“gli occhi alteri, la lingua bugiarda, le mani che spargono sangue innocente” (Proverbi 6:17)
Lo sguardo altero è uno sguardo dall’alto verso il basso, uno sguardo gonfio d’orgoglio, superbo, sprezzante. L’orgoglio cerca di sottrarre la gloria che appartiene unicamente a Dio. Se consideriamo l’ambizione personale, il desiderio di prestigio e di popolarità allora non ci stupiremo del fatto che Dio permetta la presenza di una spina in noi per mantenerci umili.
Quali che siano le nostre circostanze, l’orgoglio non è mai lontano. Se fate bene potete essere contenti di voi stessi, e l’umiltà è in pericolo. Se fate malamente potreste preoccuparvi per voi stessi, e l’umiltà è in pericolo. Se la gente è gentile con voi e vi dice: “Che brava persona sei”, o “che bravo pastore siete”, l’umiltà è in pericolo. Se la gente è scortese con voi, sarete dispiaciuti, e l’umiltà sarà in pericolo.
Il dire: “Oh, so bene di non essere un santo” è una dichiarazione ben accetta all’orgoglio umano, ma verso Dio è un’inconscia bestemmia, perché equivale a dire che non ho fiducia che Dio possa fare di me un santo.
Umiliarsi davanti agli uomini può pronunciare un’inconscia bestemmia nei riguardi di Dio. Perché non sei un santo? O perché non vuoi esserlo o perché non credi che Dio possa trasformarti fino a farti essere un santo.
L’orgoglio viene commesso da quelli che camminano vicino a Dio e può essere osservato anche nei più santi fra di noi. È un peccato che possiamo commettere spesso anche quandosiamo in ginocchio, cercando Dio. L’orgoglio èindipendenza; l’umiltà è dipendenza. Orgoglio è mancanza di disponibilità ad attendere che Dio agiscaa suo tempo e a modo suo. L’orgoglio cerca di prendere in mano il controllo della situazione. Una dellepiù grandi tentazioni che i veri cristiani affrontano è quella di precedere Dio, agendo senza un chiaromandato da parte di Dio. Significa assumere nelle proprie mani il controllo della situazione, quandosembra che Dio non stia operando abbastanza velocemente. Significa essere impazienti.
È superbo anche chi vuole arrivare a ricoprire posti di responsabilità con l’astuzia, la frode e la vanagloria. Si può riassumere l’atteggiamento della persona superba dicendo che è un atteggiamento che lo spinge sempre in una maniera o nell’altra a mettersi in evidenza, a farsi notare; ad innalzarsi sopra gli altri.
“Chi è altero d’animo è in abominio all’Eterno; certo è che non rimarrà impunito” (Proverbi 16:5), ed anche: “Gli occhi alteri e il cuor gonfio, lucerna degli empi, sono peccato” (Proverbi 21:4).
La lingua bugiarda, si tratta di una “perversità del cuore” che riguarda discorsi e affermazioni false o inventate allo scopo di indurre altri all’errore.”Le labbra bugiarde sono un abominio per il signore, ma quelli che agiscono con sincerità gli sono graditi (Proverbi 12:22).
La menzogna è una perversione premeditata della verità. Certamente include non
soltanto la parola, ma qualsiasi mezzo capace di produrre una falsa impressione nella mente degli altri.
Utilizzata come vero e proprio mezzo di comunicazione, pronunciata per ingannare qualcuno o per ricavarne un vantaggio, la bugia ha stimolato l’immaginazione umana nel tentativo di attenuarne la gravità.
Quante volte abbiamo sentito dire, e forse ne abbiamo fatto l’esperienza, che sono state dette “parole capaci di ferire più delle pugnalate”
Quindi il richiamo della Parola di Dio è sempre attuale ed è perciò necessario fare attenzione alle nostre parole, che possono offendere e colpire gli altri in modo
profondo fino a lacerarne l’animo. L’insinuazione può essere sinonimo delle “mani che spargono sangue innocente”. Dovremmo sempre essere molto cauti prima di dire qualcosa che possa ferire e diffamare il nostro prossimo e il nostro fratello.
La calunnia: l’immagine contenuta nel corrispondente vocabolo greco, è davvero sorprendente. Si allude a gente che si riunisce in certi angolini, a gruppetti, per scambiarsi delle informazioni destinate a distruggere la buona reputazione di persone che non sono in grado di difendersi, perché assenti!
La maldicenza invece è genericamente, il parlar male degli altri. Le cose riferite possono anche essere vere ma, se sono fine a se stesse e non sono dette per aiutare il fratello, vanno a scapito della reputazione della persona che è oggetto di quelle chiacchiere. Il pettegolezzo può essere divertente e appassionante, ma anche vendicativo e distruttivo. Esso ha un potere formidabile. Spesso e volentieri è alla base di litigi, contrasti e disordini pubblici; può infrangere i legami familiari.
La maldicenza rivela un aspetto ripugnante della natura umana, quando ci si diletta nell’offuscare la reputazione di chi ci circonda, nel distorcere la verità e nel frantumare la serenità dell’esistenza altrui. È bene ricordare che il racconto di un avvenimento, anche se è vero, passando da una bocca all’altra, comunemente si deforma. Ad ogni passaggio si arricchisce di particolari inesistenti o perché non è ben riferito o perché non è ben compreso. Alla fine come una piccola palla di neve che rotolando sui pendii innevati di una montagna diventa una disastrosa valanga, così una piccola maldicenza si può trasformare in calunnia. Quante volte abbiamo detto una cosa e la persona che ci ascoltava ha capito esattamente l’opposto? Facciamo allora attenzione a non rapportare fatti e cose sentite da altri: “Chi sparge calunnie è uno stolto” (Proverbi 10:18). La calunnia è l’atteggiamento consueto di chi non ha il timore di Dio nel suo cuore.
Alcuni “cristiani” diffondono a piene mani (e sia pure non sempre volontariamente) innumerevoli calunnie od interpretazioni calunniose, che provocano divisioni e moltiplicano i rancori. Se costoro avessero avuto il coraggio di recarsi dal loro fratello per un colloquio risolutivo, anziché criticarlo e diffonderne un’immagine sfavorevole, mostrandosi in tal modo sprovvisti d’onestà civile, essi avrebbero evitato di spargere ciò che davanti agli occhi di Dio è pura calunnia.
Tra gli altri mali di cui si rende responsabile, figurano le notti insonni, il dispiacere e la tristezza. Probabilmente siamo già stati anche noi vittima di un pettegolezzo, ma se non lo siamo stati c’è da aspettarsi che un giorno o l’altro qualcuno tenterà di “spararci alle gambe”, cercherà di dir male anche di noi.
Non soltanto il pettegolezzo resiste, ma è fiorente. È dappertutto, si trova nelle famiglie come nelle comunità, nei circoli riservati, come negli ambienti popolari, nella politica e perfino nell’ambito religioso. È comune quasi quanto il respirare.
Certamente la maldicenza rivela un aspetto ripugnante della natura umana, quando ci si diletta nell’offuscare la reputazione di chi ci circonda, nel distorcere la verità e nel frantumare la serenità dell’esistenza altrui.
Perciò, se si vuole evitare di far del male agli altri o d’essere prima o poi annoverati tra le vittime della maldicenza, è importante sapere dove si ferma la conversazione inoffensiva e dove inizia invece il pettegolezzo nocivo.
È bene ricordare che il racconto di un avvenimento, anche se è vero, passando da una bocca all’altra, comunemente si deforma. Ad ogni passaggio si arricchisce di particolari inesistenti o perché non è ben riferito o perché non è ben compreso. Alla fine come una piccola palla di neve che rotolando sui pendii innevati di una montagna diventa una disastrosa valanga, così una piccola maldicenza si può trasformare in calunnia, senza che si voglia. Del resto quante volte c’è capitato di dire una cosa e di essere fraintesi? Quante volte abbiamo detto una cosa e la persona che ci ascoltava ha capito esattamente l’opposto? Facciamo allora attenzione a non rapportare fatti e cose sentite da altri: “Chi sparge calunnie è uno stolto” (Proverbi 10:18).
La calunnia è l’atteggiamento consueto di chi non ha il timore di Dio nel suo cuore. Alla base del pettegolezzo, della maldicenza, della calunnia, c’è sempre, oltre che la mancanza del timore di Dio, l’ignoranza.
Ma perché si fa della maldicenza? L’orgoglio e la superbia sono la principale causa di maldicenza. Il desiderio d’essere “qualcuno”, di prevalere, di farsi un nome o anche solo di voler imporre un pensiero personale, sintomo sempre di un basso livello spirituale, spingono sovente a parlar male degli altri. Si denigra l’altro per esaltare se stesso. A volte non condividiamo ciò che invidiamo. In questo caso le vittime sono quelli che noi riteniamo essere più in alto, più in vista oppure quelli che non hanno le nostre stesse idee. La maldicenza o la calunnia ha allora lo scopo di sminuire la stima che li circonda, di abbassarli di livello per poterli superare. La maldicenza, la calunnia, oltre a non dover essere praticate, non vanno nemmeno recepite. Blocchiamo sul nascere ogni discorso maldicente: “La bocca dello stolto è la sua rovina e le sue labbra sono un laccio per la sua anima. Le parole del maldicente sono come ghiottonerie e penetrano fino all’intimo delle viscere” (Proverbi 18:7,8). Si racconta che Socrate, ad un amico che stava per riferirgli in gran segreto una notizia sul conto di un altro, abbia chiesto: “Hai passato la tua intenzione ai tre colini”? Interpellato su cosa voleva dire con questa frase, Socrate spiegò:
1) Sei sicuro che la cosa che stai per dirmi è vera?
2) Sei sicuro che ciò che stai per dirmi sia una cosa buona?
3) Sei sicuro che sia proprio utile che io lo sappia?
L’amico comprese e rinunciò al suo proposito.
Una maldicenza deve essere identificata in questo modo ponendo queste cinque domande:
– “Qual é il motivo per cui me lo dici?” Per deridere insieme la persona assente, per colpevolizzarla, per distruggerla.
– “Dove hai ricevuto l’informazione?” Il rifiuto di rivelare la sorgente d’informazione é un segnale sicuro di maldicenza.
– “Sei andato da quelli direttamente coinvolti?” La spiritualità non si misura da quanto abilmente riusciamo a esporre i mali degli altri, ma quanto effettivamente riusciamo a rialzare un peccatore.
– “Hai controllato personalmente i fatti?” Anche i “fatti” diventano distorti quando non sono bilanciati con altri fatti o quando sono esposti con motivi negativi.
– “Posso riferire il tuo nome, quando controllo di persona?” Quelli che passano maldicenze spesso si lamentano di essere malintesi. Questo avviene perché le loro parole sono mischiate con impressioni personali che le “tingono”.
È chiaro che non è sufficiente non calunniare, dobbiamo anche non accogliere il maldicente. Non dobbiamo neppure accogliere chi diffama o insulta.
“…ora siete luce nel Signore.
Comportatevi come figli di luce” (Efesini 5:8)
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