In che modo Ti abbiamo DERUBATO? (Malachia 3:8-12)
C’è un soggetto della Parola di Dio che, quando è predicato, mette alcuni credenti a disagio.
Non è il “peccato”, non è il “ritorno di Cristo” né “l’inferno”, è “il dare al Signore”.
Eppure la Bibbia ne parla diffusamente.
Su 36 parabole di Gesù, 17 trattano, direttamente o indirettamente, proprio questo soggetto.
Le epistole sono piene di insegnamenti riguardanti il dare.
L’Antico Testamento tratta abbondantemente questo argomento.
Se è un argomento così importante, come mai alcuni credenti sono a disagio quando si parla di denaro?
La risposta è molto semplice: molti adorano più il denaro che Dio!
Difficilmente ci si sofferma ad esaminare quali sono i diritti di Dio.
Spesso consideriamo i nostri diritti, e raramente consideriamo i nostri doveri.
Malachia, ultimo libro dell’Antico Testamento, fu scritto circa 100 anni dopo il ritorno del popolo di Israele a Gerusalemme, dalla schiavitù in Babilonia.
L’entusiasmo per la liberazione era affievolito, il popolo aveva smesso di essere grato a Dio e sembrava vivere come se tutto quello che aveva fosse suo diritto acquisito.
Erano tempi terribili.
I sacerdoti di Dio si erano sviati, concedevano il divorzio alle famiglie d’Israele e permettevano alla gioventù Israelita di sposarsi con dei pagani. Inoltre non insegnavano al popolo a dare la decima al Signore.
Dare la decima delle proprie entrate al Signore non significa pagare Dio per quello che Egli fa per noi, ma è un atto di amore per Lui e per la Sua opera.
Chi non riconosce i diritti di Dio, difficilmente può realizzare le benedizioni di Dio
La Bibbia insegna come fare un buon uso del denaro e ci chiama a dare a Dio quello che Gli spetta, non limitandosi ad onorarLo solo a parole, ma anche con i fatti.
Rifiutarsi di dare a Dio quello che Gli spetta è rubare a Dio, privandosi delle grandi benedizioni che il Signore ha preparato per i figlioli ubbidienti.
Questo era il problema del popolo d’Israele. Nel loro sviamento avevano dimenticato i diritti di Dio su quello che avevano, e con faccia tosta Gli chiedevano: “In che cosa ti abbiamo derubato?” (v.8).
Un’accusa (v.8, 9)
Dio chiama il Suo popolo a rendere conto dell’amministrazione, lanciando loro un’accusa: Israele ruba!
Dio riprende il Suo popolo, affinché torni sulla giusta via: a Lui spettava un’adorazione vera, mentre il popolo adorava in modo annoiato e svogliato offrendo sacrifici di animali ammalati e difettosi: “Quando offrite in sacrificio una bestia cieca, non è forse un male? Quando ne offrite una zoppa o malata, non è forse un male?” (Malachia 1:8).
Non disprezzavano Dio con la loro bocca, ma con le loro azioni: “Voi Mi trattate con disprezzo, dice il Signore degli eserciti” (Malachia 1:13).
Derubavano Dio non offrendoGli le decime: “L’uomo può forse derubare Dio? Eppure voi Mi derubate. Ma voi dite: In che cosa Ti abbiamo derubato? Nelle decime e nelle offerte” (Malachia 3:8).
Avevano smesso di offrire al Signore, perché i loro sentimenti si erano guastati: “Voi avete detto: È inutile servire Dio; e: Che vantaggio c’è a osservare i Suoi precetti” (Malachia 3:16).
Erano diventati dei “commercianti dello Spirito”.
Consideravano il dover dare a Dio soltanto sotto l’aspetto del guadagno, dimenticando che ciò che dovrebbe spingerci nell’ubbidire al nostro Padre celeste deve essere l’amore.
Non diamo per ottenere, anche se Dio non rimarrà debitore con nessuno, diamo perché amiamo Dio e la Sua opera.
Dio considerò un furto il fatto che il popolo non dava più la decima e le offerte.
Dare a Dio dovrebbe essere fatto con gioia, ma è anche un atto di ubbidienza. Dio riprende il Suo popolo, affinché ritorni ad ubbidire e riceva benedizione dal Signore.
La decima, insegnata nell’Antico Testamento, fu confermata da Gesù. A coloro che volevano solo limitarsi a pagare la decima, Gesù disse: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell’aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisogna fare, senza trascurare le altre” (Matteo 23:23).
Non ci si può limitare a una sorta di compensazione: «Faccio questo al posto di quello…». Il Signore ci chiama ad ubbidire a tutta la Sua Parola.
Dio dà chiare indicazioni riguardo a dove portare le decime e le offerte: “Alla casa del tesoro, perché ci sia cibo nella mia casa” (v.10).
L’apostolo Paolo, onde evitare che ci sia confusione nell’intendere qual è la casa di Dio, lo specifica chiaramente: “Affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità” (1 Timoteo 3:15).
Se derubare gli uomini è un grave peccato, derubare Dio è ancor più grave!
Il popolo era adirato contro Dio perché il cielo era serrato e non realizzavano più le Sue benedizioni, senza rendersi conto che si erano messi da loro stessi in questa posizione, privando Dio delle decime e delle offerte.
Donare per l’opera del Signore dimostra sottomissione a Dio; donare al Signore dimostra che abbiamo compreso che quanto abbiamo viene da Lui e non dalla nostra abilità; donare al Signore quello che Gli spetta ci mantiene umili in quanto dimostra che non possediamo tutto; donare al Signore ci aiuta a non adorare i beni materiali.
L’avarizia aveva messo il popolo sotto maledizione.
L’obbedienza spalanca le porte alla benedizione, la disubbidienza spalanca le porte alla maledizione
La situazione può cambiare se l’atteggiamento personale cambia. Rubare a Dio era quanto di peggio si potesse fare.
Rubare a Dio non porta a guadagnare nulla, non mette sotto benedizione, ma sotto maledizione.
Quello che rende ricchi è la benedizione del Signore!
Quello che molti credenti non hanno compreso è che dare a Dio non lascia con meno, anzi apre la porta all’abbondanza perché Dio è fedele e non rimane debitore con nessuno.
Una sfida (v. 10)
Dio sfida il popolo d’Israele affinché esca dalla maledizione. Come poteva cambiare condizione?
Semplicemente obbedendo al Signore: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro… poi mettetemi alla prova in questo dice il Signore degli eserciti; vedrete se Io non vi
aprirò le cataratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia dove riporla” (v.10).
Questa è la sfida della fede.
Ciò che si doveva dimostrare era di aver fiducia in Dio.
Chi trattiene la decima e l’offerta che spetta a Dio deruba Dio!
Dio stava dicendo loro: «Ubbidite a Me, abbiate fiducia in Me, datemi quello che mi spetta e sarò Io a prendermi cura di voi».
Dare la decima in chiesa affinché venga utilizzata per l’opera del Signore, significa riporre la propria fiducia non nel denaro, ma nel Signore.
È strano come a volte alcuni ripongono maggiore fiducia in pochi soldi, piuttosto che nel Padre celeste che possiede tutto l’universo.
Dio lancia una sfida e dà il diritto di metterLo alla prova.
In molti vorrebbero ricevere prima la benedizione per poi disporsi eventualmente a dare. Ma le cose, con Dio, non vanno così: “Portate tutte le decime alla casa del tesoro… poi… vedrete se Io non aprirò le cataratte del cielo, e non riverserò su di voi tanta benedizione che non vi sia dove riporla” (v.10).
Ubbidire a Dio significa avere piena fiducia in Dio.
Una promessa (v. 11, 12)
Dio fa delle promesse ai figli ubbidienti: “Per amor vostro, Io minaccerò l’insetto divoratore affinché esso non distrugga più i frutti del vostro suolo, la vostra vigna non sarà più infruttuosa nella campagna, dice il Signore degli eserciti” (v.11).
Oggi il Signore direbbe: «Se tu sei ubbidiente, Io renderò la tua casa produttiva e non rimarrai senza lavoro…».
Dio benedice sempre i Suoi figlioli che donano con gioia e generosamente.
Nella Sua Parola Dio avanza diritti ai quali faremmo bene a porre mente.
Quando i diritti di Dio sono soddisfatti, le cateratte del cielo si aprono ed Egli riversa benedizioni sia su noi, sia sulle nostre famiglie: “Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli, e il cuore dei figli verso i padri, perché Io non debba venire a colpire il paese di sterminio” (Malachia 4:6).
Malachia ci dice che Dio conserva un libro di ricordi: “Allora quelli che hanno timore del Signore si sono parlati l’un l’altro; il Signore è stato attento e ha ascoltato; un libro è stato scritto davanti a Lui, per conservare il ricordo di quelli che temono il Signore e rispettano il Suo Nome” (Malachia 3:16).
Che cos’è scritto in questo libro?
In questo libro sono scritti i nomi di tutti coloro che adorano Dio, Lo onorano e Gli ubbidiscono.
Ci dia il Signore grazia di avere i nostri nomi scritti in quel libro.
Le persone più felici e benedette sono coloro che hanno scoperto la gioia del dare per l’opera del Signore.
I cuori in pace sono quelli che danno al Signore quello che Gli spetta, perché sanno di trovarsi nella volontà di Dio.
Permetti a Dio di aprire il cielo sulla tua casa, sulla tua persona, ubbidendo alla Sua Parola e sottomettendoti alla Sua volontà; non riporre la tua fiducia sul tuo conto in banca, riponi la tua fiducia nel Signore.
Dare per l’opera del Signore dimostra tangibilmente che riconosciamo l’autorità di Dio su quello che possediamo e che poniamo la fiducia nel Suo grande e infinito amore.
L’apostolo Paolo dice che “Dio ama un donatore allegro. Dio è potente da fare abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quello che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona” (2 Corinzi 9:7).
Angelo Gargano
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