FARE I FATTI VOSTRI
È malefica questa inclinazione a mettere il naso nelle faccende altrui: spiare, origliare, indagare. Questo mettere il becco dappertutto, come se l’uomo discendesse dalla gallina anziché dalla scimmia.
Ma come è possibile che si trovi il tempo per spiare e origliare gli altri, di essere curiosi ed andare ad impicciarci nelle faccende altri?
Dire che nulla c’è di male nel spiare e origliare e che è legale, è la stessa cosa che direbbe un tossicodipendente riguardo eroina o cocaina, o di un tizio o una tizia che fumano sigarette continuano a dire che fumano ogni tanto e che non fa così male e comunque è legale. Continuerete a raccontarvela come loro e a trovarvi scuse su scuse cercando solo di ammansuetire la vostra coscienza e che non avete colpe e che è tutto in regola.
Spesso con molta facilità ci intromettiamo nei fatti degli altri, ci occupiamo di controversie per cose terrene, a volte lo facciamo di nostra iniziativa ed a volte lo facciamo perché una parte vorrebbe costituirci giudice o spartitore. Spesso siamo molto indaffarati ad esaminare i “fascicoli” altrui, ci reputiamo costituiti a giudicare ed invece stiamo solo facendo l’avvocato di parte e ci stiamo occupando ad esaminare i fatti altrui e perdiamo di vista di esaminare noi stessi. Senza volerlo, molte volte il nostro intrometterci nei fatti degli altri, non fa altro che inasprire la controversia perché siamo degli impostori che non sono stati costituiti a giudicare gli altri ma noi stessi.
Con arroganza e presunzione giudichiamo le azioni degli altri, siamo trasportati nella maldicenza e critichiamo i comportamenti e le scelte degli altri, giudichiamo le decisioni degli altri, le loro scelte di vita terrena, diamo consigli che non ci sono stati chiesti ed entriamo con prepotenza nella vita e nelle decisioni degli altri. Facciamo pettegolezzi e critichiamo spesso le persone che non sono presenti. Ci si trasforma in tanti detective e si cerca di carpire tutte le informazioni sugli altri, e pertanto portano nel pettegolezzo anche coloro che stanno ad ascoltarli, per poi presentarsi come maestri di vita e dare i propri consigli secondo la maturità di colui che non si fa i suoi fatti ma quelli degli altri.
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