IL CRISTIANO TURBATO E ANSIOSO

Turbare deriva dal týrbê che significa disordine, confusione, scompiglio, alterazione.
Il turbamento, di conseguenza, genera ansietà che è affanno che procede da timore e dal desiderio, e per estensione essa è avidità e bramosia.
L’ansietà genera la tentazione, la tentazione la preoccupazione, la preoccupazione il lamento, il lamento l’incredulità, l’incredulità l’autodiscernimento, l’autodiscernimento l’ambizione, l’ambizione l’ignoranza, l’ignoranza la disobbedienza, la disobbedienza la ribellione, la ribellione l’arroganza, l’arroganza la presunzione, la presunzione l’egoismo, l’egoismo l’orgoglio, l’orgoglio il peccato. Alla fine tutte queste forme di catene incatenano la vita dell’uomo bloccate dal lucchetto del peccato e l’uomo, con le proprie forze, non può liberarsene.
Perché ci lasciamo così facilmente incatenare da queste catene?
Perché siamo stanchi di avere fede in Lui; mai ci basta tutto ciò che ha preordinato per noi.
Gesù Cristo deve guardarci assai spesso con stupore, vedendo quanto siamo contorti; a renderci sciocchi sono i nostri rigiri di pensiero.
A darGli dolore non sono forse alcune domande che Gli rivolgiamo? Nulla offende tanto Dio quanto il non credere, come discepoli di Gesù Cristo, alla Sua sovranità, volontà, onnoscenza, provvidenza. Se stiamo domandando a Dio di darci delle esperienze noi Gli stiamo recando dolore. “Il vostro cuore non sia turbato” – e allora, non ferisco forse Gesù quando permetto al mio cuore di essere turbato? Perché permetto che vi sia qualche cosa che turbi il mio cuore? Lascio via libera in me a interrogativi morbosi?
Dio non preserverà il tuo cuore dal turbamento, ma ti comanda di non essere turbato.
Noi crediamo che un pò di ansietà e di preoccupazione siano un segno di saggezza; sono invece un indice di malvagità. Il cruccio scaturisce sempre dalla volontà di fare a modo nostro. Gesù non era ansioso, perché la Sua vita non era consacrata all’attuazione dei Suoi progetti personali, ma a quella dei piani di Dio.
Tutto il nostro cruccio deriva dal fatto che pretendiamo di fare i nostri calcoli ignorando i piani e la volontà di Dio.
Sono ben pochi coloro che sanno giungere alla contemplazione del volto di Dio, perché pochi riescono a separarsi appieno dalle cose create, destinate a perire.
Solo chi giunge a non amare più sé stesso, e ad attenersi soltanto alla volontà di Dio avrà la vera fede.
La vera fede ha come scopo difensivo la protezione del discepolo dalle influenze dannose che potrebbero facilmente portarlo al disastro.

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