IL PADRE CERCA TALI ADORATORI


INTRODUZIONE
Il culto cristiano è il rapporto fra Dio e il credente, infatti laddove i credenti si radunano il Signore è presente (Matteo 18:20) e tutti i credenti ne godono le benedizioni partecipandovi (Atti 2:42, 46,47Ebrei 10:25). Naturalmente il formalismo liturgico produce la morte del culto stesso, per cui è necessario che esso sia celebrato in “ispirito e verità” (Romani 12:1,2). Ciò significa che l’adorazione deve essere “spirituale”, quindi guidata dallo Spirito Santo, e «veritiera» cioè secondo la verità della Parola di Dio. Bisogna, in primo luogo, adorare Dio senza ricorrere a cerimonie legalistiche come nel culto giudaico; in secondo luogo, il culto deve essere secondo i principi biblici che lo contraddistinguono.

I. IL SIGNIFICATO
Il culto è l’insieme di atti, di pensieri e di sentimenti che si esternano dall’individuo o dalla comunità, verso Dio. È il mezzo per ringraziare, adorare e benedire il proprio Salvatore e Signore (Ebrei 12:28). Nell’Antico Testamento, rendere il culto a Dio, significa “servire Dio” (Esodo 4:23; 7:16; 8:1). Il Nuovo Testamento ribadisce il concetto quando parla di offerta di gratitudine che i credenti fanno a Dio (Ebrei 9:14).
In generale, il Nuovo Testamento parla di culto, servizio e adorazione (Ebrei 10:11 Atti 13:2Ebrei 8:5; 9:9Atti 7:7; 24:14Romani 1:9; 12:1). Questo servizio è, nella Bibbia, espressione libera di lode e gratitudine a Dio. Il termine“adoratori” indica, tra l’altro, coloro che si sottomettono a Dio e gli rendono il culto (Giovanni 12:20).

II. LO SCOPO: l’edificazione
Edificare significa costruire e indica il progresso e la crescita (Atti 9:31; 1° Tessalonicesi 5:11; Romani 14:15-19).
Il culto ha come scopo la crescita spirituale e morale del credente.
Il comportamento negativo di alcuni credenti di Corinto, non solo danneggiava la loro stessa vita spirituale (1° Corinzi 11:28), ma l’intera comunità (1° Corinzi 11:22,27). L’apostolo deve rimarcare che ogni cosa deve convergere verso la comune edificazione (1° Corinzi14:26; Atti 2:46,47).

III. LA DIGNITA’: il decoro
Nella celebrazione del culto, tutto deve svolgersi con decoro e con ordine (1° Corinzi 14:33,40). Il termine “decoro”vuol dire letteralmente di “buona forma”, dunque gradevole, mentre il termine “ordine” indica la successione dei momenti durante il culto. La riverenza deve essere preminente quando la chiesa si riunisce per adorare Dio (Esodo 3:5).
È indubbiamente importante anche l’aspetto fisico ed esteriore (Romani 12:1 corpo; 1° Corinzi 6:19,20); l’abbigliamento (Giovanni 21:7,8; 1° Timoteo 2:9,10; 1° Pietro 3:3,4; 1° Corinzi 11:4,5); l’atteggiamento e la compostezza (Ecclesiaste 5:1,2Isaia 1:12); la sacralità (Giovanni 2:13-17). Attenzione al culto formale e al culto spettacolo (Matteo 6:7)!

IV. LA COMUNIONE: la solidarietà
L’egoismo di alcuni credenti della comunità di Corinto produceva tanta insensibilità nei riguardi di coloro che erano poveri e non avevano da mangiare (1° Corinzi 11:21,22; 1° Corinzi 11:33).
L’apostolo deve rimarcare che ogni cosa, nella radunanza dei credenti, deve convergere verso la piena comunione con Dio (Romani 8:26,27) e gli uni con gli altri (1° Giovanni 1:3-7; 1° Corinzi 1:10).
In tal senso, i credenti:
● devono pregare gli uni per gli altri (Giacomo 5:16Colossesi 4:12);
● devono avere fiducia gli uni degli altri (2° Tessalonicesi 3:4);
● devono sopportarsi e perdonarsi gli uni gli altri (Colossesi 3.13Efesini 4:2, 32);
● devono sottomettersi gli uni gli altri (Efesini 5:2 1);
● devono istruirsi gli uni gli altri (Colossesi 3:16);
● devono servire gli uni agli altri (Giovanni 13:14Galati 5:13);
● devono incoraggiarsi gli uni gli altri (1° Tessalonicesi 4:18).

CONCLUSIONE
La radunanza dei credenti, nella celebrazione del culto, realizza un vero “insieme” (Atti 1:14; 2:1; 2:46; 4:32). 
Il segreto di pentecoste è stato proprio l’insieme dei circa 120! G. Montante

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