“Fermatevi…” (Salmo 46:10; Geremia 6:16)
Spesso facciamo prevalere i nostri interessi egoistici, ascoltiamo la voce ingannatrice del nostro cuore, vediamo grande l’aspetto materiale nelle scelte da prendere e piccolo quello morale-spirituale.
Si sta perdendo il senso di timore reverenziale e la maestà del Signore.
Sta divenendo difficile il fare attenzione a tutti i consigli che riceviamo pur non avendoli richiesti. Si tratta degli impulsi che ci trasmettono la televisione, i giornali, la radio, le riviste, le canzoni. Gli affari ed il successo diventano per noi più importanti del resto: sono i giorni in cui si mangia, si beve, si compra, si vende, si pianta, si costruisce. Sta divenendo comodo vivere lasciandoci portare dall’inerzia della vita, delle situazioni, delle abitudini. Stiamo avendo questa abitudine di andare un pò dove và la gente. Viviamo di corsa, viviamo in fretta, senza accorgerci di come sia la strada; e ci lasciamo portare avanti dai bisogni, dalle necessità del giorno, ma senza più pensare, perché vogliamo vincere, vogliamo guadagnare, vogliamo avere successo.
Spesso paghiamo un conto salato per le nostre scelte, per la nostra caparbietà quando vogliamo forzare la volontà di Dio, o peggio ancora quando vogliamo fare la nostra volontà. Capita a volte di lottare per ottenere “quella cosa” a tutti i costi, anche quando è contraria alla volontà di Dio, oppure Dio ce la vuole dare ma non è ancora il tempo, allora cerchiamo di ottenerla con la nostra furbizia. Molto probabilmente, dopo aver ottenuto quello che tanto desideravamo e che ci sembrava indispensabile e lecito ci troveremo in preda ai rimorsi, pentimenti, afflizioni, paure.
Noi siamo indaffarati nei nostri affari e affanni della vita che non abbiamo tempo di alzare lo sguardo al cielo, verso il nostro Creatore.
Bisogna proprio fermarsi per non lasciarsi afferrare dalle preoccupazioni e diventare ciechi, e non possiamo trovare Dio in mezzo al rumore o all’agitazione.
Fermarsi per considerare il proprio cammino spirituale. Quando una persona non ci vede molto bene, può succedere che camminando, si discosta leggermente dalla vera via e purtroppo passo dopo passo la deviazione sembra trascurabile ma dopo tanti passi la nostra nuova via si trova parecchio lontano da quella vera. Non riusciamo più a discernere se stiamo prendendo una via sbagliata.
L’azione del fermarsi è un particolare estremamente significativo che si può erroneamente considerare come negligenza, debolezza o fallimento, mentre spesso non è sintomo di abbandono della marcia, ma rientra fra le cose necessarie per poter tendere l’orecchio e udire quel suono che viene dall’alto; e non solo udire, ma anche osservare quel che c’è al di sopra della volta che sta sulle nostre teste.
Il fermarsi sul cammino è di estimabile valore quando si cerca di marciare sui sentieri antichi perché fa parte della marcia stessa, e permette di riacquistare le forze contemplando la gloria di Dio.
Il Signore si presentò al profeta Ezechiele con il Suo potere, maestà e santità in modo che egli poteva essere consapevole del carattere di Dio.
Occorre fermarsi e domandarsi se il nome cristiano dice qualcosa per la mia identità di uomo e di donna. Se il nome cristiano forgia il mio modo di pensare, di sentire, di amare, di agire. Non possiamo viver da persone frazionate.
Occorre fermarsi per ritrovare la semplicità e la guida dello Spirito Santo.
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