AFFRONTARE LA SOLITUDINE
Diversi anni fa mi sono svegliato alle tre del mattino con un profondo sentimento di solitudine.
Era un’esperienza nuova per me: mia moglie era ricoverata in ospedale, colpita da un cancro.
Tenendo in mano una tazza di caffè, mi sono seduto nell’oscurità del mio studio, dove in molte occasioni ho goduto il piacere della solitudine con Dio nella quiete del mattino.
In quell’occasione però tutto sembrava differente.
Mi sentivo profondamente solo.
Non senza motivo, la parola “solitudine”, (in inglese “loneliness”) è stata considerata la più triste parola della lingua inglese.
Il suo suono evoca tristezza.
Esiste una differenza importante fra solitudine e quiete:
- La solitudine è un sentimento involontario, non desiderato. La quiete, è qualcosa di volontario, una scelta deliberata.
- La solitudine è sempre negativa. Stare soli è positivo e benefico.
- La solitudine provoca sentimenti di depressione. La quiete in genere promuove l’ispirazione, la meditazione, la considerazione di cose e avvenimenti che orbitano attorno alla tua vita.
Il Salmo 102 che descrive la solitudine, mette l’accento su questa differenza: “Sono simile al pellicano del deserto, son come il gufo dei luoghi desolati. Veglio e sono come il passero solitario sul tetto” (Salmo 102:6,7).
Poniamoci delle domande:
- Che cosa fa un pellicano nel deserto? Il suo luogo è sulle acque: egli dall’alto si tuffa sul pesce e lo intrappola nel suo becco.
- Che cosa ci fa un civetta nel deserto? Quest’uccello notturno ama gli alberi e la foresta o stare appollaiata in cima ad un palo studiando la sua preda.
- Che cosa ci fa un passero solitario sul tetto di una casa? Ha perso l’orientamento? È malato?
Tutti questi animali sono descritti fuori dal loro habitat, dal loro ambiente e ora vivono sentimenti insopportabili di isolamento e solitudine.
Anche nella Bibbia incontriamo persone sole: Giacobbe mentre lotta con Dio – Giuseppe nel pozzo e nella prigione – Mosè nel deserto – Elia sul Monte Carmelo – Giobbe seduto sulle ceneri – Giona nel ventre del pesce – Geremia nel fondo della cisterna- Gesù sulla croce.
La più profonda dichiarazione di solitudine fu proferita da Gesù Cristo quando Lui chiese a suo Padre: “Perché mi hai abbandonato”? (Matteo 27:46).
Nel Salmo 73, Asaf, compositore e responsabile del coro nel regno di Davide, descrisse la sua lotta interiore quando la vita gli sembrava troppo ingiusta ed essere figlio di Dio non arrecasse alcun vantaggio.
Egli descrisse sulla sua delusione e la sua crisi di fede.
Ma questo Salmo infonde conforto durante l’afflizione e la solitudine, perché ci parla di promesse:
- La presenza di Dio: “Ma pure, io resto sempre con te; tu m’hai preso per la mano destra” (v. 23).
- La guida di Dio: “Mi guiderai con il tuo consiglio e poi mi accoglierai nella gloria” (v. 24).
- La Persona di Dio: “Chi ho in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te” (v. 25).
Forse in questo periodo stai provando una profonda solitudine a casa o sul lavoro e ti senti turbato o abbandonato, senza un vero amico sul quale appoggiarti.
A quanti hanno fatto di Dio il loro Signore, il loro Salvatore, viene fatta una promessa dall’Eterno: “Io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Ebrei 13:5).
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