A chi ti rivolgi?
La carestia si estese a tutto il paese d’Egitto e il popolo gridò al faraone per avere del pane. Il faraone disse a tutti gli Egiziani: «Andate da Giuseppe e fate quello che vi dirà»
(Genesi 41:55)
Siamo entrati in una settimana che si annuncia fra le più nere degli ultimi anni. Intere nazioni, per ragioni diverse sono scosse. Le sicurezze di molti sono scalfite ogni giorno di più, confusione, paura e mancanza di speranza sono la normalità.
Eppure, proprio in un quadro tanto buio, la luce della speranza cristiana può risplendere più chiara.
La storia di stamattina ci mostra l’Egitto nella crisi più nera che chiede aiuto al Faraone (l’Autorità più alta), che però indica loro un’altra autorità: «Rivolgetevi a Giuseppe, ascoltate quello che vi dirà e fatelo».
Faraone non aveva dubbi: Dio gli aveva rivelato che quel giovane sarebbe stato il salvatore della sua gente. Perciò non esitò a cedere sovranità a colui che era stato schiavo, prigioniero, vicino alla morte e che era uscito dalla prigione per mezzo di una specie di risurrezione.
Carissimi, oggi non possiamo aspettarci che le Autorità (politiche, finanziarie e persino religiose) siano in grado di riconoscere e indicare ai popoli impauriti un’Autorità superiore, Cui rivolgersi per essere aiutati.
La chiesa di Cristo, invece, può e deve distogliere lo sguardo della gente confusa sia dai problemi che li soffocano, sia dagli uomini che non possono salvare.
È compito dei cristiani (in ogni contesto) di indicare alla gente il Signore Gesù, di indirizzarli a Colui che, prima ancora che risolvere i problemi, mette pace nel cuore, serenità nell’anima.
È Lui solo che, liberandoci dal peccato e dal suo potere, ci dona la vita eterna, Che è in grado di dissipare qualunque paura, rinnovando la speranza nei cuori, Che ci fa cantare con serenità: Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati (Romani 8:35, 37).
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