Cristologia: sviluppo fisico, crescita e limitazioni umane di Cristo

Cristologia: sviluppo fisico, crescita e limitazioni umane di Cristo

 

Luca 2:40, 46, 52 – « E il bambino cresceva e si fortificava, essendo ripieno di sapienza; e la grazia di Dio era sopra di lui. Ed av­venneche tre giorni dopo lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, che li ascoltava e faceva loro delle domande; E Gesù cresceva in sapienza e in statura, e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini ».

L’umanità di Gesù passò attraverso i vari stadi di sviluppo proprio della razza come tutti gli uomini. Dall’infanzia alla giovinezza, dalla giovinezza alla virilità, vi fu un continuo aumento sia nelle Sua capacità fisiche che nelle Sue facoltà mentali. Non siamo in gra­do di dire fino a quale punto la Sua natura senza peccato influenzi la Sua crescita. Sembra chiaro, tuttavia, dalle Scritture, che la crescita e lo sviluppo di Gesù si debbano attribuire all’applicazione delle leggi della natura, all’istruzione che ricevette in una casa in cui temeva Dio, all’istruzione ricevuta nel tempio, al Suo studio personale delle Scritture, e alla Sua relazione e alla Sua comunione col Padre. Sia l’elemento umano che quello divino entravano nella istruzione e nel Suo sviluppo, che per Gesù furono esperienze simili a quelle di qualsiasi altro essere umano.

 

Il suo aspetto fisico.

Giov. 4:9 – ” Onde la donna samaritana gli disse: Come mai tu che sei giudeo, chiedi da bere a me che sono una donna samaritana? Infatti i Giudei non hanno relazione con i Samaritani”.

Vedere Giov. 21:4-5; Marco 7:33-34; 15:34; Giov. 20:15; 19:5; Atti 7:56; I Tim. 2:5.

L’aspetto fisico di Gesù non è oggetto di particolare importanza nelle Scritture. Vi sono poche allusioni a questo riguardo.

Evidentemente la persona di Gesù uomo non deve essere soggetto di contemplazione o di pittura.

« Di Lui ci è detto: Egli non aveva né forma né bellezza da farlo desiderare. Il suo viso fu sfigurato più di ogni altro viso umano, le Sue forme furono straziate più di ogni altro corpo umano. I dipinti convenzionali sono probabilmente molto lontani dal Suo vero aspeto. Infatti essi ritraggono uomini con fattezze greche, mentre Gesù era Giudeo » (Patterson).

“ La donna di Samaria evidentemente riconobbe Gesù come ebreo dal Suo aspetto e dalla parlata. Egli le sembrò un ebreo comune,almeno al principio. Non vi è alcuna base biblica per circondare il capo di Cristo con un’aureola come fanno gli artisti. La sua vita pura, senza dubbio gli conferiva un aspetto particolare,proprio come un un buon carattere distingue certi uomini, anche ai giorni nostri. Naturalmente non conosciamo nulla di definito intorno all’aspetto di ­Gesù, perché non possediamo nessun ritratto Suo”.

 

La sua natura umana fisica, che comprende corpo, anima e spirito.

Quando Gesù s’incarnò, venne in possesso di una natura umana vera e propria; fu « fatto alla somiglianza degli uomini ». Questa natura umana, tuttavia, non era una natura carnale. Essa era senza peccato.

 

(1) Egli possedeva un corpo fisico.

Matt. 26:12 – « Poiché costei, versando quest’olio sul mio corpo, l’ha fatto in vista della mia sepoltura ».

(2) Egli possedeva un’anima razionale.

Matt. 26:38 – Allora disse loro: l’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate meco.

(3) Egli possedeva uno spirito umano.

Luca 23:46 – « E Gesù, gridando con gran voce, disse: Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio. E detto questo spirò ».

Gesù Cristo era in possesso di due nature: quella divina e quella umana.

« Un’unione di divinità e di umanità era essenziale alla costitu­zione della persona di Cristo. Ne consegue, perciò, che il Cristo era Dio-uomo. L’umanità e la divinità erano unite in Lui, ma non incor­porate l’una nell’altra. L’umanità non è deificata e la divinità non è umanizzata. Infatti questo non sarebbe possibile. La divinità non può prendere, nella sua essenza, niente di limitato, e l’umanità è limitata. L’umanità non può essere assorbita nella Deità, in modo da diven­tarne una parte. Le due nature devono rimanere sempre distinte, men­tre la persona di Cristo, formata dalla loro unione, sarà sempre una ed indivisibile. Che Egli avesse due nature unite in una persona e vero e sarà sempre vero riguardo al Messia. Senza dubbio ciò costi­tuisce un mistero, ma non per questo tale dottrina deve essere rigettata » (Pendleton).

Vedere Ebrei 2:14-16; 4:15; Giov. 1:14.

Sono stati fatti, fin dai tempi più antichi, molti tentativi per spiegare la dottrina delle due nature di Cristo. Noi li ricorderemo breve­mente.

L’Ebionismo negava la natura divina in Cristo e sosteneva che Egli era soltanto un uomo.

Il Cerinthianismo sosteneva che in Cristo non vi fu unione delle due nature fino a dopo il battesimo, facendo così derivare la divinità di Cristo dal Suo battesimo, piuttosto che dalla Sua nascita.

Il Docetismo negava la realtà del corpo di Gesù Cristo, affermando che la Sua purezza non poteva essere legata alla materia, che essi consideravano intrinsecamente malvagia.

L’Arianesimo considerava Gesù Cristo come il più elevato degli esseri creati, negando così la sua deità e male interpretando la Sua umiliazione temporanea.

L’Apollinarismo dava a Cristo soltanto due parti umane, affermando che Egli non possedeva un’anima umana, parte che essi affermavano essere peccatrice.

Il Nesterianesimo negava l’unione della natura umana con quella divina, e divideva Cristo in due persone.

L’Entichianesimo sosteneva che le due nature di Cristo erano mescolate in una, che era predominantemente divina, sebbene non fosse la stessa natura divina e originale.

Rinnegare la natura fisica di Cristo è un segno dello spirito dall’Anti-Cristo (I Giov. 4:2-3)

 

Le limitazioni umane pur essendo senza peccato.

 

« Non vi è nota nel grande organo della nostra umanità che, quando toccata, non trovi una vibrazione di simpatia nel registro

dell’essere del nostro Signore, salvo, s’intende, la stonata dissonanza del peccato » (Evans).

 

 

(1) Limitazioni fisiche.

a.Gesù Cristo fu soggetto alla fatica corporale.

Giov. 4:6 « Gesù dunque stanco del cammino, stava così a sedere presso la fonte ».

Confrontare con Isaia 40:28 – « Egli non s’affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile ».

b.Gesù Cristo fu soggetto alla necessità del sonno.

Matteo 8:24 – « Ed ecco farsi in mare una così gran burrasca, che la barca era coperta dalle onde; ma Gesù dormiva ».

Confrontare con Salmo 121:4-5 – « Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchierà nè dormirà. L’Eterno è colui che ti protegge; l’E­terno è la tua ombra; egli sta alla tua destra ».

c.Gesù Cristo fu soggetto alla fame.

Matteo 21:18 – « E la mattina, tornando in città, ebbe fame ». Confrontare con Salmo 50:10-12.

d.Gesù Cristo fu soggetto alla sete.

Giov. 19:28 – « Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché la Scrittura fosse adempiuta, disse: “Ho sete” ».

e.Gesù Cristo fu soggetto alla sofferenza e al dolore fisico.

Luca 22:44 – « Ed essendo in agonia, Egli pregava vie più intensamen­te; e il suo sudore divenne come grosse gocce di sangue che cadevano a terra ».

f.Gesù Cristo nella Sua vita terrena aveva la possibilità di morire.

I Cor. 15:3 – « Poiché io v’ho prima di tutto trasmesso, come l’ho anch’io ricevuto, che Cristo è morto per i nostri peccati ».

(2) Limitazioni intellettuali.

Nella Sua umiliazione, il Figlio di Dio mise da parte l’esercizio indipendente della Sua onniscienza e tutti gli altri attributi della Deità, facendo uso della Sua intelligenza infinita soltanto sotto la guida dello Spirito Santo.

a.Gesù Cristo poteva aumentare in conoscenza.

Luca 2:52 – « E Gesù cresceva in sapienza e in statura, e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini ».

b.Gesù Cristo poteva conoscere per mezzo dell’osservazione di certi fatti.

Marco 11:13 – « E veduto di lontano un fico che aveva delle foglie andò a vedere se per caso vi trovasse qualche cosa; ma venuto al fico non vi trovò nient’altro che foglie; perché non era la stagion dei fichi ».

e.Gesù Cristo poteva essere limitato nella Sua conoscenza.

Marco 13:32 – ” Ma quant’è a quel giorno ed a quell’ora, nessuno li sa, neppur gli angeli nel cielo, né il Figliuolo, ma solo il Padre “.

(3) Limitazioni morali.

Ebr. 2:18 – « Poiché, in quanto Egli stesso ha sofferto essendo tentato, può soccorrere quelli che son tentati ».

Ebr.4:15 – ” Perché non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre infermità; ma ne abbiamo uno che in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare”.

Cristo non possedeva limitazioni morali che fossero dovute al peccato o che implicassero la possibilità di peccare.

« Questo deve essere vero, altrimenti equivarrebbe a porre la redenzione sopra una base che potrebbe essere rovesciata. Tutto il piano della redenzione preparato nel consiglio di Dio, secondo questa teoria, fu tenuto in sospeso fino a dopo la tentazione.Durante la tentazione esso fu messo in bilico.

« Da parte di Sua madre per nascita e da parte di Giuseppe per legge, il nostro Signore Gesù Cristo era erede al trono di Davide,il Messia stabilito da Dio. Il Suo peccato e la Sua caduta non avrebbero in alcun modo cambiato la Sua essenziale o legale relazione al trono,e neppure avrebbe negato il Suo titolo di Messia. Così se Egli avesse peccato, noi avremmo avuto lo spettacolo di un Messia stabilito da Dio, ma peccatore.

« Il nostro Signore fu “l’Agnello” preordinato prima della fondazione del mondo. Un agnello che si accetti per sacrificio deve essere” senza macchia né difetto”. Come tipo di questo agnello,Cristo doveva essere innocente nella Sua essenza, e doveva essere senza peccato per riportare la vittoria sul peccato. Se avesse ceduto alla tentazione e avesse peccato, la Sua caduta non avrebbe potuto cambiare il fatto che Egli era stato preordinato come Agnello di Dio.Se quella designazione fosse rimasta, noi avremmo avutol’Agnello di Dio preordinato, colpevole di peccato, e così privo dei equisiti essenziali voluti sia dal tipo (l’agnello) che dal principio che dichiarava che avrebbe dovuto essere senza peccato.

« Se il nostro Signore come Messia d’Israele e Agnello di Dio avesse potuto peccare, Egli non sarebbe riuscito,come figlio unigenito di Dio, ad essere il redentore degli uomini.

« Le Scritture non riportano nessuna dichiarazione che il nostro Signore avrebbe potuto peccare.Gli esempi basati su Satana e su Adamonon possono reggere.Satana era un angelo creato.Adamo non era un figlio generato da Dio, ma una creatura di Dio. I1 nostro Signore Gesù Cristo non è né un angelo creato, né un uomo creato. Egli fu generato da Dio, dal seme della donna, per opera e mediante lo Spirito Santo. Ciò che fu generato non era una persona, ma una natura, una natura umana. Questa natura umana era santa. La Scrittura la chiama: ” la cosa santa “. La Sua qualità essenziale era la santità di Dio. E dato che la Sua qualità era la santità di Dio, non vi era in esso nessun peccato, né possibile tendenza al peccato. Questa natura umana santa e senza peccato era indissolubilmente unita alla personalità del Figlio. La Sua natura umana non avrebbe potuto peccare senza il consenso della Sua personalità particolare e speciale; tale personalità avrebbe dovuto dire: ” Io voglio ” peccare. Dato che la personalità di Gesù Cristo era la personalità di Dio, era impossibile che Egli acconsentisse a peccare. Dato he la Sua personalità non poteva consentire a peccare, era impossibile che Egli, nella Sua natura umana (in considerazione che tale natura umana era inseparabilmente unita alla Sua personalità) peccasse o (Haldeman).

Definizione dottrinale: Gesù Cristo fu tentato e così fu soggetto alle limitazioni morali caratteristiche della natura umana ad eccezione del peccato.

(4) Limitazioni spirituali.

Nell’incarnazione Gesù Cristo mutò la Sua vita indipendente in una vita dipendente; la Sua sovranità in subordinazione; vivendo la Sua vita come uomo, Egli limitò Se stesso ai mezzi ed ai metodi coi quali l’uomo può ottenere ed esercitare la potenza divina.

a. Gesù Cristo dipendeva, per ricevere la potenza, dalla preghiera.

Marco 1:35 – « Poi, la mattina, essendo ancora molto buio, Gesù, levatosi, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e quivi pregava o. Vedere Giov. 6:15; Luca 22:41-45; Ebrei 5:7.

Nelle Scritture sono ricordate 25 volte in cui Gesù pregò. Egli ottenne potenza per operare e per riportare delle vittorie morali, per mezzo della preghiera, come altri uomini fanno. Egli fu soggetto alle condizioni umane per ottenere ciò che Egli desiderava.

b. Cristo fu dipendente, per ricevere potenza, dall’unzione dello Spirito Santo.

Atti 10:38 – < Come Iddio l’ha unto di Spirito Santo e di potenza ».

Il periodo della dipendenza di Cristo fu il periodo della Sua umiliazione. Si estende da Betleem all’orto degli Ulivi, ed è quindi il periodo della Sua incarnazione sulla terra. Quindi Egli riprese la gloria che aveva col Padre prima che il mondo fosse, e tutte le prerogative della Sua divinità.

Definizione dottrinale: Gesù Cristo, per ottenere potenza fu soggetto alle condizioni umane di essa per esercitarla.

6. Dai nomi umani che egli stesso si diede o che gli altri gli diedero

(1) Gesù.

Matt. 1:21 – ” Ed ella partorirà un figliuolo, e tu gli porrai nome Gesù”.

Questo nome significava Salvatore o salvezza. E’ un nome umano, in uso fra gli Israeliti di allora e di ora.

(2) Il figliuol dell’uomo.

Luca 19:10 – « Poiché il Figliuol dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perito ».

Gesù Cristo chiamò Se stesso « Figlio dell’uomo » almeno 80 volte nei Vangeli. In questo modo Egli si identificò senz’altro con i figli degli uomini.

(3) Gesù di Nazareth.

Atti 2:22 – < Gesù il Nazareno, uomo che Dio ha accreditato fra voi mediante opere potenti e prodigi e segni che Dio fece per mezzo di lui fra voi, come voi stessi ben sapete > .

La gente riconosceva Gesù come un abitante di Nazareth poichè là Egli crebbe fino a che fu uomo. Questo era un adempimento della profezia: « Egli sarà chiamato il Nazareno ».

(4) Il Profeta.

Matt. 21:11 – ” Questi è Gesù, il profeta che è da Nazareth di Galilea”.

Questo è un termine umano che sostiene chiaramente la Sua umanità.

(5) Il falegname.

Marco 6:3 – « Non è costui il falegname, il figliuol di Maria?>.La tradizione asserisce che Giuseppe morì mentre Gesù era ancora un giovanetto, e che Egli assunse così la responsabilità della bottega di falegname di Suo padre.

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