LA BELLA ETÀ DEI MAESTRI DI VITA

Il Signore attraverso la Sua Parola ammonisce le persone anziane a non trasformare le loro conoscenze e le loro esperienze in orgogliosi strumenti di giudizio, ma piuttosto a metterle al servizio delle nuove generazioni, perché ne facciano tesoro e perché siano per loro strumento di protezione, di prevenzione e di crescita. Operando positivamente in queste modo, le persone anziane potranno portare frutti preziosi nella loro vecchiaia: anche per questo, esse devono essere oggetto di particolari cure ed attenzioni da parte dei figli e dei nipoti.

L’età della sapienza

La vecchiaia è portatrice di benedizione o di maledizione?

È sinonimo di saggezza o indica la stagione del decadimento?

Non ci si deve stupire di trovare nella Bibbia immagini molto contrastanti a proposito della vecchiaia, dei suoi valori e dei suoi limiti.

Alcuni testi biblici considerano la vecchiaia un segno evidente del favore divino: “La durata della vita di Abraamo fu di centosettantacinque anni. Poi Abraamo spirò in prospera vecchiaia, attempato e sazio di giorni e fu riunito al suo popolo, ai suoi antenati” (Genesi 25:7-8).

La vecchiaia è anche considerata come l’epoca della vita durante la quale l’uomo può dare il meglio di sé stesso, perché ha visto molte cose e ha imparato a vivere: “Interroga le passate generazioni, rifletti sull’esperienza dei padri; poiché noi siamo di ieri e non sappiamo nulla; í nostri giorni sulla terra non sono che un’ombra; ma quelli certo ti insegneranno, ti parleranno, e dal loro cuore trarranno discorsi” (Giobbe 8:8-10).

Speriamo che le nostre comunità abbiano sempre, come auspica l’apostolo Paolo (Tito 2:2-5), uomini vecchi sobri, dignitosi, assennati, sani nella fede, nell’amore, nella pazienza… donne anziane che abbiano un comportamento conforme a santità, non siano maldicenti, né dedite a molto vino, siano maestre del bene, per incoraggiare le giovani ad amare i mariti, ad amare i figli, a essere sagge, caste, diligenti nei lavori domestici, buone, sottomesse ai loro mariti, perché la Parola di Dio non sia disprezzata.

L’anziano è ricco di esperienza, ma non infallibile

Lo sguardo rivolto al passato può diventare facilmente conservatorismo ottuso, velleità nostalgica, pedanteria: sono rischi non ignorati dalla Bibbia.

Il vecchio può giungere a forme esasperate d’orgoglio quando trasforma la sua esperienza in infallibilità. È il caso dell’ansiosa e tormentata vecchiaia di Saul, la cui violenza diventa incubo, intolleranza, follia: “Lo Spirito del Signore si era ritirato da Saul; e uno spirito cattivo, permesso dal Signore, lo turbava” (1 Samuele 16:14), o quello degli orgogliosi spettatori nella scena dell’adultera (Giovanni 8:1-11) che, “… cominciando dai più vecchi…”, dimostrano la reale miseria nascosta dietro la superba facciata imbiancata del loro perbenismo.

La polemica del Cristo contro ipocrisia e intolleranza deve richiamare l’anziano a una continua e coraggiosa autocritica, che lo trasformi nel generoso padre della parabola del figliuol prodigo (Luca 15), o nel padre paziente e comprensivo che è stato Davide nei confronti del suo figlio ribelle Absalom (2 Samuele 18-19); oppure che lo accomuni agli intelligenti e tolleranti consiglieri anziani di Roboamo, figlio di Salomone, contrapposti ai fanatici cortigiani giovani: “Il mio dito mignolo è più grosso del corpo di mio padre; mio padre vi ha caricati di un gioco pesante, ma io lo renderò più pesante ancora; mio padre vi ha castigati con la frusta, e io vi castigherò con i flagelli a punte” (1 Re 12:10-11).

L’anziano deve essere maestro di vita.

Il bagaglio acquisito nel passato è una preziosa chiave di lettura per oggi.

La comparsa di tutti gli anziani, relegati in una specie di città di vecchi, per la Bibbia, è quasi una minaccia: “Ecco, i giorni vengono, in cui troncherò il tuo braccio e il braccio della casa di tuo padre, in modo che non vi sia in casa tua nessun vecchio. Vedrai lo squallore nella Mia dimora…” (1 Samuele 2:31-32).

Certo la moderna struttura tecnico-scientifica semplifica abbondantemente la funzione dell’anziano, che era invece fondamentale nella società artigiana e agricola.

Permane tuttavia il valore della testimonianza esemplare dell’anziano nel comportamento umano generale.

Il vecchio Simeone e Anna, la profetessa

Il racconto dell’infanzia di Gesù, come lo troviamo in Luca, è arricchito anche da queste due personalità: ambedue anziani, ambedue all’ombra del tempio, ambedue protesi nella grande attesa del Messia.

Nella Sacra Scrittura, l’anziano è considerato perfino come luogo di manifestazione della Grazia, del piano salvifico di Dio.

A loro il Signore accorda la grazia e la gioia di contemplare e toccare con mano l’oggetto dell’attesa di Israele, la sua consolazione.

Simeone è presentato da Luca come: “uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava la consolazione di Israele: lo Spirito Santo era sopra di lui; e gli era stato rivelato dallo Spirito Santo che non sarebbe morto prima di aver visto il Cristo del Signore.
Egli, mosso dallo Spirito, andò nel tempio e, come i genitori vi portarono il bambino Gesù per adempiere le prescrizioni della legge, lo prese in braccio e benedisse Dio. Nell’occasione il Signore elevò a Dio un cantico di lode e ringraziamento” (Luca 2 :25-32).
Luca insiste sul fatto che questo saggio anziano si muove sempre sotto lo stimolo e la forza dello Spirito Santo; è così che è reso capace di vedere, profetizzare e sperare per tutti.

Non c’è dubbio che anche oggi le persone anziane, uomini e donne, possono prestare alla comunità civile ed ecclesiale il prezioso servizio di tenere in vita la speranza, la fiducia verso il Dio che viene a liberare (in Cristo questa speranza è adempiuta); e quello di tenere accesa la fiaccola della ricerca. È questo un dono dello Spirito Santo e, secondo Paolo, uno dei Suoi frutti: “Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5:22).

Anna, la profetessa, anche lei di età molto avanzata (Luca 2:36), accanto al vecchio Simeone, svolge una funzione importante che Luca spiega in modo semplice: “Sopraggiunta in quella stessa ora, anche lei lodava Dio e parlava del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme” (Luca 2:38).

Simeone ed Anna personificano le forze più antiche dell’antico Israele: riconoscono infatti Gesù come salvezza delle genti, di Israele e come luce delle genti.

Affrontare il futuro in maniera intelligente

Forse un giorno si prescriveranno medicine per combattere l’invecchiamento, proprio come oggi si fa per le malattie.

La nostra cultura rifiuta infatti il concetto di invecchiamento: coltiviamo il mito dell’eterna giovinezza e ci piace pensare che, grazie a una vita sportiva, alla cura del proprio fisico, a una corretta alimentazione e soprattutto ai progressi della medicina arriveremo a sconfiggere il decadimento senile e magari la stessa morte.
Per questo si preferisce emarginare l’anziano ammalato in apposite strutture, evitando la vista di vecchi malati o morenti. La pubblicità ci presenta sempre persone giovani o comunque in forma strepitosa: perfino per reclamizzare il necessario per gli anziani incontinenti, appaiono splendide cinquantenni e non certo malandate vecchiette!
Ma tali previsioni illusorie fatte da uomini imperfetti infondono vera speranza a chi si sta avvicinando ai settanta o ottanta anni? (Salmo 90:10)

La Bibbia ci presenta la vecchiaia con crudo ma sereno realismo, un tempo da vivere come dono di Dio: “Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: «Io non ci ho più alcun piacere… prima che la polvere torni alla terra com’era prima, e lo spirito torni a Dio che l’ha dato»” (Ecclesiaste 12:3-9).

Questo è proprio l’atteggiamento del credente: anche nel momento del degrado, della limitazione e del dolore, si affida con semplicità a Dio, che ha imparato a riconoscere come Colui che è sempre vicino nelle angosce: “Poiché Tu sei la mia speranza, Dio, sei la mia fiducia sin dall’infanzia… Non respingermi nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando le mie forze declinano… E ora che son giunto alla vecchiaia e alle canizie, o Dio, non abbandonarmi, finché non abbia raccontato i prodigi del Tuo braccio a questa generazione e la Tua potenza a quelli che verranno” (Salmo 71:5-9-18).

La stessa morte è un momento sereno, vissuto con dignità dai vecchi che benedicono riconoscenti Dio e i figli, a cui lasciano il loro esempio anche nel momento supremo (si pensi alla morte di Giacobbe, Genesi 49).

Tutt’altra cosa dalla morte degli anziani di oggi, che è diventato un momento di alienazione, abbandonati come sono in una corsia d’ospedale, dietro a un paravento, mentre il vicino di letto gioca a carte o ride e scherza, lasciati in solitudine, derubati anche del diritto di sapere, di vivere coscientemente questo momento riassuntivo della vita!

“Un anziano emarginato è un tesoro perduto” (massima indiana).

La vecchiaia nella Bibbia

Migliaia di persone anziane trovano una speranza vivificante nella Parola di Dio, confidando nelle sicure promesse di Dio (Daniele 7:9-13-14).

Questa solida speranza permise ad Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Samuele, Davide, Daniele… di finire i loro giorni vecchi e soddisfatti.

Per i credenti la morte non è una maledizione, ma l’evento preparatorio, necessario per la risurrezione (1 Corinzi 15:19-24).

Vivere per valori così preziosi è come aprire un conto in banca per il futuro.

Inoltre con il sostegno della famiglia e quello dei fratelli e delle sorelle in fede e dedicandosi ad attività appropriate, la persona anziana può fiorire.

Fiorirà soprattutto coltivando un’intima relazione con il Signore, che ha promesso di recare sollievo alla vecchiaia e alla morte, si può invecchiare con intelligenza.

Sì, quelli che godono del favore divino…

“fioriranno nei cortili del nostro Dio. Porteranno ancora frutto nella vecchiaia; saranno pieni di vigore e verdeggianti per annunziare che il Signore è giusto; Egli è la mia rocca e non vi è ingiustizia in Lui” (Salmo 92:13-15).

Una fecondità manifestata nella tenerezza e nella dolcezza, nell’equilibrio e nella serenità.
La vecchiaia è il tempo in cui una persona può affermare di valere per ciò che è e non per ciò che fa. Ovvio che questo non dipende solamente dall’anziano, ma anche e particolarmente da chi gli sta intorno.

Anzi la vecchiaia è un momento di verità che svela come la vita sia fatta di perdite, di limiti e di povertà, di debolezze e negatività. Forse non a caso, per Luca, l’Evangelo si apre con due figure di anziani: Simeone e Anna, che riconoscono e indicano Gesù come Messia.

L’anziano fa segno, indica, trasmette il sapere. Ed è, con la sua vecchiaia pacificamente accettata davanti a Dio e agli uomini, un segno di speranza e un esempio di responsabilità.

“Un vecchio che muore è una biblioteca che brucia” (detto africano).

“O Dio, fino ad oggi ho annunziato le Tue meraviglie; e ora che son giunto alla vecchiaia e alla canizie, o Dio, non abbandonarmi, Finché non abbia raccontato i prodigi del Tuo braccio a questa generazione e la Tua potenza a quelli che verranno” (Salmo 71:17-18).

La vecchiaia: dono di Dio

Nel mondo biblico, l’anziano è trattato con grande rispetto. Ricordiamo il precetto:
“Alzati davanti al capo canuto, onora la persona del vecchio e temi il tuo Dio. Io sono il Signore” (Levitico 19:32).

La longevità è il premio che Dio concede all’uomo giusto: “Onora tuo padre e tua madre, affinché i tuoi giorni siano prolungati sulla terra, che il Signore tuo Dio, ti dà” (Esodo 20:12).

L’anziano è considerato un elemento essenziale del vivere sociale, in quanto maestro di vita e di sapienza, e trasmettitore della fede.

Il Signore ci mette in guardia dal pericolo di emarginare gli anziani in nome dei vari valori: la convivenza familiare, il lavoro, la carriera, l’alloggio, il coniuge, i figli e le loro necessità (vacanze, viaggi, quieto vivere… perché il vecchio magari sporca, bisogna pulirlo, di notte grida…).

A volte si usa come pretesto l’impegno politico, sindacale, la scelta di vita per il Signore…
Certo il Signore ha priorità anche sugli affetti familiari (Matteo 10:37, Luca 9:59-62): ma dobbiamo chiederci se per caso non amiamo il prossimo… a spese del più prossimo!
Ci ammonisce l’apostolo Paolo: “Figli o nipoti, imparino essi per primi a fare il loro dovere verso la propria famiglia e a rendere contraccambio ai loro genitori, perché questo è gradito davanti a Dio” (1 Timoteo 5:4).

Un esempio biblico: Ruth

Il libro di Ruth contiene una bella descrizione dell’amorevole cura e del commovente spirito di sacrificio che una giovane donna mostrò nei confronti dell’anziana suocera.

Per l’anziana Naomi la vita era amara. Una carestia aveva costretto lei e la sua famiglia a lasciare gli amici e il possedimento ereditato nel paese di Giuda e a trasferirsi a est del fiume Giordano, nel paese di Moab.

Lì il marito di Naomi, era morto, lasciandola con due figli maschi.

Una volta cresciuti, questi si erano sposati, ma poi anche loro erano morti.

Naomi era rimasta senza nessuno che si prendesse cura di lei.

Era troppo vecchia per rifarsi una famiglia e la vita sembrava offrirle molto poco.

Altruisticamente voleva che Ruth e Orpa, vedove dei suoi due figli, tornassero ciascuna a casa di sua madre per rimaritarsi. Lei avrebbe fatto ritorno al paese natio.

Anche oggi ci sono persone anziane nelle sue stesse condizioni, che si sentono depresse, specialmente se hanno perso i loro cari. Come Naomi, avrebbero bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro, anche se non vogliono essere di peso a nessuno.

Ruth però, non abbandonò la suocera.

Amava l’anziana donna e amava lo stesso Dio di Naomi (Ruth 1:16).

Così intrapresero insieme il viaggio di ritorno a Giuda.

In questo paese vigeva una legge divina che consentiva ai poveri di spigolare, raccogliendo ciò che rimaneva nei campi dopo la mietitura.

Ruth, che era giovane, si offrì spontaneamente di fare questo faticoso lavoro dicendo: “Lasciami andare nei campi a spigolare dietro a colui agli occhi del quale avrò trovato grazia” (Ruth 2:2, 17, 18).

Lavorò instancabilmente per la suocera e per sé.

La fedeltà di Ruth e il suo amore per Dio incoraggiarono molto Naomi, che cominciò a pensare in modo positivo e costruttivo.

Le tornò utile la sua conoscenza della legge e dei costumi locali e diede alla nuora il saggio consiglio di valersi dell’istituto del goel o redentore familiare, per rientrare in possesso dell’eredità della famiglia e avere un figlio che perpetuasse la linea di discendenza familiare (Ruth 3).

Ruth è un ottimo esempio per coloro che si sacrificano assistendo le persone anziane.

L’assistenza agli anziani

La comunità cristiana lungo i secoli ha indicato varie forme di cura e di assistenza a favore degli anziani, secondo la cultura dei vari tempi.

Nella comunità primitiva si teneva un elenco delle vedove bisognose di assistenza economica (Atti 6:1; 1 Timoteo 5:8-10).

Più tardi la solitudine, la difficoltà di badare a sé stessi con dignità, la fragilità fisica suggerirono la creazione di luoghi di ricovero per i vecchi in stato di particolare sofferenza.

Erano comunque una minoranza.

La maggior parte dei vecchi rimaneva in casa fino al momento della partenza definitiva per la Patria celeste e venivano curati con devozione e amore.
Oggi però il ritmo della vita non è più così tranquillo da dare alla famiglia la forza e la stabilità necessarie per creare intorno ai propri vecchi un’atmosfera calda e accogliente.
Case di riposo e badanti aumentano di numero. A questo punto la persona anziana spesso non ha più un nome: è soltanto “un vecchio” o “una vecchia”. Ma è colpa nostra se l’anziano è nella condizione di sentirsi solo, di sentirsi inutile e di pensare alla morte come a una liberazione.

L’anziano ha bisogno di affetto, non di caramelle e cioccolatini.

L’assistenza ai genitori è un privilegio oltre che un dovere.

Per i credenti è anche un’occasione per testimoniare la forza della carità e la verità della speranza in Dio. Prendersi cura di chi non sembra poter dare più nulla alla società, tanto da essere un peso anche per la famiglia, è un gesto di grande fede.

Il rispetto e la stima per chi vive nell’incertezza del tramonto è un passo essenziale per ogni cristiano. È bene che i figli imparino a farlo: “Se una vedova ha figli o nipoti, imparino essi per primi a fare il loro dovere verso la propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, perché questo è gradito davanti a Dio” (1 Timoteo 5:4).
Tuttavia situazioni familiari particolari, o le stesse condizioni dell’anziano consigliano talvolta o impongono l’ingresso in “Case di riposo” dove egli può godere della compagnia di altre persone anziane e usufruire di assistenza specializzata.

Tali istituzioni rendono un servizio prezioso, nella misura in cui non ubbidiscono soltanto a criteri di efficienza organizzativa, ma riescono a dare anche ai vecchi un’amorosa e rispettosa accoglienza, trasformando così il ricovero tradizionale in una struttura accogliente, in grado di rendere meno traumatico il distacco della persona anziana dalla propria casa e dalla propria famiglia.

Vecchio è colui che non ama: l’amore non conosce età, e questo è il segreto di una perenne giovinezza.

“Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore: ma la più grande di esse è l’amore” (1 Corinzi 13:13).

“Da questo conosceranno tutti che siete Miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13:35).

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