VISIONE SBAGLIATA DELL’UOMO E LA SUA FEDE DISTORTA
“Gesù non si fidava di loro”
Molti avevano creduto in Gesù, avendo visto i segni e i prodigi ch’Egli faceva. “Mentre Egli era in Gerusalemme per la festa di Pasqua, molti credettero nel suo nome”. E perché gli credettero? “vedendo i segni ch’Egli faceva”
Di Nicodemo che cosa dice? “C’era un notabile dei Giudei, chiamato Nicodemo: costui si recò da Gesù di notte e gli disse: Rabbi, noi sappiamo che tu sei venuto da parte di Dio come maestro” Quest’uomo, dunque, aveva creduto anch’egli in Gesù. E perché aveva creduto? Nicodemo lo dichiara apertamente: “…nessuno infatti può compiere i segni che tu compi se Dio non è con lui”. Ora, se Nicodemo era uno di quei molti che avevano creduto in Gesù, già di fronte a Nicodemo domandiamoci perché Gesù non si era fidato di loro. Rispose Gesù e gli disse: “In verità, in verità ti dico: nessuno può vedere il regno di Dio se non nasce di nuovo (Giovanni 3:3). Dunque, Gesù si affida a coloro che sono nati di nuovo. Ecco, quelli avevano creduto in Lui, ma Gesù non si affidava ad essi.
Molti aderirono a Lui, ma con fede che guardava all’utile umano.
Il cristianesimo non si fonda sui segni, prodigi e miracoli. Gesù, successivamente, disse: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete”. Gesù non si affida a coloro che vogliono credere solo per i miracoli.
Altrimenti è come se facessimo un patto: “Tu rimani il nostro Dio se ci garantisci che continuerai a compiere queste opere”.
Se crediamo in Gesù solo a causa dei miracoli, inevitabilmente ci comporteremo come il popolo d’Israele pieni di mormorii, lamentele, idolatrie, ingratitudine, ribellione, sensualità.
“Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? E fino a quando rifiuteranno di credere dopo tutti i miracoli che ho operato in mezzo a loro?” (Numeri 14:11).
Credendo solo per i miracoli, ci concentreremo sulla propria condizione, sui problemi, sulle debolezze, sulle incapacità e cederemo ai propri timori.
Manifesteremo paure, ansietà, insoddisfazioni, tristezze, fame e sete, mancanza di pace.
Gesù non si fidava di loro perché è contro un sistema religioso che invece di custodire l’incontro tra Dio l’uomo, lo rendevano pieno di ostacoli, barriere ed esclusioni.
Gesù si presenta come la vera “casa di Dio”, e i Suoi discepoli capiranno in seguito, dopo la morte e resurrezione, che davvero non è una struttura e una serie di riti a contenere Dio. Le parole del Maestro sulla distruzione del tempio, fraintese dai suoi ascoltatori “distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere”, sono una profezia storica sull’edificio del tempio, che effettivamente verrà eliminato dalla storia con i romani, e l’annuncio che il vero e definitivo tempio di Dio è L’uomo.
Gesù è venuto a abbattere recinti e cortili e ad inaugurare un nuovo tempio dove abita Dio: l’umanità.
La vita di questi religiosi diventa una diga. Vivono con l’illusione di obbedire a Dio, mentre in realtà obbediscono solo alla loro routine.
E tutto ciò che non comprendono diventa loro nemico.
Per molti cristiani di fatto la fede appare a corto respiro, incapace di manifestare quella forza che cambia la vita, la condotta e il comportamento, il modo di pensare, sentire e agire.
Diventa difficile e critico avere fede, e dobbiamo tenere presente che la paura e l’ansia per il futuro diventa la cattiva consigliera. Questi sentimenti portano ad assumere posizioni difensive, a chiudersi in una cittadella che si sente assediata e minacciata, e a confidare in un buon metodo o in una strategia astuta, entrambi ricercati con affanno.
La fede che Gesù dona è entrare in una relazione, in un rapporto vivo con Dio. Fede è dire: “Amen, è così; io aderisco, rinnego me stesso, rinunzio a me stesso, faccio fiducia, mi fido di Dio”.
Fede è spogliarsi dell’uomo vecchio e vestirsi dell’uomo nuovo, è essere battezzati in Cristo Gesù, battezzati nella sua morte. La fede ci porta a crocifiggere il nostro vecchio uomo con Lui affinché il corpo del peccato fosse annullato e noi non serviamo più al peccato; infatti colui che è morto è libero dal peccato. Ora, se siamo morti con Cristo, crediamo pure che vivremo con Lui, in Lui.
La fede fa essere l’uomo un tralcio attaccato alla vite e argilla nelle mani del vasaio.
Dobbiamo pensare della fede come quell’atto che consiste nel mettere il piede sul sicuro.
La crisi della fede incomincia dalla crisi dell’atto del credere, che è diventato difficile e sovente contraddetto. Abbiamo difficoltà a credere, siamo poco disposti a
fare fiducia, non osiamo credere fino in fondo. La verità è che non siamo più capaci di porre,
nella nostra vita, l’atto del credere.
La fede non si nutre di prevenzioni, di previsioni. La fede ci porta a non domandare alcuna cosa a Dio: “In quel giorno non mi domanderete più nulla”.
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