Sì, sbagliare è parte della natura umana, ma disumano e stoltezza è perseverare nello sbaglio……..
E non può essere intesa come attenuante di responsabilità per una reiterazione dello sbaglio, quanto piuttosto un mezzo per imparare dall’esperienza. È cosa comune l’errare; è solo dell’ignorante e del superbo perseverare nell’errore.
L’uomo è cosciente quindi di sbagliare ma tale consapevolezza dovrebbe trarre le fondamenta per una crescita mentale necessaria alla sua sopravvivenza e alla sua evoluzione. Sbagliando impariamo a non ripetere più gli stessi errori. La stoltezza sarà ignoranza colpevole congiunta ad odio o durezza di cuore. È semplicemente ciechi, che tuttavia pretende di vedere. La stoltezza è chiudere volontariamente ed ostinatamente gli occhi alla verità.
La stoltezza è un’ignoranza colpevole, è propria di chi non capisce perché non vuol capire, non perché non ce la fa, ma perché per odio, presunzione, invidia o superbia, non vuole capire.
La stoltezza, quando è grave, può condurre alla demenza. Questo capita quando la stoltezza oltrepassa certi limiti in contrasto col buon senso comune e con i princìpi fondamentali della ragione e della morale. Si ha allora la vera e propria pazzia o follia.
Il saggio muta consiglio, ma lo stolto resta della sua opinione.
Comunque, l’errore più grande che possiamo compiere è quello di dirci che siamo stupidi o stolti, che siamo fatti così e nulla può cambiare davvero.
“Non sono capace” spesso è un solo alibi, chiediamoci piuttosto perché non riusciamo e agiamo su questo.
In conclusione, nel rapporto con gli altri, quando vediamo che qualcuno sbaglia evitiamo il “buonismo”, che è quell’atteggiamento che rifiuta di assegnare un giusto rimprovero e/o punizione a chi sbaglia, con la scusa che non si deve fare “violenza” neanche sul malvagio: ne deriva quindi, paradossalmente, la pietà più verso il malfattore che verso la vittima. Il buonismo è quindi la degenerazione della bontà, un frutto avvelenato che discende dall’ipocrisia. Ammantato di falsa pietà e carità, è nell’essenza un comportamento intrinsecamente perverso e profondamente ingiusto.
Il metodo buonista infatti è quello più sicuro per portare alla morte chi sbaglia, è un modo di agire pericoloso e colpevole che genera innumerevoli misfatti perché permette a chi commette il male di continuare a farlo, è un falso sentimento di pietà foriero di dolori più grandi e numerosi di quelli che (a parole) vorrebbe evitare, è in definitiva un atteggiamento da vigliacchi e ingiusti, perché il suo scopo è proteggere dalla violenza, almeno nominalmente, chi la violenza l’ha praticata, mettendo così sullo stesso piano vittima e carnefice. Il buonismo da troppo tempo dilaga e permea ormai tutti gli ambiti del vivere civile e siamo arrivati ad esempio all’assurdo che un padre può finire in galera per un ceffone mollato ad un figlio. Ecco quindi uno dei motivi perché molti giovani sono viziati e ben avviati sulla strada che porta verso il baratro: vengono educati senza una vera correzione.
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