FIORAVANTE CONSOLI-il racconto del f.llo Francesco Toppi
Fioravante Consoli nacque il 4 luglio 1899 a Sacco (Salerno), un piccolo centro della Campania situato su uno dei colli dell’alta valle del torrente Ripiti, nel Cilento. Era il terzo figlio di una modesta famiglia di agricoltori ed allevatori; frequentò le classi elementari e fin da piccino si distinse per il suo carattere risoluto. Come uno dei “ragazzi del ‘99” partecipò alla prima guerra mondiale e alla battaglia del Piave.
“Mentre andava al fronte avvenne il suo primo impatto con la fede evangelica, infatti sul treno vi era un uomo che distribuiva Nuovi Testamenti ed egli spinto dalla curiosità ne volle una copia” (1).
Probabilmente si trattava della seconda edizione del Nuovo Testamento di Giovanni Luzzi, pubblicato a Firenze nel 1914 dalla “Società Fides et Amor”. Migliaia di copie furono inviate alle “Direzioni de’ Giornali disposte a unire un Nuovo Testamento al periodico che mandavano ‘gratis’ al fronte, (…). E mentre più di 4000 volumi avevano già cominciato con codesti mezzi a circolare”, fu preparata “una edizione speciale per i militari, rilegata elegantemente, flessibile, con la dedica in fronte: ‘Ai nostri soldati di terra e di mare’: edizione di 3000 esemplari che andò addirittura a ruba” (2).
In Fioravante, l’interesse per la lettura era stato profondo fin dalla fanciullezza e fu una passione che continuò a coltivare fino agli ultimi giorni della sua vita. Trovandosi a visitare Roma, qualche anno dopo il primo conflitto mondiale, si avvicinò, presso Porta Maggiore, ad una bancarella di libri “desiderando di comprare qualche libro; il venditore, visto il suo orientamento verso qualcosa di buono e di concreto indirizzò il suo acquisto verso il Libro dei libri: la Sacra Bibbia. Fu per lui un tesoro che lesse avidamente e dal quale non si staccava” (3).
La lettura della Bibbia non soltanto lo interessò, ma creò in lui il desiderio di saperne di più. Certamente il Signore stava operando nella sua vita, la sua ricerca continuò ma fu “a Potenza (che) per la prima volta nel 1920, frequentò una riunione evangelica. Poi trasferitosi a Matera frequentava una Chiesa battista” (4).
Non si conoscono le ragioni del suo trasferimento in Basilicata, ma molto probabilmente furono ragioni di lavoro. Dopo la guerra 1915-1918 ci fu un periodo di grande disoccupazione e depressione economica, ancora più grave di quella da sempre esistente nel Sud ed i giovani tornati dalla guerra erano alla ricerca di occupazione. Ma in questa occasione, Consoli entrò in contatto con l’Evangelo prima e poi, sempre a Matera, con la comunità pentecostale.
Questa da poco si era trasferita dalla cosiddetta ‘chiesa del Muro, una “abitazione” del “Sasso Caveoso” messa a disposizione da una credente che era emigrata negli Stati Uniti, ad un locale acquistato con grande sacrificio dai membri locali ed esteri, sito nel “Sasso Baresano” e noto poi come “la chiesa del pappagallo”, perché situata sotto una uccelleria che in particolare vendeva pappagalli. Qui la comunità pentecostale di Matera, costituitasi già nel 1913, si diede una struttura e nominò due anziani: Antonio Plasmati e Alessio Festa. Fioravante Consoli ricevette la testimonianza dell’ Evangelo proprio da Alessio Festa, il quale svolgeva anche un’ampia opera di evangelizzazione nella provincia di Matera ed in pratica, dopo la stasi del periodo della persecuzione (1935-44), continuerà la sua attività prendendo cura della comunità di Pisticci e diaspora, fino a poco prima della sua morte avvenuta nel 1959.
“Alessio Festa gli parlò di un Gesù vivente e vero che poteva salvare l’anima sua, per la prima volta sentì qualcosa nel suo cuore … Questo umile servo del Signore … rimase in contatto con il Consoli e fu invitato ad andare a Sacco per parlare ad altri … il Signore lo usò ed un piccolo gruppo fu costituito” (5).
Sacco fu il primo centro della Campania dove giunse il messaggio pentecostale. Bisognerà attendere il 1923 perché si costituiscano le comunità di Ogliara di Salerno ed Ercole di Caserta. La nascente comunità pentecostale di Sacco venne inizialmente visitata sia dal Festa, che da Ettore Strappaveccia, da Angelina Paretti da Roma e da qualche altro per incoraggiare nella fede i credenti. “Una sera particolare e precisamente il 26 giugno 1921 il Signore riversò sul piccolo gruppo una benedizione speciale battezzando diversi con lo Spirito Santo tra cui lo stesso fratello Consoli ed una sua sorella di nome Grazia” (6).
Fioravante, che fin dal principio aveva preso cura del gruppo, ne divenne ufficialmente il conduttore e manifestò un ministerio della Parola adatto alla edificazione dei credenti.
Purtroppo però le condizioni economiche della zona erano molto critiche ed obbligarono il Consoli a lasciare Sacco. Nel “luglio 1923 emigrò negli Stati Uniti per ragioni di lavoro, ma anche questa esperienza contribuì alla sua crescita spirituale” (7).
Nei cinque annidi permanenza in America, egli alternò la propria attività secolare con quella spirituale, avvalendosi per la sua formazione nel ministerio dei consigli e della guida di fratelli di grande esperienza e conoscenza come Luigi Francescon e Giacomo Lombardi che ebbe modo di frequentare. Tornò in Italia nell’aprile 1928 e a Sacco trovò che la comunità era aumentata di numero e progredita spiritualmente. Due anni dopo, sempre per ragioni di lavoro, fu obbligato a trasferirsi con la famiglia a Casagiove, un Comune a qualche chilo metro da Caserta, lasciando Domenico Monaco come responsabile nella Comunità di Sacco. Questi ha continuato a prendere cura dei credenti fino al secondo dopoguerra, quando in pratica la comunità di Sacco si è ridotta ad un piccolissimo numero di credenti, perché si è verificato un vasto movimento di emigrazione e la maggioranza dei membri, compreso il fratello Monaco, nel 1967 si sono trasferiti a Piedimonte Matese (Caserta), dove hanno costituito una comunità curata per molti anni ancora dal Monaco.
A Casagiove di Caserta, Fioravante iniziò un’opera di evangelizzazione; poi negli anni seguenti il gruppo si è integrato con la comunità di Caserta, quando, dopo il trasferimento di Aurelio Pagano a Napoli, il Consoli ne divenne il pastore.
In quel periodo ed in tutto il tempo della persecuzione (1935-1944), la famiglia Consoli tenne generosamente aperta la propria casa a tutti i credenti di passaggio ed ospitò anche per lunghi periodi, incurante di interventi di repressione della polizia fascista, quanti potevano col loro ministerio essere di edificazione alla comunità che clandestinamente si riuniva. Basti ricordare le visite edificative di Teresa Nigido, una diaconessa della Comunità di Roma, che svolse ripetutamente un’ampia opera di incoraggiamento.
Nell’immediato secondo dopoguerra, il fratello Consoli comprese la necessità di una struttura organizzativa tra le chiese. Infatti venne eletto nel Comitato Missionario Ricostruzione ed Assistenza per l’Italia Centro-Meridionale. Fu poi fra i più validi sostenitori della costituzione delle “Assemblee di Dio in Italia” riconoscendo “l’urgente necessità di regolarizzare la posizione giuridica” del Movimento pentecostale.
Nel 1947 venne riconfermato nell’incarico quale membro del costituito Comitato di Zona dell’Italia centro-meridionale e così ininterrottamente rieletto fino a quando nel 1954 “visto il considerevole numero delle comunità della Campania e la necessità di una più fattiva collaborazione nell’unità dello Spirito fu decisa la costituzione di un consiglio regionale .
che diventerà in seguito il Comitato di Zona della Campania. Infatti Fioravante Consoli, nonostante gli impegni in questo organo dell’Ente – rimase nel Comitato fino al 1961 -svolse il suo ministerio riorganizzando la Comunità di Caserta e per sua visione ed interessamento venne acquistato nel 1968 un locale di culto su Corso Trieste, la via più importante della città. Il suo ministero di edificazione delle chiese e dei gruppi della zona lo videro molto impegnato, non per questo però dimenticò l’opera di evangelizzazione particolarmente nella provincia di Caserta.
Una sua missione, che ebbe risonanza nazionale ed internazionale, fu l’opera evangelistica svolta a Riardo (Caserta) dove P Rozzi, proveniente dalla chiesa pentecostale italiana di New Castle, Pa. (USA), era tornato dopo molti anni per evangelizzare parenti ed amici e si era, così, formato un piccolo gruppo di simpatizzanti evangelici. Il 7 novembre 1952, mentre Fioravante Consoli presiedeva una riunione in casa di Antonio Masiello dopo che gli era stata impedita l’apertura di un locale di culto, egli con altre otto persone presenti fu arrestato e denunciato all’Autorità giudiziaria, in base alla iniqua circolare del sottosegretario del Ministero dell’Interno fascista, Guido Buffarini Guidi, emanata il 9 aprile 1935 a tutti i prefetti del Regno, che vietava il culto pentecostale in quanto contrario “all’ordine sociale e nocivo all’integrità fisica e psichica della razza”.
Il 23 gennaio 1953 il Consoli e gli altri otto imputati comparvero dinanzi al Pretore di Teano il quale li assolse tutti perché il fatto non costituiva reato. Contro la sentenza del Pretore, il Pubblico Ministero ricorse in Cassazione sostenendo che le norme sui culti ammessi della legge 1929-30 dovevano ancora ritenersi valide e quindi per le riunioni religiose anche private occorreva l’autorizzazione della polizia.
Sia l’avvocato difensore che il Pretore invece ritenevano giustamente che l’ari. 19 della Costituzione repubblicana, che garantiva così esplicitamente la libertà di culto, aveva abrogato automaticamente qualunque disposizione precedente. Il ricorso giunse alla Suprema Corte di Cassazione e venne discusso il 3 novembre 1953. I giudici del supremo Collegio, respingendo il ricorso del PM. confermarono la decisione del Pretore di Teano.
La sentenza della Corte ebbe una vastissima eco in quanto, secondo il diritto, una sentenza della Cassazione “ha forza di legge”. In quel periodo, quando ancora le nostre chiese subivano ingiuste vessazioni, rappresentò una grande vittoria e perfino i giornali radio del mattino seguente alla sentenza diffusero la notizia.
Il fratello Consoli fu inconsapevolmente lo strumento che Iddio usò per scardinare un muro di soprusi che si erano abbattuti sul movimento nonostante le garanzie della Costituzione della Repubblica.
Ma c’è un episodio che non è noto e non può essere taciuto. Al termine del dibattimento, uno dei giudici della Corte di Cassazione si accostò a Fioravante Consoli e gli disse che aveva perorato la causa dei pentecostali, non soltanto per una ragione di giustizia, ma anche perché egli era stato cresciuto da una credente di fede pentecostale che era stata una domestica nella sua famiglia che in pratica lo aveva allevato ed era stata con loro fino alla morte. Il giudice terminò poi dicendo: “Se tutti i pentecostali sono come lei, debbono avere libertà di adorare Dio secondo la propria coscienza, in quanto non ho mai conosciuto una persona più onesta, più amabile, più paziente di lei”. Non sapremo mai chi fosse questa cristiana, nè lei, ormai nel riposo dei santi ha mai saputo che allevando con amore e pazienza il bimbo dei suoi “padroni”, stava svolgendo un compito tanto importante e che la sua umile e fedele testimonianza cristiana avrebbe un giorno influito sulla libertà di tutti i credenti pentecostali della nostra nazione.
Il fratello Consoli nel 1952 collaborò con i fratelli Iannelli, che dopo aver accettato l’Evangelo in America, anch’essi tornarono alloro paese natio, Sant’Andrea del Pizzone (Caserta), ed ha curato per anni quella piccola comunità.
Negli anni settanta Fioravante si interessò anche della situazione dei giovani fratelli dello Zaire che vivevano a Caserta, alcuni dei quali iscritti alla Scuola Sottoufficiali dell’esercito, organizzando delle riunioni speciali di culto nei locali della chiesa di Caserta.
Ormai avanti negli anni, quando le forze gli vennero meno, chiese di essere sostituito nella guida della Comunità di Caserta, che aveva condotto in mezzo a difficoltà divario genere per circa mezzo secolo, sempre deciso a rimanere saldo nella sana dottrina e nella coerenza pratica della testimonianza dell’Evangelo. La sua schiettezza e risolutezza in un mondo sempre più proclive al compromesso, gli avevano procurato talvolta l’impopolarità, ma il fratello Consoli rimase sereno sempre dimostrando che non ci può essere amore senza verità. Ormai debolissimo, non mancava però di farsi accompagnare dai familiari a raduni particolari, perché amava incontrare i suoi fratelli e si rallegrava divedere che il seme spesso sparso tra lacrime e sofferenze, al tempo opportuno, aveva prodotto frutto abbondante alla gloria di Cristo. Ultimo dei suoi coetanei nel ministerio ad essere “chiamato a casa con Cristo”, ha lasciato il suo terrestre albergo il 17 febbraio 1987 con la serenità di chi “ha finito il corso e serbata la fede”.
Fioravante Consoli, oltre ad aver lasciato la sua eredità di fede ai familiari, tutti membri attivi in varie comunità, può essere annoverato nel numero di quei pionieri del messaggio pentecostale in Italia, nella certezza che “Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti … affinché chi si gloria, si glori nel Signore” (1 Corinzi 1:27,31).
Francesco Toppi
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