“…con le sue parole e lo tormentava. Egli ne fu rattristato a morte e le aperse tutto il suo cuore ” (Giudici 16:16,17)
L’oppressione spirituale è una successione di dardi infuocati che producono pensieri e ragionamenti i quali si trasformano in fortezze:
“…infatti le armi della nostra guerra non sono carnali, ma hanno da Dio il potere di distruggere le fortezze, poiché demoliamo i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Corinzi 10:4,5), in altre parole è un attacco continuo che per mezzo dei sentimenti soffoca la ragione fino al punto di non farci vedere più l’uscita. Quante volte seguiamo il nostro cuore anziché la ragione.
Cosa possiamo fare se per qualunque motivo ci troviamo in una condizione di oppressione?
In primo luogo dobbiamo comprendere che per l’oppressione e l’angoscia c’è sempre una soluzione. Puoi trovare quella del mondo o quella di Dio.
Quella che offre il mondo non è mai definitiva perché lavora dal fuori verso il dentro è non soluziona il vero problema.
“Il SIGNORE sarà un rifugio sicuro per l’oppresso, un rifugio sicuro in tempo d’angoscia”
Nella misura che facciamo del Signore il nostro rifugio Lui spezza l’oppressione.
Sappiamo
Sansone si era illuso che lo Spirito di Dio lo avrebbe sempre investito, ma aveva dimenticato che lo Spirito di Dio è tre volte Santo e che una vita non consacrata, non santificata, non può coesistere con la presenza dello Spirito Santo. Quando la sua sensualità ebbe la meglio e si ritrovò alla mercè di una perfida donna, quale era Dalila, realizzò che lo Spirito di Dio lo aveva abbandonato: “Lei gli disse: “Come fai a dirmi: “Ti amo”, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte mi hai beffata, e non mi hai detto da dove viene la tua gran forza”. La donna faceva ogni giorno pressione su di lui con le sue parole e lo tormentava. Egli ne fu rattristato a morte e le aperse tutto il suo cuore e le disse: “Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo, consacrato a Dio, dal seno di mia madre; se mi tagliassero i capelli, la mia forza se ne andrebbe, diventerei debole e sarei come un uomo qualsiasi”. Dalila, visto che egli le aveva aperto tutto il suo cuore, mandò a chiamare i prìncipi dei Filistei e fece dire loro: “Venite su, questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il suo cuore”. Allora i prìncipi dei Filistei salirono da lei, e portarono con sé il denaro. Lei lo fece addormentare sulle sue ginocchia, chiamò un uomo e gli fece tagliare le sette trecce della testa di Sansone; così giunse a domarlo; e la sua forza lo lasciò”.
Che illusione! Gesù, nel famoso sermone sul monte parlò di credenti illusi, ma anche di servitori illusi, infatti, dirà: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi FÀ LA VOLONTÀ del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: “Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demòni e fatto in nome tuo molte opere potenti?” Allora dichiarerò loro: “Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!”
Erano illusi anche i sette figli di Sceva. Si legge che Dio intanto faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo; al punto che si mettevano sopra i malati dei fazzoletti e dei grembiuli che erano stati sul suo corpo, e le malattie scomparivano e gli spiriti maligni uscivano. “Or alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch’essi d’invocare il nome del Signore Gesù su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: “Io vi scongiuro, per quel Gesù che Paolo annuncia”. Quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo sacerdote. Ma lo spirito maligno rispose loro: “Conosco Gesù, e so chi è Paolo; ma voi chi siete?” E l’uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su due di loro; e li trattò in modo tale che fuggirono da quella casa, nudi e feriti” (Atti 19:13-16)
Impariamo dall’apostolo Paolo che non era certo un illuso: “Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l’atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile. Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato”.
“Il faraone chiamò Mosè e Aaronne e disse: “Andate, offrite sacrifici al vostro Dio nel paese”. (Esodo 8:25)
Egli farà vedere che senza rinunciare alla religione potremmo avere una esistenza tranquilla e priva dei disagi del pellegrinaggio, ci farà anche vedere che “nel paese” potremmo continuare a godere i beni ed i frutti che si trovano in esso e cioè la carne, gli agli e le cipolle.
Nella “fiera della vanità” c’è merce per tutti e Faraone sa di poter riuscire nei suoi intenti quando presenta la “superbia della vita” e la “concupiscenza della carne e degli occhi” e poi la gloria, la ricchezza, la moda, lo sfarzo, queste cose possono continuare ad essere vostre e assieme a queste cose, egli dice, potete avere la vostra bella religione; potete dividere il vostro tempo fra il cielo e la terra, fra le cose dello spirito e quelle della carne, fra l’adorazione al vostro Dio e l’adorazione a dio Mammona, al mondo.
Vinti da queste parole seduttrici, i cristiani mondani aumentano ogni giorno e la religione per essi si trasforma in un comodo annuncio che lascia loro tutte le comodità del presente secolo e non toglie la possibilità di avere… la ILLUSIONE della vita eterna.
Se rimaniamo nel paese, noi siamo soltanto “sedicenti cristiani” ed anche se arriviamo a rivestire l’apparenza della pietà, non abbiamo, non possiamo avere in noi la potenza di essa.
Uscire o rimanere! Rimanere significa rendersi amici del mondo; significa essere adulteri nella presenza di Dio; significa anche amare il mondo e le cose che sono nel mondo, quindi significa non avere l’amore del Padre. Rimanere equivale a respingere il Calvario; è inutile sottilizzare intorno alle opere di quelli che RIMANGONO; è inutile far notare che la loro vita è schiava della vanità, schiava dei piaceri e dei vizi del presente secolo, schiava delle mode e delle consuetudini del mondo.
Il cristiano per non essere un illuso, ogni giorno deve esaminare sé stesso.
2Corinzi 13:5:
“Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla prova. Non riconosceteche Gesù Cristo è in voi? A meno che l’esito della prova sia negativo”.
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