UDIRE E ASCOLTARE DIO

Il richiamo di Dio non l’eco della mia natura; non sono le mie affinità e il mio temperamento che vanno presi in considerazione. Fino a che continuerò a riflettere sulle caratteristiche della mia personalità ed a preoccuparmi di quello a cui sono portato, non potrò mai sentire il richiamo di Dio. La maggior parte di noi non ha orecchi che per sentire sé stessi e perciò nulla riesce a sentire di quello che Dio dice.
Nulla succede nella nostra vita che non sia un messaggio da parte Sua; siamo noi capaci di discernere la Sua mano, o pensiamo che si tratti solo di fatti accidentali? Le correzioni di Dio sono più che una disciplina, sono un mezzo per insegnarci a dire: “Parla, o Dio”.
A volte Dio ci fa passare per la disciplina dell’oscurità per insegnarci a dedicarGli la nostra attenzione. Si insegna a cantare agli uccelli tenendoli al buio; Dio ci mette all’ombra della Sua mano per educarci ad udirLo. “Quello che Io vi dico nelle tenebre…”. Osserva dove ti mette Dio, quando ti pone nelle tenebre, e una volta lì, taci. Se cominci a parlare quando sei al buio, lo farai in condizioni di spirito sfavorevoli; l’oscurità è il momento dell’ascolto. Se parli ad altri, non potrai contemporaneamente udire quello che Dio dice.
Racconterò poi a “Eli” quello che Dio mi ha rivelato? È qui che interviene il dilemma dell’ubbidienza. Disubbidiamo a Dio quando vogliamo assumere il ruolo di “protettori dilettanti”. Ma Dio non aveva dato a Samuele l’incarico di parlare ad Eli; questi doveva arrivare a prendersi da solo le sue decisioni. Nelle parole che Dio ti ha rivolte può osservi un ordine che sia causa di dolore e di pena per il tuo “Eli”; ma ricordati ancora che la tentazione di allontanare la sofferenza dalla vita di un altro, indica che una barricata si sta erigendo tra la tua anima e Dio. Quando Dio ti spinge ad una decisione da prendere al Suo cospetto, a nessuno devi chiedere consiglio; se lo facessi, finiresti col trovarti dalla parte di qualcun’altro.
Preferire di ascoltare gli altri piuttosto che ascoltare Dio è la dimostrazione che non c’è vera relazione con Lui né amore. Le testimonianze personali degli altri ci piacciono, ma non ci piace che Dio ci interpelli direttamente.
Spesso siamo come quel giovane ricco stordito dal dolore e dallo scoraggiamento a causa delle dure parole ricevute da Gesù Cristo. Lo scoraggiamento non è che l’amore di sé stessi che arriva a perdere ogni illusione; e questo amore di sé stessi può anche essere amore per la propria devozione a Gesù.
Siamo quindi in molti a dimostrare a Dio di non aver per Lui il rispetto che Gli è dovuto proprio in questo modo: non udire quello che dice, come se non avesse parlato affatto.
Le cose materiali, le attività del servizio, le mie convinzioni prendono tutta la mia attenzione. Tu hai costruito tutto un tuo sistema di pensiero riguardo a quello che Gesù vuole; sei forse più devoto a questo tuo sistema che allo stesso Gesù?
La contraffazione dell’ubbidienza è una condizione mentale in cui si cercano a tutti i costi occasioni per sacrificarsi; l’entusiasmo viene scambiato per discernimento. È preferibile mettere concretamente in atto nella propria vita i piani di Dio discernendo la Sua volontà, piuttosto che esibirsi in vistosi atti di sacrificio di sé. “L’ubbidienza val meglio che il sacrificio”.

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