Vietnam: le due facce di questo paese
Il numero di aggressioni ai cristiani nelle zone rurali è in aumento. L’ONU accusa il paese di evidenti violazioni della libertà religiosa. Riportiamo alcuni casi recenti di irruzioni e vessazioni contro cristiani in Vietnam.
Il numero di aggressioni ai cristiani è in aumento: “In Vietnam abbiamo un governo a due facce: una amichevole e ospitale e l’altra oppressiva“, afferma un cristiano vietnamita in contatto coi nostri collaboratori. In effetti, negli ultimi anni il Vietnam (16° nella WWList) ha mostrato una notevole apertura alle economie di altri paesi; molti italiani lo stanno scegliendo come località esotica per le vacanze e la sensazione generale è quella di apertura e benvenuto, ben lontana dall’idea di stato socialista del passato (sebbene sia ancor oggi una repubblica socialista unicamerale, col partito comunista vietnamita a guidare). Eppure le Nazioni Unite stesse accusano il paese di evidenti violazioni della libertà religiosa “in termini disorveglianza costante, intimidazione, vessazioni e persecuzione“.
“E’ meglio morire di fame nelle giungle cambogiane, piuttosto che affrontare la persecuzione in Vietnam“, afferma un Montagnard o cristiano Degar, popolazione aborigena costretta alla fuga per le oppressioni del governo centrale. Ma non sono solo i degar ad essere perseguitati: in marzo 2 cristiani vietnamiti, leader di due comunità familiari (chiese che si incontrano in case private), sono stati arrestati nella provincia di Yen Bai (nord-est del paese). Negli stessi giorni le autorità facevano irruzione in diverse chiese in casa, ordinando a 80 cristiani di “cessare i loro incontri”. “Nel nostro villaggio i cristiani non hanno il permesso di incontrarsi. Il capo del villaggio inoltre ha intimato al pastore di non avviare nessuna chiesa. Ora naturalmente il pastore non sa come muoversi“, afferma Lee (pseudonimo), un cristiano delle zone rurali.
Dalla provincia di Dien Bien, invece, ci giungono rapporti sconcertanti di irruzioni con brutali pestaggi di cristiani: “Gli agenti del governo hanno pestato i cristiani, puntando soprattutto a far danni agli organi interni. Un credente è stato picchiato così selvaggiamente che era irriconoscibile ed è diventato in parte sordo“, racconta Duonh (pseudonimo), un altro credente delle zone rurali. L’attivista cristiano per i diritti umani Nguyen Van Dai (già condannato per “propaganda contro lo stato”), racconta di continue intimidazioni da parte dei servizi di sicurezza vietnamiti. In aprile, invece, 2 famiglie nel nord-ovest del paese hanno abbracciato la fede cristiana e da quel momento sono scattate le minacce di espulsione dal villaggio e poi è giunta la confisca dei loro animali di allevamento (unica fonte di sostentamento).
Tuttavia nelle grandi città come Saigon sembra più facile essere cristiani, c’è maggiore libertà rispetto alle zone rurali, dove non solo le autorità ma anche le famiglie indigene perseguitano i membri che si convertono a Gesù. Tutto ciò mentre il governo sembra aver messo in agenda una riforma della legge sulla libertà religiosa, che a detta di alcuni analisti, pur potendo significare un passo in avanti, inevitabilmente sarà in parte una delusione per chi promuove i diritti umani.
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