Tutti hanno una religione, ma…
Un incontro rivelatore
Il testo biblico che viene posto oggi alla nostra attenzione riporta alcune frasi che il Signore Gesù rivolge ad una donna, per lui straniera, incontrata nella terra di Samaria.
L’incontro avviene presso un pozzo dove entrambi si sono fermati per dissetarsi. Gesù e la donna si scambiano qualche parola, qualche convenevole come si fa cortesemente quando si incontra qualcuno.
Nel corso di questa conversazione, la donna apprende che Gesù è un ebreo, ma che pure Egli è maestro di religione e profeta.
La donna non è credente o praticante, anche se aderisce tradizionalmente alla sua religione. Il fatto di trovarsi di fronte una persona come Gesù, qualificata in questo modo, però, la imbarazza… la fa sentire in colpa… la fa sentire in dovere in qualche modo di “parlare di religione”, anche se magari non ne ha alcuna voglia -questo succede sempre quando si incontra magari un prete, un pastore, una persona impegnata religiosamente…
La religione dei samaritani è diversa da quella degli ebrei e per paura forse di sentirsi attaccata o messa in questione, la donna dice: “I nostri padri hanno adorato su questo monte, e voi dite che è a Gerusalemme il luogo dove si deve adorare… l’importante è essere sinceri, non è vero?” come se volesse dire: “Tu hai la tua religione, io ho la mia… di queste questioni io non ne voglio sapere… chiudiamo qui il discorso…”.
Al che Gesù le risponde in modo sorprendente. Egli dice: “Voi adorate quello che non conoscete; noi adoriamo quello che conosciamo; perché la salvezza viene dai Giudei. Ma l’ora viene, anzi, è già venuta, che i veri adoratori, adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in Spirito e verità”. (Gv. 4:22-24).
Qui Gesù non mette le religioni in concorrenza l’una con l’altra (anche se è chiaro sul primato della fede ebraica) né è disposto a relativizzarle come se tutte andassero bene… La donna pensa alla religione tradizionale con tutte le sue questioni per lei del tutto irrilevanti o comunque delle quali nulla vuol sapere, e Gesù le annuncia qualcosa di assolutamente rivoluzionario: il superamento di tutte le religioni umane con i loro riti e cerimoniali per un culto del tutto “nuovo”, un culto fatto “in spirito e verità”. Che significa?
Un discorso per un pubblico scelto?
L’incontro del Signore Gesù con questa donna si trasforma così per noi in un magnifico insegnamento su che cosa consista la vera religione, il culto genuino e autentico che Iddio, Creatore del cielo e della terra, si aspetta da noi.
Quello di Gesù è un discorso di riforma, riforma radicale del nostro modo di intendere la religione.
E’ però questo un discorso che riguarda soltanto “le persone religiose”, cioè …solo per una minoranza oggi? E’ uno scrupolo che mi sono fatto anch’io quando mi sono messo a considerare questo testo in previsione di questo messaggio.
Che rilevanza può avere un discorso di “riforma religiosa” per una società che, nella sua grande maggioranza, afferma di “non essere più religiosa”?
Non è forse vero che oggi la maggioranza della gente vive come se Dio non esistesse e non si pone più questioni come quelle che il nostro testo propone? Non è forse vero che oggi le “persone religiose” sono una “sparuta minoranza” e che quindi la problematica qui posta dal Signore Gesù, e questa mia stessa predicazione, proponga questioni a cui la gente rimane del tutto indifferente o peggio, annoiata ed infastidita al solo udirla?
Nel riflettere meglio, però, mi sono detto: no, questo testo biblico rimane quanto mai rilevante per tutti, perché ciò che è oggi in crisi sono magari solo le forme tradizionali di religiosità: la verità è che l’essere umano rimane oggi come lo era ieri e lo sarà ancora domani, un essere profondamente religioso. E’ nella natura umana l’essere religiosi: il problema è vedere se l’oggetto del proprio culto sia …il vero Dio oppure qualcosa di falso, di menzognero, di illusorio. Il problema è verificare se la tua religione -…perché tu hai una religione, e sei religioso, anche se pensi il contrario- sia secondo verità e non un’illusione, se la tua religione sia costruttiva oppure alienante, se la tua religione veramente soddisfi la tua vita oppure sia vuota, pesante, insoddisfacente, oppressiva…
A quali valori ti inchini?
Il verbo originale che il nostro testo biblico usa per “adorare” o “adoratori” (PROSKYNEO) significa fondamentalmente “baciare”. Il bacio stesso, originalmente, deriva dall’atto del bambino che appoggia la sua bocca sul capezzolo materno per succhiare nutrimento, o sulla bocca della madre, per ricevere direttamente il cibo già masticato, come fanno certi animali. Il bacio, così, è simbolo di dipendenza e di desiderio di ricevere ciò che è basilare per la vita. L’adorazione religiosa è quindi null’altro che il protendersi dell’uomo verso ciò che si riconosce essere fonte di sostentamento fisico o emotivo ultimo.
Chi o che cosa consideri come fonte stessa della tua vita o dei tuoi interessi ultimi? Magari tu non sei “religioso” nel senso tradizionale del termine, ma a che cosa guardi tu come origine e garante del tuo essere e benessere ultimo?
Il verbo passa poi a indicare il “prosternarsi”, il mettersi in ginocchio, come un tempo ci si piegava per baciare la “madre” terra (la divinità terra), fonte di vita. E’ riconoscere la superiorità di un Altro, il valore ultimo di un qualcosa (anche solo un concetto astratto) il piegarsi di fronte a lui, a lui manifestare la propria sottomissione e dipendenza. Che cos’è che per la tua vita ha valore ultimo?
Certi re ed imperatori pretendevano che ci si prostrasse davanti a loro come ad una divinità, che si baciasse loro i piedi o l’anello riconoscendoli dotati di potere superiore (spesso potere assoluto di vita o di morte), di essere essi stessi “padri (o madri) della patria”.
Guardiamo poi i gesti tradizionali della preghiera, come tutti esprimano questo concetto: il mettersi in ginocchio, o faccia a terra, le mani giunte (indicando così disponibilità a che la divinità le leghi per portarci dove vuole, le mani elevate al cielo, per esprimere la richiesta.
Un atteggiamento universale
Da questo verbo è tratto PROSKYNESIS: vocabolo che indica l’atteggiamento religioso fondamentale dell’uomo, un atteggiamento veramente universale. Tutti in questo senso sono religiosi, anche, come si dice, “il peggior ateo” o “mangiapreti” si piega a ciò che ritiene essere il valore ultimo della sua vita. La sua “adorazione” dimostra qual è il suo dio, chi è quella persona, entità, forza a cui attribuisce valore ultimo o da cui si sente dipendente per il proprio essere e benessere, dalla quale si cerca la benevolenza o i doni tramite la preghiera o i sacrifici, ed a cui si esprime fedeltà e devozione. Verso chi o che cosa rivolgi il tuo cuore?
Vedete allora, dato che tutti sono religiosi, il problema è solo uno: vale la pena di adorare quella cosa o persona che tu adori? E poi, se intendi adorare il Creatore del cielo e della terra, lo stai facendo nel modo giusto?
Non è affatto vero che Dio sia contento di una …qualunque forma di culto o di adorazione.
Allo stesso modo in cui Dio non ci ha lasciato a fantasticare su chi Lui sia (non è affatto vero che tutte le religioni siano uguali e che tendano allo stesso fine), ma Egli ha rivelato Sé stesso a noi chiaramente, Egli non si accontenta di “un culto qualunque”, ma vuole che Lo si adori nei modi e nei termini che Egli ha sovranamente stabilito. Il Signore Gesù parla chiaramente di “veri adoratori”, distinguendoli evidentemente dai “falsi adoratori”. In quale categoria tu ti poni?
Chi stai adorando? Il Dio vero o vivente, oppure cosiddetti dei di fantasia, magari rappresentati da un idolo scolpito o dipinto? Alcuni, in questo senso, adorano addirittura Satana, …le forze o gli spiriti della natura, il Dio di Maometto, gli dei dell’Olimpo indù, oppure pensi che l’essere umano, evolvendosi, diventerà sempre di più un dio? Preghi forse santi, madonne, forze primordiali dell’universo? Credi nella reincarnazione, nella risurrezione o nell’annichilimento ultimo dell’uomo?
Da chi o da che cosa, allora, ti senti dipendente? Chi stai adorando? “Ah, ma io non mi sento dipendente e non adoro niente e nessuno!” dice il “laico” del giorno d’oggi. Davvero? Come la mettiamo allora con le “divinità laiche”, con la tua adorazione del denaro, del successo, delle capacità, intelligenza o forza umane, della scienza, dell’evoluzionismo, del “potere delle stelle”, del “destino”, della “fortuna” o felicità, dello “stato sociale” o del partito oppure nell’ingegno di un capo politico, nelle forze del mercato… E’ tutto la stessa cosa? Non è logico che tutte queste concezioni divergenti riflettano …la verità, e che tendano tutte allo stesso fine e che comportino gli stessi risultati non è semplicemente vero.
Il Signore Gesù disse: “Ma l’ora viene, anzi, è già venuta, che i veri adoratori, adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in Spirito e verità”.
Dio è Spirito
Dio è… Il Signore Gesù e l’intero complesso della rivelazione biblica, definisce esattamente chi è Dio, il solo e vero Iddio, Creatore e Sostenitore di ogni cosa.
Il fatto che la Bibbia Lo definisca chiaramente è una critica radicale al nostro relativismo. In questo mondo c’è chi definisce la divinità in un modo e chi la definisce in un altro: non si tratta di tante sfaccettature dello stesso Dio. Non siamo liberi di farci il dio che più riteniamo opportuno e magari quello che ci fa più comodo… Il fatto che Egli sia a noi invisibile non ci giustifica dal rappresentarlo come meglio crediamo. Egli non ha lasciato l’umanità nell’ignoranza circa Sé stesso: Egli ha rivelato Sé stesso attraverso i profeti del popolo eletto di Israele ed è venuto a noi in Cristo Gesù. La lettera agli Ebrei dice: “Dio, dopo aver anticamente parlato molte volte e in svariati modi ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo di Suo Figlio… lo splendore della Sua gloria e l’impronta della Sua essenza…” (Eb. 1;1,3). Non più quindi “il mio e il tuo dio” che rappresentiamo secondo la nostra fantasia, cultura, esigenze, tradizioni, ma il Dio presente e vivente, dall’identità ben definita, l’unico, vero e supremo Signore del cielo e della terra. Sei disposto a rinunciare ai tuoi idoli per conoscere il Dio verace?
Dio è spirito… Anche quest’espressione di Gesù è una critica radicale delle umane mistificazioni. Dire “Dio è Spirito” significa dire ciò che Dio non è.
Dio è spirito e non materia, perché la materia in tutta la sua complessa organizzazione, è il risultato della Sua opera creativa. Non vi può essere confusione alcuna fra Dio e ciò che Egli ha creato: c’è una radicale diversità fra Lui e il creato, benché esso, e soprattutto l’essere umano, rifletta le Sue caratteristiche ed Egli sostenga e permei ogni cosa. Dio è Dio e noi …noi: due entità diverse: noi non possiamo certo “diventare Dio” o “fonderci in Lui”. I “veri adoratori” di Dio non confondono Creatore e creato, benché credano che Dio operi continuamente nel creato.
Dio è “uno spirito” dice letteralmente il nostro testo. Dio non è un’astrazione della nostra mente, ma la Mente suprema e personale che ha ideato, creato e che controlla il nostro essere e l’ambiente in cui ci muoviamo. In grado evidentemente minore, Egli ha creato la nostra individualità, la nostra intelligenza, razionalità, creatività e capacità a somiglianza Sua. Egli è sovrano ed è il criterio stesso di ogni conoscenza, sapienza, bontà, amore, grazia, santità, giustizia, veracità, potere.
Dio è spirito ed essendo immateriale sfugge alla possibilità umana di rappresentarlo in modo sensibile. I “veri adoratori” di Dio respingono con orrore ogni rappresentazione umana di Dio, perché non sarebbe che qualcosa di limitativo e inadeguato a descrivere la Sua meravigliosa essenza, che sta al di là della possibilità umana di comprensione.
Dio è spirito e quindi illimitato: Dio non è limitabile ad un luogo o a un tempo. Egli è onnipresente, e quindi non vi sono luoghi o oggetti “sacri” in cui si manifesterebbe in modo preferenziale (santuari, chiese, oggetti…). I “veri adoratori” di Dio non vogliono avere nulla a che fare con le manifestazioni tipiche dell’umana superstizione. Dio non è il “dio tribale” di un popolo, di una cultura, di un paese, ma il Signore del cielo e della terra. Dio non è limitabile nemmeno dal tempo (è stato Lui a creare per noi il concetto di tempo), Egli è Dio di eternità in eternità.
Dio è spirito e quindi immutabile. Egli non è come le cose create che si evolvono e cambiano. Nella Sua perfezione Dio era, è e sarà sempre lo stesso. Non abbiate paura che l’evoluzione del pensiero umano cambi il concetto di Dio: il vero Dio non è il prodotto del pensiero umano. Solo i nostri idoli possono “evolversi” o “degenerare” a seconda dei casi. Vi possono essere i “progressisti” e i “conservatori” del pensiero umano. I “veri adoratori” di Dio vanno al di là di queste categorie: il loro Dio è immutabile.
Dio è spirito, e quindi indipendente. Egli non ha bisogno di niente e di nessuno e trova la base del proprio essere solo in Sé stesso. A differenza dell’essere umano, Egli non dipende da nulla che sia fuori da Sé stesso, ma sceglie di avvalersi di chi ritiene opportuno per perseguire i Suoi fini sovrani. Egli non ha bisogno di “rappresentanti legali” su questa terra, organizzazioni o canali privilegiati di comunicazione che possano vantare perenne investitura e che Egli non possa smentire (la figura di un papa o le varie pretese di chiese e sette). Egli non può essere manipolato da pratiche religiose (sacrifici, rituali…). I “veri adoratori” di Dio relativizzano istituzioni “sacre” e rituali e non pretendono di mettere Dio al loro servizio o chiamarLo a giustificare le proprie azioni.
Un culto in spirito e verità
I “veri adoratori” sono chiamati ad adorare Dio “in spirito e verità”, in un modo cioè compatibile con la purezza e la grandezza di Dio come si è rivelato in Gesù Cristo.
I “veri adoratori” rinunciano a tutte le invenzioni umane e onorano Dio tale e quale si è rivelato nelle Scritture e nei termini precisi che Egli ha posto.
“I veri adoratori” onorano Dio non formalmente, ma con l’intero coinvolgimento del loro essere. Quante volte, per esempio, anche nel contesto di una chiesa dove si predica la verità, alcuni ritengono che basti partecipare ad un culto formalmente una volta ogni tanto, oppure sottoporsi a certi rituali religiosi, oppure ancora pagare quanto richiesto, per ritenersi “a posto” con Dio. Come possono illudersi che questo basti quando Dio richiede da ognuno “un culto in spirito e verità”, l’adesione “totalizzante” di tutta la tua persona? Se Dio è davvero il riferimento ultimo della tua vita, la fonte del tuo essere e del tuo benessere, non lo riterresti forse tanto importante da dedicargli tutto te stesso, dal riporre in Lui ogni fiducia, dall’ubbidirgli coscienziosamente in tutto quello che ha detto? Come si può credere che a Dio “basti” “vederti una volta ogni tanto”, essere “una brava persona” secondo quel che la società considera tale, e non secondo quel che Dio ha autorevolmente stabilito?
“L’ora è venuta”, dice Gesù alla donna di Samaria, di rivoluzionare completamente la tua concezione corrente di religione per conformarla alla spiritualità ed alla veracità di Dio. Anche per te è venuta l’ora di riformare radicalmente la religione che professi, perché solo una è quella che Dio gradisce, quella che corrisponde alla Sua volontà rivelata.
Gesù qui dice che la vera adorazione, la vera religione, può avvenire solo allorché l’uomo si lascia prendere completamente dalla realtà di Dio, che è spirito e verità per mezzo di Gesù Cristo e del Suo Spirito. Con Gesù è venuto “il tempo della riforma” e questo tempo viene per ciascuno di noi allorché udiamo questo messaggio rivolto a noi personalmente come allora alla donna di Samaria.
In quale situazione ti trovi?
In quale situazione ti trovi ora? Sei forse nella posizione di chi scopre come il suo cuore sia privo di un qualsiasi ed autentico culto verso Dio? ti ritieni forse “intelligente” e “moderno”, “al di sopra di queste cose”, senza accorgerti di stare adorando concetti, idee, pregiudizi, illusioni, cose di questo mondo: agli occhi di Dio non sei meglio che un primitivo adoratore di idoli che balla selvaggiamente intorno al suo totem di legno. Hai bisogno del culto puro e spirituale del Dio verace di Gesù Cristo.
Oppure ti trovi nella condizione di chi è immerso nel materialismo e riconosci di essere una persona “distratta”, negligente e superficiale: non sai che dovrai rendere conto di te stesso a Dio. Credi nelle risorse umane, ma non riesci però a liberarti dall’angoscia e dalla frustrazione che ti causa questa vita, senti in te stesso un vuoto di fondo che cerchi vanamente di soffocare. In te vi sono solo sentimenti confusi. Hai bisogno di sottometterti al Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, perché sei stato creato proprio per avere autentica comunione con Lui.
Forse sei nella posizione di chi scambia la religione per una manifestazione di buoni sentimenti e di solidarietà sociale e dici che ogni religione condurrebbe allo stesso fine. Ti sbagli. Cerchi magari di mettere a posto la tua coscienza sentendoti parte di un’umanità che soffre e vuoi contribuire a dare un po’ di felicità, ma ti senti tu stesso, ciononostante una persona non felice. Vorresti “consolare” ma tu stesso non sei “consolato”. Cerchi di essere confortato nel confortare, ma non funziona: il mondo ti pare assurdo e senza senso. Le risposte che cerchi le troverai nel Dio verace di Gesù Cristo che vuole che tu trovi in Lui la realizzazione di te stesso.
Ti trovi forse nella posizione di chi sente solo disperazione esistenziale, e sei deluso degli uomini. Non vedi luce in nulla. Ti scopri pieno di sentimenti auto-distruttori, di passività, di abulia. Ti “trascini” cercando ogni tanto qualche sollievo e distrazione. Aspetti la morte e l’annichilimento come un “finalmente”: il Dio che si è rivelato in Gesù Cristo è il solo che possa darti speranza e senso nella vita.
Ma forse adori in modo superstizioso “forze superiori” che cerchi di propiziare, il tuo cuore teme la misteriosa presenza del sovrumano (es. un “essere in sintonia con le forze dell’universo” visibile nel tuo attaccamento all’astrologia). Ti rivolgi agli “esperti” che “conoscono” queste forze, li paghi (quasi che i tuoi soldi fossero un sacrificio propiziatorio), li consulti…
Forse la tua “religione” è quella dell’ecologismo, nella ricerca di ciò che è “naturale”, in cui aspiri ad essere in sintonia con “le forze della natura”…
Forse onori in modo formalistico “la religione”, osservandone riti e cerimonie perché “non si sa mai”. Anche in questo caso il “pagamento” delle imposte di chiesa è quasi per te un sacrificio espiatorio, per “tenersi buono” l’ignoto. Il tuo cuore, però è lontano da Dio.
Tutto questo non va bene. Il Signore Gesù oggi viene incontro a te e ti comanda di adorare Dio in spirito e verità, a riconoscere cioè la Sua potenza di Creatore e la Sua gloria di Giudice, il Suo diritto unico ed esclusivo di Signore della tua vita.
Che il Signore Iddio ti dia di riaggiustare le tue prospettive e di realizzare quel che Gesù dice alla donna di Samaria: “Ma l’ora viene, anzi, è già venuta, che i veri adoratori, adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in Spirito e verità”.
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