John Gibson Paton (1824-1907), missionario nelle Nuove Ebridi, nacque il 24 maggio 1824 a Braehead, Kirkmahoe, nel Drumfriesshire (Scozia), fu il primo degli undici figli (5 fratelli e 6 sorelle) di James Paton, un fabbricante di calze e di sua moglie Janet Jardine Rogerson.
Entrambi i genitori erano discendenti dei Covenanters (il termine deriva dal Patto biblico – in inglese “Covenant”, Alleanza – Presbiteriani del XVII secolo, effettuarono accordi nei quali s’impegnarono a mantenere specifiche forme di culto e governo della chiesa. N.d.E.). Quando Paton aveva 5 anni, la famiglia si trasferì a Torthorworld, a pochi chilometri da Dumfries, dove i genitori trascorsero gli ultimi quarant’anni della loro vita. Qui frequentò la scuola della chiesa locale fino a 12 anni, quando gli fu fatta iniziare l’attività di fabbricante di calzini insieme a suo padre. Paton ben presto lasciò la bottega di famiglia e iniziò a mantenersi da solo e a studiare per proprio conto. Si iscrisse e frequentò per 6 settimane, il massimo che riuscì a permettersi, l’Accademia di Dumfries; lavorò presso i topografi all’ufficio mappe di Dumfries; lavorò a cottimo come bracciante agricolo; insegnò, quando ne ebbe l’opportunità, nelle scuole e per un periodo ne aprì persino una; ogni momento libero
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però, era dedicato allo studio, fatto in modo serio e impegnativo. In ultimo, si stabilì per dieci anni in una zona abbandonata di Glasgow dove svolse un lavoro missionario molto significativo. In quella stessa parte della città, fondò un’eccellente scuola e mise in ordine l’intero sobborgo. La Chiesa Riformata, dalla quale Paton fu ordinato come ministro, aveva già un missionario nell’isola di Aneito, il Reverendo John Inglis, nell’estremo sud delle Nuove Ebridi, nel Sud Pacifico; gli anziani della chiesa erano alla ricerca, senza molto successo, di volontari che partecipassero a quella rischiosa impresa, visto che già due missionari della Società Missionaria di Londra – John Williams e James Harris – erano già stati uccisi e mangiati dai cannibali del posto. Paton si offrì e fu accettato. L’1 dicembre 1857 fu accreditato come predicatore a 33 anni, e il 23 marzo seguente fu ordinato ministro, regolarmente riconosciuto.
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Con la sua giovane moglie, sposata da poco, Mary Ann Robson, raggiunse la missione ad Aneito il 30 agosto, e la coppia fu subito mandata a stabilirsi in una nuova missione nell’isola di Tanna, i cui abitanti all’epoca erano totalmente estranei ai contatti con Occidentali, eccezion fatta per delle aggressioni che di tanto in tanto avevano subito da parte di commercianti di legno di sandalo, provocando la loro ira.
Il giovane scozzese e sua moglie, senza alcuna esperienza del mondo al di fuori della piccola realtà alla quale appartenevano, furono così i primi residenti bianchi su un’isola piena di indigeni nudi dai corpi dipinti, cannibali, totalmente sprezzanti persino del valore della propria vita, privi di gentilezza e del senso del dovere gli uni verso gli altri.
Pochi mesi dopo, nel marzo del 1859, a questa strana coppia nacque un bambino, e nel giro di pochi giorni sia la madre sia il bambino morirono.
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Paton da solo, eccezion fatta di un altro missionario che si trovava su un lato inaccessibile dell’isola, rimase 4 anni ad evangelizzare i tannesiani. Nel maggio del 1861, un missionario canadese e sua moglie, furono uccisi sulla vicina isola di Erromango, la stessa isola dove furono uccisi i precedenti missionari inglesi, ed i tannesiani, incoraggiati da questo esempio, raddoppiarono i loro attacchi nei confronti di Paton. Il missionario, che aveva già scampato la vita più volte per grazia di Dio, riuscì a fuggire sano e salvo da Tanna, perdendo tutto quello che aveva tranne la sua Bibbia e alcune traduzioni nella lingua locale che aveva realizzato durante la sua battaglia durata 4 anni. Da Tanna, Paton raggiunse il Nuovo Galles del Sud (uno stato dell’Australia. N.d.E.) dove non conosceva nessuno, entrò in una chiesa locale, chiese la parola ed ottenne la possibilità di essere ascoltato per pochi minuti; lo fece in modo tale che da quel momento iniziò
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un’opera eccezionale che lo tenne occupato per i restanti 45 anni della sua lunga vita.
Una delle sue attività principali, nelle quali riuscì meravigliosamente, fu quella di ingaggiare missionari per ognuna delle isole delle Nuove Ebridi e fornire loro una barca. Come diretto risultato di questa personalità straordinaria, dotata di grande ingegno e capacità di persuasione, venne in essere, nel 1890, la “Fondazione per le Missioni John G. Paton” per continuare il lavoro in via definitiva. Rientrò per la prima volta in Scozia (1863-1864), si risposò e ritornò nel Pacifico all’inizio del 1865 con la moglie, che aveva sposato da poco, e con alcuni missionari che aveva convinto ad unirsi alla sua opera. Dopo aver sistemato i missionari su varie isole, Paton si fermò sulla piccola isola di Aniwa, stabilendosi lì e
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dove, dal 1866 al 1881, riuscì a far sentire la propria influenza. Dopo il 1881, i suoi frequenti viaggi in visita tra le chiese della Gran Bretagna e delle colonie, resero le sue visite a brevi e rade. Alla fine si stabilì a Melbourne, Australia, dove vi trascorse i suoi ultimi anni di vita. Fu promosso alla gloria il 28 gennaio del 1907 e fu seppellito nel cimitero di Boroondara, uno dei sobborghi di Melbourne.
La seconda moglie di Paton, Margaret, che sposò ad Edimburgo nel 1864, fu una donna di grande pietà e dal carattere forte. Mostrò abilità letterarie nel suo “Lettere ed eventi dalle Nuove Ebridi” (1894), e una notevole capacità organizzativa nel suo impegno con l”Unione missionaria delle donne presbiteriane d’Australia”. Assistette suo marito con dedizione fino alla sua morte che avvenne il 16 maggio del 1905. Da lei Paton ebbe due figlie e tre figli, due dei quali divennero missionari nelle Nuove Ebridi, mentre una delle figlie sposò un missionario del posto.
Quelle che prima erano delle isole sperdute nei mari del Sud, prive della testimonianza dell’Evangelo e popolate soltanto da cannibali e indigeni violenti, divennero ben presto isole nelle quali la Parola di Dio conquistò migliaia di anime che abbandonarono i loro idoli per servire l’Iddio vivente e vero.
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