“O quei diciotto sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, pensate che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti come loro”( Luca 13:4-5).

Questi insegnamenti sono chiari come il sole. Alcuni hanno pensato al massacro dell’11 settembre come ad un giudizio di Dio sugli Stati Uniti. Indubbiamente questo è un verdetto eccessivamente severo. Noi non abbiamo alcun motivo per sostenere che le tremila vittime di quell’attentato fossero i peggiori peccatori della nazione americana e che, perciò, meritavano quella sorte, mentre gli altri si erano “guadagnati” il diritto di sopravvivere. Nè abbiamo motivo per appoggiare la tesi che Dio sia l’autore del peccato e che abbia scelto a caso quelle vittime per farle morire ingiustamente. Certo è più corretto suggerire che l’11 settembre Dio abbia ritirato la sua mano protettiva, permettendo, nella sua infinita saggezza, che l’attacco del maligno avesse successo, quale avvertimento del giudizio che attende tutti coloro che ignorano le sue richieste. Anche se ciò può apparire troppo duro, permettimi di farti riflettere sul fatto che soltanto per la grazia di Dio che le altre persone, negli Stati Uniti e in ogni dove, non sono state annientate. Quando leggiamo che “tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:23) ciò implica che se Dio avesse voluto eliminare l’intera umanità in una frazione di secondo, né la sua giustizia, né la sua rettitudine sarebbero state compromesse. Se Dio avesse voluto dispensarci un giudizio giusto ed immediato, io non sarei qui a scrivere queste parole, né tu saresti qui a leggerle. Oggi siamo vivi solamente perché, almeno per ora, Dio “non ci tratta secondo i nostri peccati, e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe” (Salmo 103:10). Per dirla in modo positivo, “è una grazia del Signore che non siamo stati completamente distrutti” (Lamentazioni 3:22). Quando mi è stato chiesto: “Dov’era Dio quando quei fanatici religiosi uccidevano quelle 3000 persone in America?”, ho risposto così: “Esattamente nello stesso posto in cui si trovava quando quei fanatici religiosi uccidevano Suo Figlio Gesù Cristo, e cioè, nella posizione di assoluto controllo di tutto ciò che stava accadendo”. Questo è l’insegnamento chiaro che ci fornisce le Scritture. Coloro che avevano deciso di crocifiggere Gesù erano “iniqui”; tuttavia, la Sua morte era in pieno accordo con “il determinato consiglio e la prescienza di Dio” (Atti 2:23). Il secondo insegnamento è ugualmente chiaro. La tragedia dell’11 settembre è una chiamata al risveglio, che ci avverte che il male è reale, la vita è breve e fragile e la morte è certa. In modo ancora più forte, quest’avvenimento c’invita a essere pronti per il giorno finale in cui “ciascuno di noi renderà conto di sé stesso a Dio” (Romani 14:12), il quale “giudicherà il mondo con giustizia” (Atti 17:31). Poiché “gl’ingiusti non erediteranno il regno di Dio” (1 Corinzi 6:9), stiamo pur certi che, se un tale giudizio avesse dovuto essere eseguito in base ai nostri pensieri, parole e azioni, saremmo stati senza speranza e giustamente condannati a trascorrere l’eternità all’inferno, sopportando consapevolmente la spaventosa punizione che meritavamo. Questo è esattamente ciò che Gesù intendeva dire, quando avvertiva così i suoi uditori: “Se non vi ravvedete, perirete tutti come loro” (Luca 13:4-6). Ecco ora la migliore notizia che tu abbia mai ascoltato! Grazie alla morte e alla risurrezione di Gesù al posto dei peccatori, Dio, che è il giudice, è disposto a una transazione extragiudiziale! Se ti avvicinerai a Lui con fede e con un atto di vero ravvedimento, abbandonando il peccato e confidando in Gesù Cristo come Salvatore, tutti tuoi peccati ti saranno perdonati, avrai pace con Dio e, quando la tua vita terrena finirà, trascorrerai l’eternità alla gloriosa presenza di Dio, senza peccato, né sofferenza, né morte.
John Blanchard

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