IL PANE AI CAGNOLINI
Matteo 15:26
“Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini»”.
Nella Bibbia esistono episodi che se non abbiamo parecchia conoscenza degli usi e costumi del popolo d’Israele, ci appaiono strani e perfino atteggiamenti offensivi.
Nel testo che abbiamo letto, Gesù si rivolge ad una donna che chiede soccorso indicandola come “cagnolina” che in gergo israelita vuol dire “straniera”.
Gesù non è venuto ad offendere gli uomini ma a soccorrere il bisognoso, non è venuto per vedere la sofferenza ma per tirare fuori l’uomo da questo malessere, Gesù non è venuto per coloro che si ritengono “sani” ma per guarire ogni malattia dopo averli guariti nello spirito perdonando i loro peccati.
Nel contesto, si legge che una donna Cananea, che aveva una figlia posseduta da spiriti maligni che la tormentavano, si rivolge a Gesù chiedendo soccorso ma il Signore a principio, non risponde nulla così i discepoli credendo di fare bene, chiedono a Gesù: «Mandala via, perché ci grida dietro».
Mandala via…
Possiamo camminare con Gesù, ma sapere poco di Lui tant’è che risponde ai Suoi: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ecco la missione del Cristo: “andare alla ricerca dell’anima perduta”; cercare la pecora che si perde, che vive nella sofferenza di questo mondo impuro.
La donna, si legge che insiste perché sentiva e sapeva che bastava un gesto e Gesù avrebbe risolto il loro angosciante problema e dinanzi a tanta insistenza, ecco cosa le dice: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini».
Il pane rappresenta “la grazia, la bontà dell’Eterno” che era indirizzata al popolo di Dio e non agli stranieri (cani) ma ella riconoscendo nella sua umiltà di non essere degna, risponde: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Per la donna non era un termine offensivo ma un termine di luogo e se per lei viveva distante dal popolo di Dio, si sarebbe accontentata anche delle briciole poiché “poco” sarebbe stato tanto da vedere la guarigione della figlia.
Gesù riconosce in questa donna l’umiltà e la fede per compiere il miracolo infatti le risponde: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita.
Poco, ma quando Dio opera in nostro favore, diventa immensamente tanto e basta una parola, un cenno per cambiare le nostre vite e quelle di coloro che ci appartengono.
Chi crede in Dio e vive in Cristo, non siamo più considerati “cani” poiché in Cristo facciamo parte del popolo di Dio essendo stati innestati nell’albero della vita in Cristo.
Come Gesù è Figlio di Dio, noi in Lui siamo figli con Lui, non più stranieri ma eletti ad essere un popolo benedetto da Dio e da Cristo nostro Signore!
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