Se c’è “un monte” per me, lo voglio!
“… uno di quegli uomini disse: «Sàlvati la vita! non guardare indietro, e non ti fermare in alcun luogo della pianura; sàlvati al monte, che tu non abbia a perire!» Lot rispose loro: «No, mio signore! …» (Genesi 19:17, 18)
“[Caleb disse a Giosuè]: Dammi dunque questo monte del quale il Signore parlò quel giorno … Forse il Signore sarà con me, e io li scaccerò, come disse il Signore” (Giosuè 14:12)
Lot e Caleb vissero in tempi lontanissimi fra loro, ma ancor più grande appare la distanza nelle dimensioni della loro fede. Lo Spirito Santo li considera entrambi come giusti e dunque come credenti… ma che differenza! Quando gli angeli indicano il monte della salvezza, Lot non ci pensa neppure, ha paura di non farcela, di non farcela in tempo. Vi rinuncia senza esitazione, chiede molto meno, veramente poco: «Ecco, c’è questa città vicina per rifugiarmi – è piccola – e lascia che io fugga lì – e non è forse piccola? – e così io vivrò». Lot non è uno “scalatore della fede”, non è “una cima”, non ci vuole nemmeno provare, non chiede aiuto. Si “accontenta” semplicemente di meno! E, questa sua indole gli causerà non poche difficoltà.
Veniamo a Caleb. Israele è finalmente entrato in Canaan, quarant’anni dopo la sua coraggiosa presa di posizione in favore del Signore, Caleb ricorda a Giosuè la promessa divina che gli avrebbe dato il territorio che aveva esplorato: il monte di Ebron! Egli lo chiede a Giosuè, ma allo stesso tempo confida in Dio che l’aiuterà a conquistarlo! Gli anni passati e l’età avanzata non hanno potuto scalfire la sua fede, né spento “l’altro spirito” che l’animava in gioventù. Inutile dirlo, Caleb riuscì nell’impresa. E non fu una conquista isolata e solitaria: ve ne furono altre e coinvolse altri nella sua visione di fede.
Carissimi, pensiamo che “i monti” di Dio siano finiti? Che Egli non abbia qualche cima anche per noi, oggi? I monti, rappresentano le promesse e le benedizioni di Dio in Cristo Gesù, il Quale, morendo sulla croce, ha provveduto per noi tutto, pienamente! Come stiamo reagendo davanti a queste bellissime vette di grazia e benedizione? Come il pauroso e titubante Lot, sempre ad accontentarci del “minimo”? O come l’aitante (seppur avanti negli anni) Caleb? Forse dirai: “Non voglio somigliare a Lot, ma so di non riuscire a essere come Caleb!”. Ebbene, stamattina ti viene incontro un altro esempio di fede: Davide.
Anche lui si trovò nella sua personale valle, con di fronte il monte, la ròcca, che Dio aveva preparato per lui. Non voleva rinunziarvi, ma sapeva di non farcela da solo. Fu così che espresse una delle più belle, toccanti e memorabili preghiere di tutto il libro dei Salmi: “O Dio, ascolta il mio grido, sii attento alla mia preghiera. Dall’estremità della terra io grido a te, con cuore affranto; conducimi tu alla ròcca ch’è troppo alta per me” (Salmo 61:1, 2).
Gloria Dio, perché stamattina Colui che è l’Alto, l’eccelso, che abita l’eternità, e che si chiama il Santo … Gesù Cristo, il Vivente Figlio di Dio ti è venuto incontro, nella tua valle, per mostrarti monti che tu non avevi nemmeno immaginato e farti conquistare cime che non avresti mai ardito desiderare. Basta soltanto che tu creda in Lui, ti lasci prendere in braccio, mettere sulle Sue spalle ed Egli ti condurrà laddove non avresti mai sognato di arrivare! Perché non ti apparti un po’ per meditare sulle Sue preziose e grandissime promesse: il perdono dei peccati, la gioia della salvezza, la pienezza dello Spirito Santo, la liberazione dal vizio, la guarigione fisica, l’onore di servirLo! Perché non L’invochi con tutto il cuore, dicendoGli con fede: “Dammi dunque questo monte! Sì! Signore se hai previsto per me “un monte”, lo voglio, stamattina. Nel Nome di Gesù!”.
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