondo ».

Vedi anche Gai. 2:20; Rom. 6:1-3, 6, 8; 2 Cor. 5:14-15; 1 Pietro 2:24.

« La croce è il segreto della vita (Gai. 2:20). E’ il segreto della vita personale dell’individuo. L’IO è simbolo della vita dell’indivi­duo che è stata causa di ogni inimicizia del cuore verso Dio e la sorgente di tutta la debolezza del servizio che gli uomini hanno cercato di rendere a Dio dalla caduta in poi; anche il problema del­l’IO deve essere risolto alla croce.

« Quando i preti della Chiesa Copta ordinano un uomo per il sacerdozio, recitano su di lui la preghiera di solito recitata per i morti, significando con questo che egli è morto a tutto ciò che è del mondo e vive solo per Dio.

« La croce è la sorgente di ogni vittoria e il cristiano deve conquistare una vittoria che ha cinque aspetti. Primo, la vittoria sulla morte (1 Cor. 15:56, 57). Secondo, la vittoria sul proprio io (Gal. 2:20). Terzo, la vittoria sulla carne (Gai. 5:24). Quarto, la vittoria sul mondo (Gai. 6:14). Quinto, la vittoria su Satana (Col. 2:15) ».

p. Al credente è promesso il possesso di tutte le cose.

Rom. 8:32 – « Colui che non ha risparmiato il suo proprio Figliuolo, ma l’ha dato per tutti noi, come non ci donerà egli anche tutte le cose con lui? ».

Il dono ineffabile di Dio include tutti gli altri doni. Il fatto che Egli non ha risparmiato il Suo Figliuolo è una garanzia assoluta che Egli non negherà nessun’altra benedizione, temporale o spiri­tuale che sia, per nostro bene.

q. Il credente è in potenza liberato dal timore della morte.

Eb.2:14-15 – « Poiché dunque i figliuoli partecipano del sangue e della carne anch’egli vi ha similmente partecipato, affinché, mediante la morte, distruggesse colui che aveva l’impero della morte, cioè il diavolo, e liberasse tutti quelli che per il timor della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù ».

« La croce del Calvario congiunge il presente dell’oggi con il domani dell’eternità. La croce dimostra che l’essere partecipi delle sofferenze di Cristo assicura la partecipazione alla sua gloria » .

(3) In relazione a Satana e alla potenza delle tenebre.

Da un grande numero di passi della Scrittura appare chiaro che Gesù Cristo ebbe una missione da compiere in relazione al Diavolo, missione connessa con la Sua incarnazione e con la Sua morte. Questo si nota dai fatti seguenti:

a. Satana fu gettato fuori.

Giov. 12:31-33 – « Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora sarà cacciato fuori il principe di questo mondo; e io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me. Così diceva per signi­ficare di qual morte doveva morire ».

Vedi anche Ap. 12:7-9.

Gesù parla qui in anticipo della croce e dei risultati che da essa sarebbero provenuti. Egli non prevede una sconfitta, ma una grande vittoria sulle forze del male; perciò Egli parla come se questa avesse già avuto luogo, e nel pensiero e nella mente di Dio ciò era così certo come se fosse già accaduto.

b.Satana è annientato (reso inefficace) Eb. 2:14.

La potenza della morte è qui attribuita al Diavolo e Cristo è rappresentato come Colui che prende 1’arma stessa di Satana per conquistarlo. Questo trova un esempio nella figura di Davide che

per uccidere Golia afferrò la spada stessa del gigante. Quella stessa po­tenza che Satana usò come usurpatore in maniera empia, Cristo, per mezzo di un atto di giustizia, la usò per annientarlo e per assicurare la sua distruzione.

e. I principati e le podestà sono vinti.

Col. 2:14, 15 – « Il legame, insieme con le sue esigenze, che era in azione contro di noi ed era a noi ostile, Egli lo ha cancellato e lo ha tolto via, inchiodandolo sulla sua croce. E scosse via da sé i principi ed i legislatori ostili, ed arditamente li mise in mostra come sue conquiste quando trionfò su di loro per mezzo della croce » .

Vedi anche Ef. 6:12 – « Poiché il combattimento nostro non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, con­tro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità che sono nei luoghi celesti ».

« Cristo ottenne una tale vittoria per noi sopra tutti i nostri nemici spirituali come è espresso nel versetto 15. I principati e le potenze delle tenebre si gettarono sulla natura umana di Cristo, nostro sostituto, per impedirgli di andare alla croce e di morire per la nostra redenzione. Ma Egli li vinse, fece di loro un pubblico spettacolo risuscitando dalla morte, e noi trionfiamo nel suo Trionfo »

« Cristo venne per distruggere le opere del Diavolo. Nel tempo antico fu preannunziato come Colui che avrebbe schiacciato il capo del serpente: e per questo scopo fu manifestato quando i tempi furono compiuti (1 Giov. 3:8). Per mezzo della Sua morte Egli vinse colui che aveva la potenza della morte, cioè il Diavolo.

Egli ancora continua questa stessa opera nella Sua gloria in qualità di intercessore, rispondendo alle accuse portate contro ai Suoi e proteggendoli dagli assalti dell’avversario. Satana è l’accusatore dei fratelli, egli porta delle forti accuse contro i discepoli di Gesù Cristo.

Alcune di esse sono false, altre vere; ma Cristo come avvocato presso il Padre, risponde a tutte. Egli refuta quelle che sono false dimostrando la loro infondatezza; e accampa i meriti acquistati dal Suo sangue per ottenere il perdono di quelle che sono vere (1 Giov. 2:1, 2; Zac. 3:1-5) » .

(3) In relazione all’universo materiale.

Col. 1:19, 20 – « Poiché in lui si compiacque il Padre di far abitare tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della croce d’esso; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli ».

Vedi anche Rom. 8:20-23 Gen. 3:18 con Ef. 6:12.

« Vi è ogni ragione di credere che il mondo fu creato con lo scopo di essere il teatro in cui fu rappresentata la redenzione dell’uomo da parte del Figliuolo Eterno di Dio. Esso è l’opera della Sua mano. Questo è lo scopo a cui esso serve; e certamente si può affermare che il mondo fu concepito in modo che servisse a tale scopo. L’Apostolo, in termini assai espliciti, non solo attribuisce a Cristo l’onore della creazione del mondo, ma asserisce anche che lo scopo della Sua creazione ha compimento in Lui: “Tutte le cose furono create per mezzo di Lui e per Lui”.

Egli è la causa finale ed efficiente di questa creazione del mondo. La nostra terra fu scelta come il luogo in cui il mistero della redenzione doveva essere rivelato e in cui tutte le scene di questa economia della grazia dovevano essere rappresentate.

Sulla terra ebbe luogo l’avvento del Messia promesso; qui Egli condusse la Sua vita di insegnamento; qui furono compiuti i Suoi meravigliosi miracoli e le Sue parole ancora più meravigliose furono pronunciate; sulla terra Egli sop­portò le Sue incomprensibili sofferenze; e ancora su di essa fu compiuta la Sua terribile morte; infine sulla terra furono conqui­state le Sue meravigliose vittorie sull’uomo, sul Diavolo,sul pec­cato e sulla morte » .

L’universo materiale in una certa misteriosa maniera fu in­fluenzato dalla caduta dell’uomo

(Rom. 8:19-23); nello stesso modo fu influenzato dalla morte di Cristo, che aveva lo scopo di

neutra­lizzare gli effetti del peccato sulla creazione. Vi è un effetto co­smico nell’espiazione.

Il Cristo presentato da Paolo è molto più che il secondo Adamo, capo di una nuova umanità; è anche il centro di un universo che ruota attorno a Lui e che in maniera misteriosa viene riconciliato con Dio per mezzo della sua morte. Noi non pos­siamo spiegare in maniera definita come questo accada.

Col.1:20 – « E di riconciliare con sé tutte le cose per mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della croce d’esso; per mezzo di lui, dico, tanto le cose che sono sulla terra, quanto quelle che sono nei cieli ». Un giorno vi saranno « nuovi cieli e nuova terra, in cui giustizia abita» (2 Piet. 3:13).

Vedi anche Eb. 9:23, 24; Is. li e 35.

« In tutta la Scrittura troviamo una grande dottrina fondamen­tale: una creazione in vista di una nuova creazione. Con questa espressione vogliamo semplicemente intendere che nella prima o attuale creazione, la quale ebbe inizio in quel punto del remoto passato chiamato “nel principio ” (Gen. 1:1) Dio fa scegliere una volta e per sempre fra il peccato e la santità, fra la luce e le tenebre, fra Lui e tutto ciò che a Lui si oppone. Quando questa scelta sarà compiuta, Egli introdurrà una nuova creazione nella quale abiterà giustizia perfetta, e che, essendo fondata sull’opera di Cristo e non sulla fedeltà di semplici creature, non passerà mai (Vedi Ap. 21 e 2 Piet. 3) »

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