“Ed essi, tratte le barche a terra, lasciarono ogni cosa e lo seguirono” (Luca 5:11)

Gesù si trovava in Galilea, stando in piedi sulla riva del lago di Gennesaret, o mare di Galilea, e la folla si stringeva intorno a Lui per udire la parola di Dio. Nel frattempo, Egli vide i pescatori, tra questi Andrea e suo fratello Simone che pescavano. Egli li conosceva già, infatti erano divenuti Suoi discepoli all’inizio del Suo ministero, chiamandoli alla salvezza, in Giudea, mentre ora li chiama al servizio, in Galilea. Questo deve farci comprendere che salvezza e servizio sono due cose separate; c’è prima la salvezza e poi il servizio. Ma scaviamo ancor più in profondità: la salvezza è un invito, mentre il servizio è un ordine da parte del tuo Signore e Padrone. Approfondiamo ancor di più: il testimoniare della salvezza non è un servizio, ma è semplicemente un annunciare ad altri l’elettrizzante notizia di ciò che Dio, per mezzo di Gesù Cristo, ha fatto nella nostra vita; non è un servizio perché non è una chiamata il far conoscere agli altri che Dio è vivente, che Gesù è Colui che salva. Questo lo si fa perché si è nella gioia, e desideriamo che anche altri facciano la stessa esperienza, e non si può tenere tutto per sé. Il servizio non è un fare qualunque cosa COME PER IL SIGNORE. Il fare ogni cosa ogni cosa come per il Signore è riferito al fatto che ciò che facciamo quotidianamente, per noi stessi e per gli altri, sia fatto di buon animo, con gioia, con attenzione e senza distrazione, ubbidendo in ogni cosa anche ai nostri padroni secondo la carne; non servendoli soltanto quando vi vedono, come per piacere agli uomini, ma con semplicità di cuore, temendo il Signore.
“Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini” (Colossesi 3:23).
Per esempio, ospitare gli altri, far visita agli ammalati, aiutare chi è nel bisogno, essere sempre disponibili per gli altri facendo qualche rinuncia, ubbidire al pastore, sostenere e aiutare il pastore, fare ciò che è necessario fare nella comunità ecc ecc ecc…
Andrea fu uno dei primi due discepoli di Giovanni a seguire Gesù, riconoscendoLo come “Maestro” o “mio grande”, significati del termine “Rabbì”. Poi andò da Pietro dicendogli di aver trovato e conosciuto il Messia, e lo condusse da Gesù; e da quel momento Simone fu chiamato Cefa (che si traduce “Pietro”). Lo stesso fece Filippo con Natanaele. E insieme ad altri due discepoli, cioè Giacomo di Zebedeo e Giovanni, suo fratello, erano ancora pescatori di pesci. Solo da quel giorno in Galilea, dopo la prima pesca miracolosa, essi diventarono pescatori di uomini. È qui che comincia il servizio. Ok, abbiamo sperimentato la salvezza, abbiamo riconosciuto Cristo come Maestro e Signore della nostra vita, ma deve essere Lui stesso a decidere quando servirLo, come servirLo e dove servirLo. Il servizio di ministero, di insegnamento, di educazione, di cantante e di strumentista, deve essere Dio solo a dirci di svolgerlo. Non è automatico che se uno che ha un talento è già chiamato al servizio, ma chi lo ha insegnato? Non giustifichiamo col dire: “Lo faccio per la Sua gloria”, che in realtà c’è solo competizione. I pescatori avevano lavorato tutta la notte senza prendere; la prima e la seconda volta! Non possiamo servire facendo ricorso alle proprie forze e alla propria sapienza. Non siamo lavoratori, ma COLLABORATORI di Dio, e ciò vuol dire c’è qualcosa che dobbiamo seguire e ascoltare prima. Tutti che vogliono improvvisare! Nell’impegno cristiano il segreto del portar frutto consiste solo nel lasciarci guidare dal Signore. Ci devono sempre essere delle direttive da parte Sua, e noi dobbiamo attenderle. Per quanto riguarda la musica, i Leviti seguivano solo le direttive dettate da Davide, e, soprattutto, studiavano notte e giorno. E deve far comprendere a chi suona e a chi canta, che la musica non è istintiva, non è sentimento (si esprimono i sentimenti CON la musica, non il contrario), ma è un’arte come la scrittura, la pittura e la scultura. Tutto dev’essere studiato, e ci devono essere delle regole ben precise e degli schemi, che esistono, da rispettare. L’istinto lasciamolo agli animali.
Solo quando Gesù disse a Pietro: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per pescare”, e seguendo il Suo consiglio, che le reti si riempirono, fino al punto di rompersi o quasi, nella seconda pesca gettando la rete dal lato destro della barca. Il nostro impegno deve essere quello di seguire Cristo ed Egli si occupa poi di fare di noi dei fedeli e abili servitori. Ora tutto sta nella chiamata al servizio: i pescatori dinanzi al “Seguitemi” di Gesù, risposero subito e lasciarono ogni cosa con l’Impegno di seguirLo. Ma come? Avevano appena preso una grande quantità di pesci che potevano vendere guadagnando tanti soldi, una giornata più redditizia della loro vita, ed ora lasciano tutto? Sono impazziti! Beh, lo sono solo per chi dà priorità assoluta ai beni materiali come il giovane ricco, e torna indietro. Sicuramente non avremmo più sentito parlare di loro, se avessero deciso di rimanere con le loro barche e con i pesci. E non è tutto! Giacomo e Giovanni di Zebedeo, salutarono il padre e se ne andarono dietro al Signore. Quindi, né beni materiali né i genitori devono essere di ostacolo all’ubbidienza. Loro riconobbero, e noi dobbiamo riconoscere (se vogliamo), la preminenza di Gesù su QUALSIASI legame terreno. Tutta la differenza sta nell’aver riconosciuto la signoria di Cristo. Chi è Cristo per te? Rinunceresti a tutto e a tutti e a te stesso per seguirLo e per ascoltarLo?

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