Ambasciatori fedeli
Viviamo in un mondo malato,
“…ma l’ambasciatore fedele porta guarigione” (Proverbi 13:17)
Non di rado accade che all’insediamento di un nuovo capo di governo o di stato faccia seguito il cambiamento dei responsabili delle rappresentanze diplomatiche presso gli stati esteri.
Un ambasciatore dev’essere rappresentante del proprio governo. Le sue caratteristiche debbono essere tali da renderlo effettivamente un ambasciatore di chi l’invia. È ovvio, per queste ragioni, che il sovrano individui, scelga ed invii delle persone adatte.
Ancora oggi Dio è alla ricerca di ambasciatori da inviare per la Sua gloria e per il bene delle anime.
Il versetto sopraccitato descrive, tanto sinteticamente quanto efficacemente, il bisogno che oggi c’è d’uomini graditi a Dio e disponibili per compiere il Suo volere (Marco 16:15).
C’È BISOGNO DI “AMBASCIATORI”
La spasmodica ricerca di capi carismatici, d’eroi da imitare e da seguire (nel mondo e,
finanche, nelle chiese), che caratterizza la nostra epoca stride in maniera fortissima con il piano di Dio, il quale ricerca degli ambasciatori da inviare al mondo per portare
“il lieto messaggio del regno di Dio e il Nome di Gesù Cristo”, Unico Salvatore di quelli che in Lui confidano e sperano!
Il compito dell’ambasciatore ci parla di almeno tre aspetti che debbono caratterizzare l’esperienza di chi vuol essere messaggero per Cristo.
Prima di tutto, la figura dell’ambasciatore porta con se l’idea di disponibilità: colui che è ambasciatore non lo è di se stesso, ma di un altro, non promuove i suoi piccoli e personali interessi ma quelli maggiori e più elevati di chi lo ha inviato.
Fuor di metafora, si tratta d’un credente il cui scopo sia “che Cristo cresca e che io diminuisca!”
In secondo luogo, la figura dell’ambasciatore porta con sé l’idea della prontezza, non se ne sta rintanato in casa, ma è uno che “va”, anzi “che è mandato”. I suoi piedi son belli, la sua voce è forte ed il suo messaggio glorioso: “Ecco il vostro Dio!”.
Infine, la figura dell’ambasciatore non può essere disgiunta da un fatto: egli è ambasciatore, è uno mandato con un messaggio e con uno scopo precisi.
Ben consapevole del suo ruolo, Paolo scriveva ai credenti di Corinto: “Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel Nome di Cristo: siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:20).
Questo compito porta con sé uno smisurato senso d’urgenza.
C’È BISOGNO DI “GUARIGIONE”
Indubbiamente, questo versetto richiama alla mente un’altra massima sapienziale: “Una buona notizia da un paese lontano è come acqua fresca a una persona stanca e assetata” (Proverbi 25:25).
C’è bisogno d’insistere perché sia chiaro a tutti che viviamo in un mondo malato.
La tremenda diagnosi rivelata per mezzo del profeta Isaia ci lascia senza parole: “Tutto il capo è malato, tutto il cuore è languente. Dalla pianta del piede fino alla testa non c’è nulla di sano in esso: non ci sono che ferite, contusioni, piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né lenite con olio”.
Storicamente riferito al popolo di Dio, questo messaggio si può applicare allo stato della nostra società umana, alla condizione di molte famiglie e, senza esagerazioni, anche alla condizione di diverse comunità cristiane.
La malattia è grave, il danno esteso e l’infermo langue senza che nessuno prenda a cuore la cosa.
Qual è la risposta a queste urgenti necessità?
Tanti, troppi sono coloro che propongono nuove e vecchie medicine che non hanno fatto altro che intossicare la storia, rendendo triste il presente e angoscioso il futuro per gli abitanti di questo devastato pianeta.
C’è un solo modo per veder risolto il problema.
Lo Spirito Santo descrive il metodo di Dio nel recare guarigione spirituale a quelli che sono nell’inquietudine: “Nell’angoscia, gridarono al Signore ed Egli li liberò dalle loro tribolazioni. Mandò la Sua Parola, li guarì e li salvò dalla morte” (Salmo 107:19, 20).
Ancora oggi, sull’imbrunire della storia, avvenga quel che accadde una sera in Palestina con Gesù: “Poi, venuta la sera, gli presentarono molti indemoniati; ed Egli, con la parola, scacciò gli spiriti e guarì tutti i malati” (Matteo 8:16,17).
Sia, ancora oggi, la Parola di Cristo il dolce balsamo che guarisce le innumerevoli e gravi “malattie” di individui e famiglie, dei singoli credenti e d’intere comunità!
C’È BISOGNO DI “FEDELTÀ”
Il linguaggio figurato del versetto lascia chiaramente intendere che l’“ambasciata” e non l’ambasciatore è l’origine della guarigione.
Ciononostante, l’ambasciatore deve avere una caratteristica: la fedeltà.
Quello della fedeltà non è, purtroppo, un concetto oggidì molto popolare.
Per dire il vero, fin dagli albori della storia, l’infedeltà ha caratterizzato l’essere umano nelle sue relazioni sociali così come nel suo rapporto col Creatore.
Per quanto ci riguarda, come testimoni di Cristo Gesù, non possiamo trascurare questo principio fondamentale!
Dio ci vuole Suoi fedeli ambasciatori perché vi è un gran bisogno di guarigione intorno a noi.
In che senso l’ambasciatore dev’essere fedele?
Prima di tutto, egli dev’essere fedele a Chi lo manda.
Il rapporto personale con Dio del vero ambasciatore rende efficace e zelante il suo servizio.
L’ambasciatore Paolo diceva: “…l’amore di Cristo ci costringe…” (2 Corinzi 5:14)!
In secondo luogo, l’ambasciatore fedele è tale quando riporta puntualmente ciò che ha ricevuto, senza togliere, né aggiungere.
”Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso…” (1 Corinzi 11:23), scrive Paolo ai Corinzi.
Piaccia o no, sia popolare o no, egli trasmette, senza distorsioni, il messaggio ricevuto.
È un metodo che egli chiede di tramandare a “suo figlio” Timoteo: “E le cose che hai udite da me in presenza di molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che siano capaci di insegnarle anche ad altri” (2 Timoteo 2:2).
Infine, l’ambasciatore fedele è tale se, a qualunque costo, porta a compimento la sua missione.
Ancora l’apostolo Paolo ci sprona col suo esempio di lealtà e determinazione: “Ma non faccio nessun conto della mia vita, come se mi fosse preziosa, pur di condurre a termine con gioia la mia corsa e il servizio affidatomi dal Signore Gesù, cioè di testimoniare del Vangelo della grazia di Dio” (Atti 20:24).
Che il Signore continui a trovare […] uomini e donne disposti ad essere Suoi ambasciatori per pulire, fasciare e lenire le piaghe e le ferite di chi ci circonda (in casa, nella società e nelle comunità), col potente messaggio della Redenzione in Cristo Gesù, nostro Salvatore!
Di tante caratteristiche che si potevano elencare riguardo all’ambasciatore efficace, lo Spirito Santo ne ha descritta una sola: la fedeltà.
La fedeltà è il frutto dello Spirito Santo nella vita di chi è nato di nuovo.
È caratteristica peculiare di Cristo Gesù, il Fedel Testimone.
Sia il nostro desiderio e la nostra ricerca quello d’essere ambasciatori fedeli in grado
di lasciarsi dietro una lunga scia di uomini e donne “guarite” dal prezioso messaggio della croce di Cristo Gesù.
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