Se no …
“Se no, sappi o re, che noi non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto” (Daniele 3:18; VR)
La storia di Anania, Misael e Azaria costretti a scegliere se inginocchiarsi dinanzi ad un idolo pagano o essere gettati in una fornace ardente, è molto nota. Per secoli, la loro fermezza e la miracolosa liberazione che ne seguì sono state, per i credenti, un mirabile esempio e un potente incoraggiamento a restare fedeli, rifiutando qualsiasi compromesso.
Eppure la fedeltà di questi tre uomini è molto più grande di quel che siamo in grado di apprezzare e, soprattutto, la loro fiducia è ben più grande di quello che oggi, per tanti di noi è diventata la fede.
C’è un’espressione nella loro risposta al feroce tiranno che oggi farebbe storcere il naso a molti esperti del “pensiero positivo” e della “parola della fede” a quelli, cioè che pensano che credere sia principalmente il modo per ottenere miracoli e non, come insegna la Scrittura, per piacere a Dio. Essi dichiararono con decisione: «Ecco, il nostro Dio che noi serviamo, è potente da liberarci, e ci libererà dalla fornace del fuoco ardente, e dalla tua mano, o re. Se no, sappi o re, che noi non serviremo i tuoi dèi e non adoreremo la statua d’oro che tu hai eretto». Proprio così! I tre amici di Daniele dissero: “Dio ci può liberare e lo farà… ma anche se questo non accadesse, noi non muteremo parere!”. “Se no …” o “Anche se non…” sembrano dei tentennamenti della fede, delle vistose crepe nei bastioni della loro fermezza. Come mai paiono “dubitare”, introducendo un’eventuale diversa conclusione della loro vicenda? In realtà, non c’è alcun dubbio, nessun indugio: la loro è una profonda dimostrazione di fiducia in Dio e di sottomissione alla Sua sovrana volontà.
La storia biblica ci insegna che la vera fede non è soltanto quella che muta le circostanze ma anche quella che le accetta serenamente, senza mai perdere di vista il suo vero fine: la salvezza delle anime. Chiunque serve il Signore sa che mediante la fede potrà vedere miracoli, prodigi e opere potenti … ma anche ricevere la forza per restare sereno… nelle afflizioni, nelle necessità, nelle angustie, nelle percosse, nelle prigionie, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni (cfr. 2Corinzi 12:12; 6:4, 5). Questa fu l’esperienza di Paolo, ma prima di lui fu quella del nostro Signore Gesù: “… colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio” (cfr. Ebrei 12:2, 3). Questa può e deve essere anche la nostra esperienza.
Carissimi, qualsiasi benedizione, liberazione o promessa stiamo aspettando, affrontiamo questa settimana pieni di fiducia nel Dio che serviamo e che può ogni cosa. A noi stessi e agli altri (e al nemico che ci vuole vedere avviliti), questa mattina dichiariamo con forza: “Io so che il Signore può liberarmi e che lo farà… ma, anche se questo non accadesse, io so che il Mio Redentore vive, avrò fiducia in Lui, e non avrò paura di nulla!”.
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