Buone Intenzioni

Nel nostro cammino personale con il Signore, nel nostro cammino insieme agli altri nella chiesa, nei tanti altri diversi contesti in cui si sviluppa la nostra vita quotidiana (in famiglia, nel lavoro, a scuola…) ci capita spesso di prendere degli impegni esprimendo, nel farlo, tutte le nostre migliori intenzioni.

Questo accade soprattutto in momenti nei quali vogliamo “dare una svolta” al nostro cammino: “D’ora in poi leggerò ogni giorno la Bibbia… dedicherò del tempo alla preghiera… non mancherò a nessuno degli incontri della mia chiesa… cercherò di parlare agli altri di Cristo… sarò più premuroso e gentile con mia moglie… starò più vicino ai miei figli… mi farò distrarre meno da TV, videogiochi, internet ecc… per dedicare più tempo allo studio…”. Ciascuno di noi potrà continuare l’elenco, aggiungendo i tanti impegni che, nelle diverse circostanze della propria vita, si è ripromesso di mantenere.

Ma poi cosa è accaduto dei nostri buoni propositi?

Quando il popolo d’Israele, dopo essere stato liberato prodigiosamente dalla schiavitù di Egitto, si trova, ai piedi del monte Sinai, davanti al Dio Liberatore esprime con parole forti e decise, purgate di qualsiasi perplessità ed incertezza, un impegno di sottomissione ed ubbidienza: “Tutto il popolo rispose concordemente e disse: «Noi faremo tutto quello che il Signore ha detto»” (Esodo 19:8).

Il resto della storia del popolo d’Israele la conosciamo: infedeltà, mormorii, ribellioni, disubbidienze. Per risparmiare una solenne figuraccia ad Israele, sarebbe stato sicuramente più logico che Mosè, al momento di raccontare il cammino del popolo dall’Egitto fino alle soglie della Terra Promessa, avesse tralasciato di ricordare quel “tutto il popolo”, quel “concordemente”, quel “noi faremo tutto”!

Ma noi… non siamo affatto diversi da Israele!

Quante volte, infatti, siamo venuti meno ai nostri impegni!

Quante volte abbiamo detto ma poi non abbiamo fatto!

Quante volte abbiamo espresso una fedeltà presuntuosa, dichiarato un amore presuntuoso, vissuto una consacrazione ed una servizio presuntuosi!

Questo ci accade perché non abbiamo una visione corretta della nostra condizione umana o, se pur abbiamo questa visione, non siamo sempre disposti a prenderne atto, a riconoscerla.

“Dio è fedele? Ebbene saremo fedeli anche noi!”: spesso purtroppo è questo il ragionamento che ci porta a produrre buone intenzioni… senza seguito!

Ci poniamo sullo stesso piano di Dio, dimentichiamo che egli è “sul monte” e noi siamo “nel deserto”. Non teniamo conto della nostra fragilità, della nostra debolezza. Dimentichiamo che la nostra fedeltà esiste soltanto quando ci lasciamo condurre da Dio, quando lasciamo che egli trasformi in forza la nostra fragilità.

Accade addirittura, quando lasciamo che “la potenza di Cristo riposi su di noi”, che le nostre “debolezze” diventano motivo di “vanto” e di “compiacimento” (2 Corinzi 12:9-10).
Purtroppo Israele – e così accade spesso anche a noi – si vantava e si compiaceva della propria forza, riponendo una totale fiducia nelle proprie capacità.

Anche quando motivazioni e scopi delle nostre buone intenzioni fossero buoni e legittimi, avremmo soltanto illusioni e delusioni se venisse a mancare la consapevolezza che noi siamo “nel deserto” e che abbiamo ogni giorno bisogno che scendano su di noi “dal monte” le risorse divine della grazia e della forza.

“Quando sono (cosciente di essere) debole, allora sono forte” (2 Corinzi 12:10b).

La lezione che ne ricaviamo è chiara: sono belle le buone intenzioni, sono apprezzabili i nostri buoni propositivi, sono lodevoli i nostri impegni, ma: non affidiamoli alla nostra presunzione! Piuttosto: rimettiamoci nella mano di Colui che “produce in noi il volere e l’agire secondo il Suo disegno benevolo” (Filippesi 2:13)!

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