“Poi dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra” (Genesi 11:4)
Il proposito originale di Dio era che gli uomini popolassero l’intera terra, e non che si accentrassero in un unico sito.
Nemmeno il diluvio era servito a rendere “buona” l’umanità, il suo orecchio continuava ad essere insensibile ai continui richiami divini.
Gli uomini volevano arrivare al cielo per farsi un gran nome e non essere dispersi su tutta la terra come Dio gli aveva comandato (Genesi 1:28). Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo in modo che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine.
Babel … un nome che significa: orgoglio! Nel cuore di quegli uomini cresceva un sentimento pericoloso: la presunzione. Avevano una grandissima stima di se stessi e dei propri meriti, ciò li portò ad agire in modo irragionevole, pensando in qualche modo di giungere a Dio mediante mezzi umani. Questo era ed è impossibile. Nessuna «torre umana» può arrivare fino al cielo, soltanto Cristo Gesù è la via che conduce al Padre.
Babel … un nome che significa: timore! Era insito nell’anima di quegli uomini la paura di essere: “dispersi sulla faccia della terra”. Probabilmente la loro preoccupazione nasceva dalla mancanza di conoscenza del piano divino. Dio aveva sì distrutto la terra mediante il diluvio, ma aveva anche promesso di non farlo più. Gli uomini invece pensarono di poter costruire una città dove le acque non avessero potuto raggiungerli. Quale errore commisero loro, e commettiamo anche noi quando ci facciam prendere dal timore di ciò che farà il Signore, senza sapere che: “Tutto coopera al bene di coloro che amano il Signore”.
Babel … un nome che significa: ribellione! Quando l’uomo decide di opporsi alla volontà divina non c’è scampo per lui. Dio non ama la ribellione. E come fece con quegli uomini, punendoli del loro peccato, farà anche con tutti quelli che consciamente hanno rigettato la grazia divina in Cristo Gesù.
A quella città venne dato un nome …significa confusione ed è la confusione l’inevitabile conseguenza di qualsiasi unione in cui Dio non sia contemplato o che non si sia formata secondo la volontà di Dio.
Dio ha poi deciso di riunire sotto uno stesso linguaggio quelli che Lo amano e Lo vogliono servire. È il linguaggio del Golgota! Dove Gesù ha sofferto per tutti noi, e morendo ci ha offerto la redenzione. Accostiamoci a Lui con vera fede, certi che Egli darà un nome a questo evento …”Riconciliazione”.
La costruzione della torre rappresenterebbe un tentativo di “aspirare al cielo” già durante la vita terrena o, detto in altri termini, di paragonarsi a Dio stesso. si tratti di un gesto incomprensibile poiché ogni religione anela al ricongiungimento dell’uomo con Dio (re-ligio). In questo caso invece, il divino è contrario a questo “innalzarsi”.
Gli uomini hanno cercato di evitarLo. Non credevano che ogni loro bene derivasse dalla benevolenza di Lui: pensavano che la loro felicità derivasse dalla loro propria forza. Una moltitudine giudicava servile la sottomissione a Dio, e cominciarono a fabbricare la torre con molta diligenza e non risparmiandosi alcuna fatica. E la torre saliva in altezza, più velocemente di quanto si prevedeva, per il gran numero delle mani, ed era tanto lo spessore che, a colui che la guardava, la sua altezza appariva minore del suo spessore. Era formata di mattoni cotti uniti con il bitume affinché l’acqua non si insinuasse tra i mattoni.
Pensarono di adoperare mattoni al posto delle pietre e bitume invece della calce. Poi dissero: “Forza! Dunque! Costruiamoci una città! Faremo una torre alta fino al cielo! Così diventeremo famosi e non saremo dispersi in ogni parte del mondo!”.
Il fatto di cuocere i mattoni ed unirli col bitume era considerato alquanto sconveniente, poiché secondo la legge divina, i templi andavano costruiti con pietre vive, addirittura non tagliate dall’uomo,cosi come pietre vive dovevano essere i credenti: “…e se mi fai un altare di pietra, non lo costruire di pietre tagliate; perché, se tu alzassi su di esse lo scalpello, tu le contamineresti” (Esodo 20:25).
Cuocere i mattoni significava invece renderli come ‘morti’ pertanto la caratteristica si rifletteva negativamente sugli uomini.
Unire il fango con il bitume era davvero un affronto a Dio.
Il fango tra l’altro ricorda lo “sporco”, ed il bitume è di colore nero e deriva dalla alterazione, maleodorante di residui naturali. È contrapposto alla calce, abitualmente usata per unire le pietre di un luogo sacro. Essa è di colore bianco, simbolo della purezza; veniva cotta in speciali forni e unita all’acqua che la rendeva “spenta” cioè simbolicamente priva di “calori”, cosi come l’umanità doveva essere priva dei “bollori della carne”.
L’anima degli uomini va riscaldata solo nel “forno speciale” dello Spirito Santo e si unisce all’acqua, simbolo della parola di Dio ed anche della purificazione, infatti allontana l’esuberanza e gli istinti.
carnali.
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