JOHN GRIFFITH
- Una missione nel cuore
Riassumere in poche righe la vita di un grande missionario, che ha consacrato cinquanta anni della propria esistenza in Cina, affrontato innumerevoli pericoli e sofferto persecuzioni, è un’impresa praticamente impossibile. Ci faremo aiutare da alcune note autobiografiche scritte da Griffith John stesso e toccheremo alcune tappe importanti della sua vita missionaria, così come le troviamo riportate nel libro di circa seicento pagine scritto da R. Wardlaw Thompson, Segretario Generale della Società Missionaria di Londra, nel 1906.
“Sono nato a Swansea, nel Galles, il 14 dicembre del 1831. Mio padre era capomastro, un uomo buono e robusto. Combinava queste sue qualità per tradurle in tenacia perché non si spaventava del lavoro da compiere e lo portava sempre a termine facendolo bene.
Mia madre morì di colera nel 1832 quando avevo otto mesi. La perdita di mia madre in quella tenera età fu la privazione più grande della mia vita. Mia zia, sorella di mio padre, si prese cura di me in modo amorevole e straordinario. Fu lei, infatti, a portarmi ai piedi di Cristo: la sua devozione, la sua costanza nel frequentare la comunità locale, la sua partecipazione alle riunioni di preghiera… furono tutti elementi determinanti per la mia esperienza di salvezza. Sapevo di essere un peccatore e sapevo pure che c’era un Salvatore. Mia zia era membro di un gruppo di preghiera della Ebenezer Chapel e fu lì che innalzai la mia prima preghiera a Dio e da lì iniziai a fare i miei primi passi nella fede, crescendo nella conoscenza di Dio e nell’esperienza cristiana. |
Proprio durante quel periodo si trasferì a Swansea, William Rees, un uomo dabbene e ferrato nelle Scritture, divenne subito il mio “eroe” e rivestì alcuni incarichi nella Ebenezer Chapel. Divenne insegnante della Scuola Domenicale ed io ebbi il grande privilegio di diventare uno dei suoi alunni: fui sempre sinceramente grato a Dio per questo, perché i suoi insegnamenti nella Scuola Domenicale hanno indelebilmente segnato la mia vita. Ho passato tre indimenticabili anni della mia vita nella sua classe e durante quel periodo ho ‘imparato ha pensare’, a riflettere, a ponderare le cose; come sua abitudine il Sig. Rees ci incoraggiava ad imparare a memoria porzioni della Scrittura e, alla fine dei tre anni nella sua classe di Scuola Domenicale, avevo imparato a memoria un considerevole numero di Salmi, buona parte del Libro dei Proverbi e dell’Ecclesiaste nonché una bella porzione del Nuovo Testamento. Mio cugino era più bravo di me in questo e spesso venivamo chiamati dal nostro Pastore, durante i culti serali stracolmi di persone, a recitare un Salmo o a dire a memoria il brano bilico del sermone davanti a tutti. Questo, indubbiamente, mi faceva tenere sempre in esercizio e la Parola di Dio ormai permeava la mia vita.
Poco tempo dopo (avevo dodici anni) il fratello Rees mi trovò un lavoro nella cittadina di Onllwyn composta in larghissima parte di minatori; facevo da garzone nell’emporio del Sig. Williams, un uomo pio, più interessato alla salute spirituale dei minatori che ai suoi affari. Ero ospite a casa sua e mi considerava più un figlio che un dipendente.
Fu proprio a Onllwyn che feci il mio primo sermone (avevo quattordici anni), mi ricordo benissimo di quella sera, in una casa privata, durante una riunione di preghiera.
Fui terrorizzato, realizzai subito la mia insufficienza a tale compito e decisi di aspettare ancora qualche anno: prima dovevo crescere, imparare e studiare di più la Parola di Dio. Ma, all’età di sedici anni, fui chiamato di nuovo ad annunciare l’Evangelo ed il mio primo ‘vero sermone’ predicato sempre a Onllwyn fu ‘Non mi vergogno dell’Evangelo’(Rom. 1:16).
Quella fu la prima di tante altre occasioni che mi portarono a viaggiare in tutto il Galles del sud dove mi conoscevano come ‘il predicatore ragazzo’.
Nel 1848 anche mio padre morì di colera: quello fu un altro brutto colpo, dipendevo totalmente da lui, mi sentii tremendamente solo ed invocai il Signore nella mia distretta ed Egli udì la voce del mio grido. I miei cari zii avevano già provveduto un posto per accogliermi ed il Pastore Jacob della Ebenezer Chapel avrebbe provveduto per i miei studi al College.
Fu proprio al Brecon College di Bedford che sorse in me un profondo ed inestinguibile desiderio di servire il Signore nelle missioni in Cina, la chiamata del Signore era inequivocabile!…”
Griffith John lasciò Bedford il 26 marzo del 1855, si sposò con Margaret Jane Griffiths – figlia di un missionario in Madagascar – il 13 aprile e partì per la Cina il 21 maggio. Fino al 1861 visse vicino a Shanghai poi si spostò – dopo aver evangelizzato Ping-hu, Sung-Kiang ed essersi imbattuti in moti di insurrezione popolare – ad Hankow dove stabilì una sede Missionaria nella parte centrale della Cina; da lì fece numerosi viaggi missionari nelle provincie circostanti dove fondò numerose altre missioni.
Nei suoi cinquant’anni di lavoro ha compiuto innumerevoli viaggi missionari, fondato opere di colportaggio, affrontato pericoli di ogni genere, scampato da morte violenta, costruito nuove chiese, stampato un gran numero di trattati evangelistici, tradotto il Nuovo Testamento e porzioni dell’Antico in Mandarino parlato e in dialetto Wen-li.
Griffith John celebrò il suo cinquantesimo anno di impegno missionario il 24 settembre del 1905, la sua vista non si era indebolita e le sue forze non erano scemate.
Nel suo ultimo discorso Griffith John riservò particolare enfasi all’opera d’insegnamento tra i fanciulli che, come lui bambino, furono indelebilmente segnati dalla Parola di Dio.
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