IL GRANDE TRIONFO DI CRISTO

«Dette queste cose, mentre essi guardavano, fu elevato; e una nuvola, accogliendoLo, lo sottrasse ai loro sguardi» (Atti 1:9).

«Egli ascese al cielo e siede alla destra di Dio, Padre Onnipotente; da lì verrà per giudicare i vivi e i morti» (dal credo apostolico).

Nel Nuovo Testamento non si parla dell’ascensione, quanto della resurrezione. La resurrezione è il punto focale dell’insegnamento del Nuovo Testamento. La Sua resurrezione dai morti ha posto un sigillo su tutto quello che aveva fatto prima in obbedienza al Padre. Poiché è risuscitato dai morti, sappiamo che quello che voleva fare è stato, in effetti, compiuto. Ma il Nuovo Testamento parla in modo molto specifico dell’ascensione del Signore al cielo.

Dobbiamo cercare di capire un po’ che cosa l’ascensione può e deve significare per noi.
Inoltre, si può dire che la resurrezione e l’ascensione vadano di pari passo, che siano come un pezzo unico di tessuto e che non le si possa facilmente separare.
F.F. Bruce, nel suo commentario sul libro degli Atti, dice così:

“Nella predicazione apostolica, la resurrezione e l’ascensione di Cristo sembrano rappresentare un movimento continuo e le due cose insieme costituiscono la Sua esaltazione, ma la Sua esaltazione alla destra di Dio, che è ciò che il Giorno dell’Ascensione in realtà commemora, non fu posposto al quarantesimo giorno dopo il suo trionfo sulla morte”.

La verità è che il Signore non entrò alla presenza di suo Padre per la prima volta, non si sedette alla destra del Padre per la prima volta il giorno stesso dell’ascensione. Anche se Egli stette spesso con i Suoi discepoli durante i quaranta giorni tra l’ascensione e la resurrezione, la maggior parte del periodo fu trascorsa da un’altra parte.

Come dobbiamo interpretare quel “da un’altra parte”?

Il Signore era forse tenuto chiuso da qualche parte, in una caverna, un rifugio, una tomba?

Egli era e sicuramente deve essere stato alla presenza di Suo Padre e alla destra di Suo Padre, già esaltato al grado più alto. Noterete subito, da ciò che dice Luca in questo passo, che l’ascensione è l’ascesa visibile. Cristo portato su, in cielo, in presenza dei Suoi discepoli. Qui si parla di una transizione locale. Egli era con i Suoi discepoli; parlava con loro; trascorse approssimativamente trentatre anni su questa terra; ma ora è con noi anche se non più in quel senso letterale e fisico del termine. E’ stato assunto in cielo, ricevuto alla presenza di Suo Padre e nostra. Dal monte chiamato degli Olivi dove Lui ed i Suoi discepoli si incontravano, venne portato su, fu assunto in cielo.

«…e una nuvola, accogliendoLo, Lo sottrasse ai loro sguardi» (Atti 1:9)

Frequentemente, nelle Scritture “nuvola” o “nuvole” può essere menzionato in relazione a Dio ed alla Sua Maestà e Gloria.

Nell’Antico Testamento, quando Dio si mostrò al Suo popolo, spesso lo fece per mezzo di una nuvola. Condusse Israele attraverso il deserto in quei lunghi e pesanti anni del loro vagare, per mezzo di una colonna di nuvola di giorno ed una colonna di fuoco di notte. Quando Dio manifestò la Sua presenza durante la presentazione del Tabernacolo nel deserto, la nuvola, la gloria lo Shekhinah (la manifestazione della presenza dell’essere divino) coperse il luogo e da quel momento dimorò sull’Arca del Pattò nel Luogo Santissimo.

Poi ci viene anche detto che quando il Signore Gesù Cristo fu trasfigurato, quando qualcosa della Sua gloria soprannaturale splendette attraverso la Sua natura umana. Egli ed i Suoi discepoli con Lui furono contattati da una nuvola.

Fu nella nuvola che Dio disse, «Questo è il Mio diletto Figliuolo nel quale mi sono compiaciuto» (Marco 9:7; Matteo 17:3).

Poi c’è la seconda venuta: «Ecco, Egli viene con le nuvole, ogni occhio lo vedrà…» (Apocalisse 1:7).

Potremmo capire che da quello che ci dicono le Scritture in questi passi e in molti altri, quella “nuvola” in relazione con Dio parla di gloria, grandezza, maestà.

“Nuvola”, in queste circostanze, potrebbe essere una teofania.

E quando ci viene detto che il Signore Gesù fu ricevuto scomparendo dalla loro vista in una nuvola, non dobbiamo capire che sia salito fino a quando ha sorpassato la barriera provveduta dalle nuvole e poi ha continuato a viaggiare verso l’alto fino a quando i Suoi discepoli non lo hanno più potuto vedere, ma piuttosto che fu ricevuto nella gloria celeste. Dio Padre riportò di nuovo a sé Dio figlio, e lo fece sedere alla propria destra con tutta la maestà e la gloria che gli era dovuta come Mediatore e come Re.

L’ascensione è la celebrazione dell’ascesa al trono del nostro Re mediatore, della Sua esaltazione fino al posto di onore e preminenza alla destra di Dio.

Ma c’è, in secondo luogo, un altro problema che dobbiamo affrontare, in relazione all’ascensione del Signore Gesù Cristo, a causa di un possibile malinteso o di un’interpretazione sbagliata. A proposito di questo potrebbero sorgere due problemi nella nostra mente nel pensare di essere ricevuti nella Sua gloria.
Il primo di essi è il seguente: perché il Signore ha avuto bisogno dell’incremento di maestà che l’ascensione gli ha dato? Non è forse stato dall’eternità a tutti gli effetti il Figlio di Dio? Chi può aggiungere qualcosa alla sua dignità e potere?

«All’inizio era la Parola e la Parola era con Dio e la Parola era Dio» (Giovanni 1:1). Dall’eternità, per definizione, in questo caso, Egli aveva già tutto il potere e tutta la gloria.
L’altro, il secondo problema è semplicemente questo: prima dell’ascensione, Egli stesso aveva promesso ai suoi discepoli: «Ecco, Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente» (Matteo 28:20). Ma se ciò è vero, se Lui è con noi, in base alla Sua promessa, fino alla fine dell’età presente, cosa ne dobbiamo fare della Sua ascensione? L’ascensione, in questo caso, significa che è stato tolto da noi, che non è più con noi, che non possiamo più parlare con Lui come erano abituati a fare i Suoi discepoli.

E’andato via.

Ma dobbiamo capire in modo molto chiaro che l’ascensione non ci parla dell’incremento di gloria e maestà date al Signore Gesù Cristo come seconda persona della Trinità e neanche di una sorta di cambiamento nella Sua essenza. Dobbiamo capire altrettanto chiaramente che l’ascensione non significa che, per quanto riguarda la sua deità, il Signore Gesù Cristo non sia più con noi, nonostante la Sua promessa del contrario.

Quanto è difficile per noi capire la Sua esaltazione della persona del Mediatore che non solo è Dio, ma anche uomo.

Egli è Dio-uomo.

E’ l’Emmanuele.

…ed Emmanuele significa “Dio con noi”, o “Dio è con noi”.

Ha preso su di sé la nostra natura.

E’ l’eterno Figlio di Dio ed è interamente appropriato indirizzarci a Lui come la Deità. «Mio Signore e mio Dio» gli disse Tommaso (Giovanni 20:28). Ma è anche uno di noi. E’ un uomo. Ha assunto la nostra natura. Ha un corpo. Quel corpo è ora sicuramente glorificato; ma è comunque un corpo in quel contesto. E la transizione locale che ebbe luogo, l’ascensione dalla terra al cielo della persona del Mediatore parla, quindi, dell’ascensione di quella persona, nel senso che la nostra natura è stata glorificata ed elevata alla posizione di onore alla destra di Dio. Ma il Signore Gesù Cristo, per quanto riguarda la Sua deità, poiché è Dio e quindi Onnipresente, è ancora sempre con noi come ha promesso.

Ora riflettiamo un attimo su ciò che questo implica.

L’ascensione non è semplicemente una dottrina che possa interessare gli specialisti nel campo della teologia sistematica, che però lascia gli altri tra noi insensibili e senza fare una piega. Al contrario, l’ascensione del nostro Signore è collegata alla mia e alla tua esperienza.

1. Dobbiamo capire prima di tutto che l’ascensione parla dell‘accettabilità agli occhi del Padre dell’opera che Suo Figlio ha compiuto. Il Salvatore ha completato il Suo compito di mediatore ed il Padre lo ha innalzato a supremi dignità ed onore.

«Perciò Dio Lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel Nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre» (Filippesi 2:9-11).

lo sostengo che l’ascensione è un’attestazione dell’accettabilità della Sua opera redentrice. Il fatto che Egli sia asceso e che regni dalla Sua posizione di dignità alla destra di Dio, deve significare per noi che Dio era compiaciuto con quello che aveva fatto. Ciò che Egli ci dice nel Vangelo, nel Nuovo Testamento, nella parola che ci giunge, circa la redenzione che è nostra nel Suo Sangue ed attraverso di esso, è vero. Possiamo farci affidamento.

2. L’ascensione di Cristo significa che noi abbiamo un portavoce alla presenza di Dio Padre. E’ una cosa stupenda avere un amico in tribunale, qualcuno che possa parlare a nostro favore. Lasciati a noi stessi davanti al trono di Dio, dovendo rispondere di tutto quello che abbiamo fatto e quello che abbiamo mancato di fare, alla fine resteremmo senza parole né difesa alcuna. Dobbiamo stare molto attenti quando preghiamo che sia fatta giustizia. Vuoi giustizia? Dio ha vietato che mi fosse fatta giustizia, perché in quel caso avrei dovuto morire sicuramente ed essere per sempre coperto di vergogna e confusione della faccia. Non mi è stata fatta giustizia, eccetto nel senso che la stessa santa giustizia di Dio è stata soddisfatta attraverso la morte, sepoltura e resurrezione del Signore Gesù Cristo. Di conseguenza, io non devo avere paura dell’aula di tribunale, la sala del trono di Dio. E’ una cosa meravigliosa il fatto che io sappia che Cristo sarà presente accanto a me in quel luogo. Quando inciampo e cado nel peccato, quando commetto degli errori, quando non riesco a fare ciò che dovrei, e quando faccio ciò che non dovrei, ho lì una Persona che intercede per me, che parla per me e la cui influenza è infinita perché Egli stesso è il Figlio di Dio.

Il Signore è al fianco di Suo Padre per rappresentarci e per intercedere per noi: «Ecco, io sono sempre con voi». Egli vuole che sappiamo che, anche se è alla destra del nostro Padre celeste e non è fisicamente con noi, è lì come nostro Mediatore e nostro Re. Per questo motivo possiamo dormire di notte, e svegliarci giorno dopo giorno ed iniziare da capo il nostro lavoro con coscienze lavate e con cuori pieni di gioia. Non importa quanto sia scuro il cielo, non importa quanto a volte ci possa apparire problematica la vita, non importa quanto sia piena di difficoltà e problemi apparentemente irrisolvibili, c’è vittoria perché il Signore Gesù Cristo regna alla destra dei Padre.

3. L’ascensione di Cristo significa che la resurrezione, che ora è per noi ancora solo una prospettiva, è già una realtà per noi anche come principio, perché il nostro Salvatore è fin da ora dove saremo noi un giorno. Quando resuscitò dai morti, lo fece non come uno spirito incorporeo, ma in carne ed ossa (Luca 24:39). Inoltre, provò che aveva ancora un corpo, anche se glorificato, mangiando pesce arrostito (Luca 24:41-43). Ascese al cielo ed ora è alla destra del nostro Padre celeste. Qui c’è, come testimonianza, l’attestazione, la prova che anche noi ci saremo un giorno.
«Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in Me! Nella casa del Padre Mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che Io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di Me, affinché dove sono Io, siate anche voi» (Giovanni 14:1-3).

Sentite cosa vista dicendo? Sta assicurando a voi che credete in Lui e la cui vita è stata trasformata dalla Sua potenza che, dal momento che Lui è lì nel ruolo di Colui che è asceso, il Vivente, Colui che regna, anche voi ci sarete un giorno.

4. L’ascensione di Cristo significa che Egli ci ha mandato il suo Spirito Santo. Dieci giorno dopo l’ascensione ebbe luogo la Pentecoste. La chiesa ricevette il dono dello Spirito Santo con potenza. Il Signore stesso disse, usando molte parole, che la Sua ascensione significava allo stesso tempo il dono dello Spirito Santo.

«Eppure Io vi dico la verità: è utile per voi che Io me ne vada; perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, Io ve Lo manderò» (Giovanni 16:7).

Quindi il Signore, con la Sua ascensione, ci ha dato una garanzia che avremo la capacità di cui abbiamo bisogno. Ci verrà data la potenza che dobbiamo avere, se dobbiamo compiere la Sua opera. Lo Spirito Santo dà nuova vita; è l’Autore della rigenerazione; è Colui che capacita il popolo di Dio; è Colui che prende il messaggio del Vangelo e lo porta a casa. Vedete il collegamento, l’ineluttabile collegamento tra l’ascensione, da una parte ed il dono dello Spirito Santo, dall’altra.

John R. de Witt

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