Com’è possibile che prima del Diluvio gli uomini vivessero centinaia di anni?
Una delle caratteristiche di rilievo del racconto contenuto nei primi capitoli della genesi è la semplicità chiara e diretta con cui l’autore riporta certi fatti meravigliosi e quasi incredibili della storia. Viene da pensare che se la Genesi fosse realmente stata scritta in un periodo più tardi della storia ebraica, come affermano i critici, l’autore avrebbe intercalato alcuni commenti esplicativi o quantomeno qualche espressione di meraviglia per l’unicità dei fenomeni descritti. Invece, egli scrisse il racconto nella maniera più semplice e lineare possibile, come farebbero uno storico o un cronista equilibrato, senza tentare minimamente di giustificare o spiegare eventi all’apparenza quasi incredibili per le generazioni successive. Genesi 5, quindi, propone uno schema cronologico e genealogico semplice, che traccia la linea dei patriarchi antidiluviani dal primo uomo, Adamo, fino a Noè. Di ogni uomo viene precisata l’età al momento della nascita del primo figlio nella linea patriarcale e al momento della propria morte. Ciò sarebbe decisamente monotono e banale se non fosse per il fatto eccezionale che ognuno di essi morì pluricentenario! Adamo visse 930 anni, Methushlah 969 anni e l’età media dei nove patriarchi antidiluviani (escluso Enoc, che fu letteralmente rapito al cielo senza morire, all’età di 365 anni) fu di 912 anni. L’unica spiegazione logica possibile per l’aver riportato questi fatti straordinari in un tono così pacato è che, quando l’autore originale ne prese nota, essi non costituivano affatto qualcosa di insolito, bensì esperienza ordinaria. I racconti riportati nei primi capitoli della Genesi erano probabilmente resoconti di testimoni oculari, scritti originariamente su tavole di pietra e poi trasmessi attraverso la linea dei patriarchi fino a giungere a Mosè, il quale li raccolse e ne curò la revisione all’interno del libro della Genesi. Il fatto che le età siano annotate in termini di veri e propri anni, e non di mesi come alcuni hanno supposto, si evince dall’età dei padri alla nascita dei figli, che va da 65 anni di Mahalaleel ed Enoc ai 500 anni di Noè. Un’altra prova a favore di ciò è datata dal fatto che, dopo il Diluvio, la durata della vita conobbe un declino lento e irregolare, riducendosi dai 950 anni di Noè ai 205 di Terah (come riferisce Genesi 11) e, infine, ai circa 70 anni dei tempi di Mosè (Salmo 90:10). Evidentemente, accadde qualcosa al tempo del Diluvio che si ripercosse drasticamente sull’ambiente umano, accelerando progressivamente il processo di invecchiamento e l’arrivo della morte. Benché non possiamo essere sicuri di cosa possa essere stato, sia la scienza che la Scrittura offrono alcuni spunti interessanti per formulare almeno un’ipotesi plausibile. Anche oggi nessuno sa, naturalmente, cosa provochi esattamente la morte. Sembra che non esista nessuna ragione necessaria, innata per cui l’uomo non possa vivere centinaia d’anni. Di fatto, in origine egli fu creato come essere immortale e la morte giunse solo come giudizio di Dio per il peccato. “Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato…” (Romani 5:12). Ora, un fatto degno di nota portato alla luce dalla gerontologia (lo studio dei progressi di invecchiamento) moderna è che in effetti probabilmente nessuno muore semplicemente di vecchiaia. Piuttosto, l’invecchiamento accresce a tal punto la predisposizione alle malattie e riduce a tal punto l’efficienza operativa degli organi e delle funzioni corporali che, alla fine, si ha un completo cedimento di alcuni particolari aspetti del meccanismo del corpo e ciò provoca la morte. E’ qualcosa che può succedere presto o tardi, a seconda degli individui, ma alla fine succede. Il fattore fondamentale per la longevità, per tanto, è la velocità del processo di invecchiamento, insieme agli influssi ambientali che lo influenzano. Esistono diverse teorie sull’invecchiamento, ma quella che a quanto pare, è suffragata dalle prove migliori è la teoria della mutazione somatica. Una mutazione somatica è un cambiamento improvviso e causale nella struttura di una cellula del corpo. Poiché quasi tutte le mutazioni sono dannose, l’accumulo graduale di tali mutazioni somatiche nelle cellule di vari organi e tessuti porta inevitabilmente a un’efficienza corporea ridotta, e alla fine, al completo cedimento di uno o più componenti associati. Ora, le mutazioni possono essere causate da diversi fattori ambientali, ma il più importante è probabilmente rappresentato dalle radiazioni, sia di origine solare che di un’altra natura. Le radiazioni determinano anche le mutazioni genetiche nelle cellule germinali, benché queste abbiano maggiori difese rispetto alle cellule somatiche (cioè del corpo). Benché, per questa ragione, meno frequenti delle mutazioni somatiche, le mutazioni genetiche, che oltretutto sono quasi sempre dannose, vengono trasmesse alla prole e, quindi, hanno effetti non solo sull’individuo ma anche sui suoi discendenti. Sembra plausibile ipotizzare, pertanto, che le mutazioni somatiche portino all’invecchiamento e alla morte dell’individuo, e le mutazioni genetiche all’invecchiamento e alla morte della specie, fenomeni entrambi ascrivibili principalmente alle radiazioni presenti nell’ambiente. Naturalmente, sono in gioco altri fattori ma questa sembra la causa universalmente dominante. Prima del Diluvio, le acque che erano sopra il firmamento (Genesi 1:7) probabilmente si presentavano sotto forma di un’immensa coltre di vapore acqueo invisibile, nell’atmosfera più esterna. Ciò non solo avrebbe prodotto un meraviglioso “effetto serra”, mantenendo un clima mite e sereno in tutto il mondo, ma avrebbe anche fornito un filtro estremamente efficace per le radiazioni letali che bombardano la terra dallo spazio extra-atmosferico. La “radiazione di fondo” dell’ambiente precedente il Diluvio, quindi, era di molto inferiore a quella attuale, e ciò potrebbe certamente aver contribuito in maniera significativa a determinare l’alta longevità degli uomini antidiluviani. Queste acque situate in alto successivamente si considerano e si riversano sulla terra, divenendo una delle cause del Diluvio, e per questo motivo ora non sono più totalmente disponibili per la loro funzione di filtro. Tuttavia, anche gli 11/2 di vapore acqueo rimasti nell’atmosfera attuale garantiscono un effetto serra e un filtro alle radiazioni sufficienti al mantenimento della vita sulla terra quantomeno nella forma odierna, meno efficiente e duratura. Indubbiamente, anche i drastici cambiamenti climatici e l’aridità della terra dopo i Diluvio, assieme agli accoppiamenti tra consanguinei necessari ai pochi sopravvissuti al cataclisma, contribuirono al calo generale della longevità e vitalità degli individui. In ogni caso, non vi è alcuna ragione per mettere in dubbio la validità della testimonianza biblica relativa ai patriarchi antidiluviani e alla loro veneranda età.
Morris-Clark
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