STAI SEGUENDO DIO? FAI DAVVERO LA SUA VOLONTÀ?

“E tutte le volte che la nuvola si alzava dalla tenda, i figli d’Israele si mettevano in cammino e si accampavano dove si fermava la nuvola” (Numeri 9:17)

In tutti i modi, che fosse per molti o pochi giorni o perfino solo alcune ore, era tutto sotto controllo, tutti agivano in conformità, in un solo spirito, conforme l’orientamento del Signore. Tra l’allestire e smontare le tende, tutte le volte che fosse necessario, nessuno si lamentava, poiché nessuno aveva il diritto di farlo, visto che, molto più importante di questo, era seguire la direzione di Dio.
Bisogna considerare la Sua opera, fermandosi e avanzando secondo la Sua direzione, senza lamentarsi del tempo; una notte, due giorni, un mese o di più… non importava, se scendeva, loro si fermavano, se saliva, loro marciavano. Soltanto Dio era il loro Consulente, e che dipendevano soltanto da Lui.
Non vi era ansia da parte dei figli di Israele ed è questo che avviene con chi ha Dio come stella polare poiché la persona considera la direzione di Dio come essendo la migliore e, per questo marcia, rispetta, indipendentemente da ciò che fa la concorrenza. Per questo, smetti di paragonarti agli altri, smetti di imitare cose che hanno fatto gli altri, anche quelli raccontati dalla Bibbia.
Come già detto tempo fa, a causa del paragonarsi agli altri e dell’imitazione non c’è più formazione e trasformazione del carattere della singola persona.
Ciò impedisce la manifesta opera di Dio nel trasformarci in una creatura simile a Cristo, a “iniettare” in noi la Sua vita e il Suo pensiero, a seguire le Sue istruzioni e indicazioni.
Non c’è più il essere cristiani, cioè seguire Cristo, ma solo una imitazione della vita cristiana. È impossibile per l’uomo imitare ciò che è veramente spirituale. Essere qualcuno è molto difficile, diventare qualcuno – imitare – è molto semplice, e lo si fa per accontentare gli altri o per evitare che si viene rimproverati di essere disubbidienti, di mancanza di comunione con Dio e di amore verso Dio. Ed è per questo motivo che nascono false testimonianze e si perde la vera testimonianza della vita cristiana, e il cuore degli uomini si indurisce sempre di più.
Piuttosto, domandati, se ti sei fermato quando dovevi fermarti e marciare quando dovevi marciare secondo la direzione di Dio.
Si deve necessariamente accettare che ci saranno:
a) Momenti per muoversi: “il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov’Egli stesso stava per andare” (Luca 10:1)

b) Momenti per aspettare: “E disse loro: “Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco”. Difatti, era tanta la gente che andava e veniva, che essi non avevano neppure il tempo di mangiare” (Marco 6:31).
È la volontà di Gesù di andare? Allora vado.
È la volontà di Gesù di rimanere? Allora rimango.
“Il cuore dell’uomo medita la sua via, ma il SIGNORE dirige i suoi passi” (Proverbi 16:9)
Non più l’ISTINTO né il DESIDERIO dovranno sostenere e guidare tutti i nostri passi, ma solo la volontà di Dio. Quindi la nostra volontà deve essere solo quella di ben capire quale sia la volontà di Dio. Di qui l’opposizione delle due volontà: quella umana e quella divina. È la lotta tra il finito e l’infinito. Nella volontà e nella ragione infinita di
Dio, infatti, si nascondono abissi di sapienza che l’intelletto umano
non può penetrare, ma entro i quali sta il fine dell’uomo. Nei disegni
di Dio sull’umanità vi sono misteri impenetrabili, e l’uomo non può
indagarli con le proprie naturali capacità. A meno di essere presuntuoso e folle, egli non può chiedere all’Essere infinito, che l’ha creato, le ragioni del suo agire, ragioni che eccedono l’intelligenza umana e che appartengono all’intelligenza divina.
Basta dunque all’uomo conoscere la volontà di chi lo ha formato:
non deve cercare oltre. “È volontà di Dio”: a queste parole deve arrestarsi ogni investigazione. Questa volontà è essa stessa l’ultima ragione della condotta umana, il compimento di ogni sapienza umana.
Ma a causa del proprio desiderio di servire il cristiano va,e non sa dove arriverà. Si cruccia pensando, si agita operando intraprende di propria volontà e di propria iniziativa. È ignoranza,
impotenza umana e temerità il presumere di agire da sé senza assicurarsi che Dio lo voglia. Non si può agire, organizzare, per esempio, le evangelizazzioni, e poi pregare che Dio benedica questo operato e che porti frutto. L’evangelizazzione non può essere organizzata e messa su un palcoscenico per fare poi spettacolo.
Gesù Cristo compiva i prodigi della Sua caritàcogliendo le occasioni, le domande degli uomini in mezzo
ai quali si trovava. Anche il precetto che Gesù ci ha spiegato mediante la parabola del Samaritano per dirci chi è il nostro prossimo, ci insegna che il prossimo non è cercato intenzionalmente, ma trovato “per caso” sulla via. Se un cristiano si considera puro strumento nelle mani di Dio,chiediamoci: che cosa può fare uno strumento senza colui che lomaneggia? Ricordate che essere strumenti di Dio significa essere Suoi collaboratori?
Anche nelle opere di carità non può
voler essere l’uomo il principale attore: deve lasciare a Dio la signoria ingerendosi di
testa propria e per umano sentimento in faccende e opere che gli
sembrano di carità, ma che forse non lo sono, o non lo sono per lui,
invece di far del bene ai fratelli, farà del male anche a se stesso,

Dimorare in Cristo significa accogliere ogni movimento del Signore, tenere l’orecchio teso a captare ognicenno che Egli si degnerà darci, e dirigerci poi verso il luogo da dove giunge la sua voce. Che dire delle soste? Le soste non erano destinate all’ozio. La vita dello spiritomai è oziosa: anche se celata agli occhi degli uomini, è ben in luce davanti al volto di Dio, continuamente contemplato. Che cosa facevano gli Israeliti nelle loro soste, talvolta molto prolungate? I figli diIsraele erano come sentinelle agli ordini del Signore. Stavano di veglia, osservavano se la nube si muoveva, per muoversi
prontamente anch’essi. Stavano attorno alla tenda a far da guardie, quasi origliando pernon perdere una sillaba della Sua voce.
Così si deve comportare anche il cristiano quando non è ancora
inviato dal Signore. Quando dimora ancora nella vita nascosta e riservata della contemplazione, egli prega, medita la legge di Dio, e
con lo studio si munisce dei mezzi necessari al viaggio che da un
momento all’altro Dio può comandargli. Non perde un momento. Occupa tutto il suo tempo a leggere, a meditare, a scrivere, a lodare ed esaltare Dio, tenendo gli orecchi tesi a ogni Suo minimo richiamo. Attività queste, tutte santissime e graditissime a Dio. Bisogna diffidarsi da coloro che dicono che il cristiano deve sempre essere in attività e fare qualcosa per Dio, anziché agire CON Dio. Spesso si vuole agire solo perché si ha paura di perdere qualche premio e qualche approvazione. Ma attenzione, bisogna anche ricordarsi di coloro ai quali è stato detto: “Allontanatevi da Me, non vi ho mai conosciuti”.
Se Dio è dentro di noi, dobbiamo lasciar perdere i nostri desideri.
“Ho sentito nel cuore di fare questo..”, non è vero che tutto ciò che sentiamo in cuore di fare provenga da Dio. Non possiamo procedere per mezzo di sensazioni fisiche. Il tipo di testimonianza interiore della guida dello Spirito Santo è una cosa che non possiamo percepire attraverso i nostri corpi fisici e nemmeno nelle nostre emozioni.
Esaminiamoci.

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