Iraq: una voce dall’interno
Porte Aperte risponde alla grave emergenza in Iraq in vari modi, grazie al vostro contributo. La nostra inviata Lydia, ci racconterà cosa accade, tramite post che pubblicheremo su Facebook. Ricordiamo l’evento di preghiera del 23 agosto in favore dei cristiani iracheni.
Sono più di 20 anni che Porte Aperte opera in Iraq. In questo paese sono successe così tante cose in queste due decadi che è difficile ricordarle, ma una delle verità che detona in questi ultimi anni è che l’antica presenza cristiana in questa splendida regione sta progressivamente sparendo. Fino a poco tempo fa parlavamo di una drastica riduzione fino a 325.000 circa cristiani, ma questi sono dati relativi a prima dell’avanzata degli estremisti dell’ISIS. Avrete tutti letto nei giornali e visto nei TG di come le case dei cristiani in alcune zone siano state marchiate con la lettera N in arabo, simbolo usato dall’ISIS per indicare chi è un seguace del Nazareno, ossia i cristiani.
Migliaia di cristiani fuggono lasciando tutto da Mosul, Qaraqosh e altre città della pianura di Ninive; ad Ankawa, un quartiere di Erbjl, città del nord dell’Iraq, decine di migliaia di loro sono giunti nei giorni scorsi nella speranza di sopravvivere. “La sofferenza che abbiamo visto qui è indicibile e mi obbliga a piangere mentre vistiamo le famiglie nelle tende e ascoltiamo le loro storie“, ci rivela un nostro collaboratore sul campo. “Dapprima abbiamo constatato le necessità, poi abbiamo messo avviato un progetto di distribuzione di beni di prima necessità, pacchi contenenti cibo non deteriorabile tipo spaghetti, fagioli e pesce in scatola, olio per cucinare, ma anche cose utili per l’igiene tipo disinfettante, cerotti, sapone, spazzolini, dentifricio, ecc.“, ci racconta il nostro collaboratore. Questi quasi 18.000 pacchi di aiuti che dall’inizio della crisi causata dall’ISIS in questi 2 mesi abbiamo consegnato, servono per una settimana a una famiglia da 5 a 7 membri (per sapere come aiutarci a consegnare questi pacchi visita la nostra sezione FAI UN REGALO). Oltre a ciò stiamo fornendo materassi, acqua potabile e altro, ma soprattutto presenza e supporto dei traumi.
Una nostra inviata sul campo, Lydia, dall’interno dell’occhio del ciclone ci invierà una serie di messaggi che pubblicheremo sul nostro account di Facebook. “Mi sono chiesta che ci faccio qui. Ma poi ho realizzato che Dio ha un proposito. Possiamo spiegare alla chiesa libera e ai nostri sostenitori ciò che accade qui e donare loro una prospettiva di tutto questo, affinché loro possano aiutare migliaia di cristiani iracheni sfollati con aiuti di prima necessità. Ma possiamo anche dire a questi fratelli e sorelle iracheni che non sono soli e che persone da tutto il mondo pregano per loro“, scrive Lydia mentre si trova affianco ad un piccolo campo profughi improvvisato all’ombra di una chiesa a Erbjl. Dal giorno della visita di Lydia la comunità sta cercando di riportare il sorriso negli sfollati con giochi per bambini e adulti: “Funziona! Vedo sorrisi tutto intorno a me. Anche il mio cuore si sente sollevato“.
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