DAL CARCERE DI SMCV-TESTIMONIANZA
Mi chiamo Riccardo Manfredi sono nato a Roma 55 anni fa, in una famiglia ricca, stimata e temuta. Mio padre, dichiaratamente ateo, ci ha insegnato che, solo nella ricchezza c’è la vera felicità. A 17 anni ero gia un ragazzo sbandato, che vivevo di espedienti, sperperando i soldi di mio padre in macchine di lusso, donne e feste. Una mattina mi trovo a rapinare una banca dove Nasce una sparatoria con tutto il seguito (!? ) da li la fuga, mi arrestano dopo poche ore. così la mia giornata brava finisce andare direttamente in cella, isolamento e sorvegliato a vista, mentre faccio il duro chiudendomi in un mutismo assoluto. Dopo qualche giorno davanti alla mia cella si è presentato un pastore con la bibbia in mano che mi invitava a cercare Dio. Gli ho detto con violenza: “Io non ho la fede e non ho bisogno di lei!”, dico sbattendo la porta in faccia al Pastore che mi visita. Passo lunghi mesi di prigione in attesa del processo, la disperazione, il rimorso, intere notti senza dormire e intanto Dio comincia a farsi strada in me. Il mio avvocato era un cristiano evangelico e mentre tenta di difendermi cerca anche di dirmi una buona parola; il pastore, quello che allinizio della mia carcerazione era stato da me messo alla porta senza tanti complimenti, con molta pazienza mi aiutato a capire che con Dio nulla è perduto, si può sempre ricominciare. Incominciai a riflette, Ricordavo chi ero: un delinquente, l’assassino, il ragazzo senza fede, poco per volta mi affidai al Signore che con molto amore mi perdonò e mi salvo subito. Le cure del pastore non mi sono mancate, mi hanno aiutato a crescere. La mia vita è cambiata: sapevo che rischiavo l’ergastolo, ma èro convinto che quello è il modo per pagare il mio debito, per farmi perdonare dagli uomini, perché so che Dio mi ha già perdonato. In carcere mi sono organizzato, ho fatto della mia carcerazione un campo di missione: al mattino leggo la Bibbia, poi faccio la meditazione. Scrivo tanto, anche per consolare, confortare, aiutare quelli di casa. “Io non voglio guardare né avanti né indietro: conta solo l’istante presente. Voglio tenere il Signore per mano e non voglio più lasciarlo. Dopo vari processi, sono stato condannato all’ergastolo definitivo. A primo impatto e stato un duro colpo, ma poi ho capito che posso trasformare la mia detenzione in una benedizione per altri detenuti. Abbiamo organizzato dei culti quotidiani nel tempo della socialità oltre al culto collettivo che teniamo con il pastore ogni lunedì nel sala teatro con altri decine di fratelli ergastolani convertiti a Cristo. La gioia piu grande e che pure mia moglie si convertita, e oggi e una sorella che collabora aiutando i bambini che hanno i genitori in carcere.
Riccardo Manfredi
Rep. Volturno CC. SMCV
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