Mi chiamo Dora Ponti, sono nata a Napoli, ho 39 anni e abito a Palmi da 17 anni. Sono cresciuta in una famiglia numerosa di sette figli, molto unita e felice. All’età di 15 anni, però, la mia vita fu sconvolta dalla tempesta della sofferenza. Mio padre, una persona tanto buona, molto legata alla famiglia, all’improvviso, morì. Fu il primo trauma che segnò dolorosamente il mio cuore. Speravo che, con il passare del tempo questa sofferenza sarebbe passata o almeno sarebbe stata alleviata, ma non fu così.
All’età di 19 anni, conobbi Pasquale, che in seguito divenne mio marito. Pensavo che il nostro amore potesse cancellare l’angoscia del passato con la quale ormai convivevo. Appena sposati, venimmo ad abitare in Calabria. Da quel momento iniziai a stare peggio. Comparvero i primi sintomi della depressione anche se non riuscii, inizialmente, a comprendere cosa mi stesse accadendo. Avevo bisogno disperatamente d’aiuto. Una parente mi portò da una maga, la quale mi disse che avrebbe potuto liberarmi dalla mia afflizione. Questo non accadde; al contrario, la mia situazione si aggravò. Non mi arresi, però, continuai a credere che, con il passare del tempo e con l’aiuto di mio marito, avrei superato la mia crisi depressiva.
All’età di 23 anni diedi alla luce il mio primo figlio, Daniele. Ebbi un periodo di tranquillità che fu presto interrotto da una brutta notizia: a mia madre era stato diagnosticato un cancro. Fu un altro terribile colpo. Consideravo la mia genitrice, oltre che madre, una sorella, un’amica, tutto per la mia vita. Il solo pensiero che dovesse morire, mi distruggeva interiormente. Quando raggiunsi i 28 anni, ella morì. Mi sentii come se la mia stessa vita si fosse spenta. In quel periodo aspettavo il secondo bambino. Nacque Antonio Stefano e la sofferenza fece nuovamente il suo ingresso. Dopo tre giorni di vita, il mio bambino ebbe un problema respiratorio e morì.
Da quel momento non avevo più voglia di andare avanti. Mi chiedevo continuamente a cosa servisse la mia esistenza. Il ricordo martellante di mio padre, di mia madre, del mio bambino, ormai scomparsi, mi tormentava. Divenni terribilmente depressa e schiava dei farmaci: ne prendevo di qualsiasi genere. Un giorno, mentre mi trovavo sola, pensai al suicidio. Salii sulla terrazza della mia casa per buttarmi giù. Stavo per farlo, quando, all’improvviso, capii la gravità di quello che stavo per fare e corsi giù per le scale. Da quel giorno non rimasi più da sola, a casa, perché avevo paura, essendo consapevole di quello che avrei potuto fare.
La salvezza
Nel momento in cui mi convinsi che non c’era più via d’uscita, sentii parlare di una persona che guarisce, libera, dona pace. Questa persona è Gesù, Colui che offerto la Sua vita per ciascuno di noi, affinché potessimo essere liberati dalla depressione e da ogni sorta di malattia. Pregai con tutto il mio cuore: “Gesù, vieni nella mia vita; io ti chiedo perdono per i miei peccati e ti accetto come mio Salvatore”. Dopo che feci questa semplice preghiera, la mia vita si è completamente trasformata e guarita da ogni infermità.
La mia vita dopo la salvezza
Ora sono molto felice. Dio non solo ha operato nella mia vita, ma in quella di tutta la mia famiglia. Nella mia casa c’è serenità, io e mio marito ci amiamo più di prima ed abbiamo due splendidi bambini, Daniele e Assunta. Il nostro più grande desiderio è seguire Gesù. Ringrazio sempre Dio di avermi salvata e guarita. Lo ringrazio anche per le mie sofferenze passate, perché attraverso di esse posso comprendere il dolore degli altri ed essere un aiuto nel bisogno. Dio vi benedica!

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