ASCOLTA!
I miei genitori, ormai anziani, vivono da anni con me.
Spesso accendono la televisione, ma mentre il giornalista parla, loro fanno altro.
In realtà non seguono alcuna trasmissione ma quella voce fa loro compagnia.
A volte ci comportiamo così con Do: “Lui parla, mentre noi facciamo mille altre cose”.
Ero in cucina, al lavandino, e preparavo la cena con la mente totalmente concentrata su ciò che stavo facendo: pelare le patate.
È un lavoro che faccio volentieri per i bambini, perché il purè di patate è uno dei loro piatti preferiti.
Mentre ero impegnata con gli occhi rivolti al mucchio di patate, mio figlio Steven, che ha tre anni, giocava vicino a me, ed io gli prestavo attenzione con le orecchie.
Qualche istante dopo mi sentii tirare la gonna e udii: «Mamma…».
Accennai di si col capo e gli dissi anche qualche parola.
Sentii altri strattoni alla gonna e di nuovo quelle parole, «Mamma…».
Gli risposi ancora una volta brevemente e tuttavia continuai imperterrita a sbucciare le patate.
Dopo tutto stavo lavorando sodo proprio per preparare un piatto che i bambini avrebbero apprezzato molto.
Passarono cinque minuti.
Steven continuò a chiacchierare e poi mi tirò ancora la gonna.
Stavolta gli strattoni sembravano più forti e insistenti, e finalmente lasciai le patate nel lavello e mi chinai verso mio figlio.
Steven mi prese il volto fra le manine paffute, tenendolo all’altezza degli occhi, e mi disse: «Mamma, mi vuoi ascoltare con gli occhi?».
Quattordici anni dopo quell’episodio, sto ancora imparando ad ascoltare con gli occhi.
Allora ero io che mi chinavo verso i miei figli, ma ora sono loro a chinarsi verso di me e ad ascoltare con gli occhi!
Parlare è un bisogno, saper ascoltare un’arte: “Ascolta, figlio mio, l’istruzione di tuo padre e non rifiutare l’insegnamento di tua madre; poiché saranno una corona di grazia sul tuo capo e monili al tuo collo” (Proverbi 1:8).
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