IL RISULTATO DELLA GRAZIA
“Egli è quel che ti perdona tutte le tue iniquità, che sana tutte le tue infermità, che redime la tua vita dalla fossa, che ti corona di benignità e di compassioni” (Salmo 103:3, 4)
Perdonati, sanati, redenti e coronati: questi meravigliosi doni di grazia si susseguono rapidamente come le benedizioni che furono elargite a Giuseppe. Nella sua storia possiamo individuare elementi in grado di aiutarci a scorgere più chiaramente questi benefici. Seduto fra i ceppi, nella fioca luce della prigione, Giuseppe è in compagnia di persone violente: la sua misera condizione diventa più amara al ricordo della propria innocenza, mentre la speranza è inghiottita dalle circostanze buie. All’improvviso, le porte del carcere si spalancano, la luce di molte lampade lo abbaglia. Viene chiamato il suo nome con un rispetto al quale da troppo tempo egli non era più avvezzo. Mentre si chiede stupito cosa stia succedendo, Giuseppe è condotto fuori della prigione. In fretta e furia gli sono tolte le catene e gli stracci che lo coprono: viene unto con oli profumati, rivestito di abiti eleganti, e quindi condotto alla presenza di Faraone. Egli non è più un prigioniero, ma un principe, ricoperto di vesti di lino, ornato con la catena d’oro del favore regale. Ora sale sul carro vicino al re, mentre tutti s’inchinano alla sua presenza. Egli è incoronato governatore dell’intero paese. Si trattò di un cambiamento rapido e radicale, come quando la notte nera lascia il posto all’alba di un nuovo giorno, che riveste ogni cosa con i suoi raggi d’oro. Questa storia rappresenta più un elemento di contrasto che un’illustrazione, se la poniamo accanto alla lista delle misericordie celebrate in questo salmo. Giuseppe era stato incarcerato a motivo della sua virtù, mentre contro di noi c’è una lista di innumerevoli peccati. Giuseppe con la sua sapienza salvò una nazione e sfamò il mondo: noi non abbiamo alcun merito, niente di buono da vantare. Per quanto fossero grandi gli onori tributati a Giuseppe, si trattò di ricompense e di dignità che il re poteva elargire con una parola. Non gli costarono nulla. Il nostro progresso, invece, è il risultato e la conseguenza di lacrime, di una terribile infamia e della più ingiusta delle morti. Il contrasto non finisce qui. La corona di Giuseppe passò a un altro. Alla fine lo scettro cadde dalla sua mano, la sua autorità cessò. Sorse un re che non aveva conosciuto Giuseppe. Per te invece, anima mia, il dono proviene da un re eterno, l’eredità è incorruttibile e immarcescibile ed è conservata nei cieli per noi, che siamo custoditi dalla potenza di Dio.
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