UN INCONTRO SPECIALE Luca 19:1-10
Questa è una storia al limite della stravaganza: quest’uomo piccolo di statura che sale su un albero per vedere Gesù e che quasi non si stupisce che Gesù gli rivolga la parola… E’ una storia ricca di significati e di riflessioni. I protagonisti principali sono Zaccheo e Gesù e c’è un incontro speciale che viene poi certamente mantenuto da Zaccheo. Qualcosa che ha reso la vita di Zaccheo speciale: l’incontro con Gesù. Quando sentiamo le testimonianze, non possiamo non considerare come ciò sia possibile solo in virtù della promessa della salvezza, compiuta col sacrificio di Gesù. Non sappiamo bene se Gesù sceglie Zaccheo o viceversa; Gesù che proprio scelgie Gerico e proprio quella via; Zaccheo che sale sull’albero… Noi possiamo essere credenti come milioni in questo mondo, ma ciò che fa la differenza è la presenza di Cristo nella nostra vita. Non l’etichetta, non il locale di culto. Non siamo più soli: Gesù vive con noi, in noi. E’ un’esperienza spirituale che si concretizza con la presenza dello SS nella nstra vita, che continua a lavorare il nostro cuore e che sende possibile l’affermazione che Gesù abita in noi.
Romani 8:9-11 – 9 Or voi non siete nella carne ma nello spirito, se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui. 10 E se Cristo è in voi, ben è il corpo morto a cagion del peccato; ma lo spirito è la vita a cagion della giustizia. 11 E se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, Colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.
Questo è un rapporto spirituale e a rendere possibile questo miracolo è lo SS. Gesù vive nella nostra vita perché lo SS ce lo attesta. Gesù stesso viene chiamato l’Emmanuele, l’Iddio con noi.
Questo incontro caratterizza e rende speciale ogni aspetto della nostra vita: la testimonianza, l’efficacia del nostro parlare.
Perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.” (2 Corinzi 4:6)
“Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta.” (Matteo 5:14)
“Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” (Romani 8:31)
Sembra quasi che Zaccheo conoscesse questi versi, anche se in realtà non era possibile. Gesù cercava Zaccheo ma Zaccheo cercava Gesù. Non c’era nulla di casuale: Gesù fu cercato con tutto il cuore da Zaccheo. Non sappiamo bene chi prese l’iniziativa tra i due e questo è proprio il segreto: se vi è il desiderio di avere un rapporto personale con Cristo, è il primo passo perché questo avvenga. Il desiderio dell’incontro era in ognuno dei due. Anche nei rapporti interpersonali è così ed è così anche nel rapporto con Gesù. Il Maestro arrivò in quel preciso luogo e alzando gli occhi trovò Zaccheo. Zaccheo era lì dove sarebbe dovuto essere per trovare Gesù. Stamattina siamo nel posto giusto dove trovarlo: alla sua presenza. Gesù fa di tutto per incontrarci, ma a volte siamo noi a non trovarci al posto giusto. “Gesù lo sa, egli è l’onnipotente…” Certo. Ma Zaccheo, su quel sicomoro, ci salì! Signore, aiutaci a portare avanti con determinazione: la testardaggine, la pertinacia di Zaccheo ci insegna a non farci prendere dall’abitudine e dai dubbi per mantenere vivo il desiderio di incontrare Cristo tutti i giorni per mezzo dello Spirito Santo di sentirlo, di avere una vita spirituale viva e di poter affermare: “OGGI ho incontrato Gesù.”
Quanti impedimenti oggettivi: la folla, la statura, il fatto che fosse un pubblicano… Erano difficoltà oggettive. Ma Zaccheo le superò tutte.
Molti seguivano Gesù per mille scopi: essere sfamato, essere guarito, per curiosità, per coglierlo in fallo… Ma Zaccheo aveva un altro scopo. Gesù si auto invita a casa del pubblicano. L’uomo era un giudeo prestato agli occupanti politici, quindi un traditore del popolo e per la peggiore delle motivazioni: per denaro. Molti pubblicani avevano ampia libertà di stabilire la percentuale sulle tasse. Zaccheo molto probabilmente si tolse molti sassolini dalle scarpe, ora che aveva assaggiato il potere. Egli era lontano da Dio, dal suo popolo, dal giudaesimo, eppure accettò l’invito di Gesù. Questo è il vero motivo trainante: non c’è nessun senso di colpa che può impedire allo Spirito Santo di operare nella nostra vita. Il verso 16 dice che Gesù fu accolto con gioia. Egli non desiderava altro, non vedeva l’ora di ricevere Gesù nella propria vita, nella propria casa. Non facciamoci rubare la gioia della salvezza. La gioia è il primo segnale della condizione della nostra vita spirituale. Anche se ilr apporto con Gesù è di carattere spirituale, non vuol dire che ciò non sia qualcosa di concreto; non abbiamo simboli, non abbiamo feticci, non abbiamo oggetti che attestano la presenza di Gesù nella nostra vita ma questo non vuol dire che essa non sia qualcosa di pratico, di concreto!
Consideriamo la precisione, la vastità, l’amorevolezza e la cura della presenza di Dio.
“Voi attingerete con gioia l’acqua dalle fonti della salvezza” (Isaia 12:3)
Stamani, se non sentiamo la presenza del Signore, dello SS che fa ardere in noi amore per Cristo, attingiamo alla fonte della salvezza. Gesù sarà felice di stare con noi: egli non vede l’ora! L’allegria e la felicità non è la gioia: quest’ultima è opera dello Spirito Santo. Si può essere gioiosi nella salvezza pur passando momenti di tristezza, ma si può dimenticare che la gioia è frutto della nostra salvezza quando passiamo per momenti felici. Non sempre passiamo per la prova: è la formazione, la scuola della vita cristiana. E’ nei momenti lieti che dobbiamo ricordare che la nostra gioia dipende dal Signore. La salute va bene, il lavoro va bene, la famiglia va bene… ok, ma la nostra gioia non dipende da questo. Dipende dalla salvezza in Gesù.
Zaccheo fu pronto a difendere la presenza di Gesù nella sua casa: egli difese quella presenza, quel rapporto di fronte ai suoi detrattori. Anche oggi qualcuno può guardarci male quando diciamo che abbiamo incontrato Gesù, che abbiamo un rapporto personale con Lui. Possiamo renderci conto che si tratta di una frase molto forte. Zaccheo difese questa affermazione con degli atti di ubbidienza, prima che Gesù rispondesse ai detrattori; egli sapeva benissimo in quali aspetti della sua vita c’era bisogno di ubbidienza. Anche noi sappiamo perfettamente in quali aspetti della nostra vita c’è bisogno di ubbidienza. Zaccheo ubbidendo a Gesù rese testimonianza del fatto che anche lui era degno della presenza del Maestro.
“Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando.” (Giovanni 15:14)
“Chi ha i miei comandamenti e li osserva, quello mi ama; e chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e io lo amerò e mi manifesterò a lui.” (Giovanni 14:21)
Non si può ubbidire a Cristo se non lo si ama. Non proviamoci nemmeno. Ma se siamo innamorati di Lui, ubbidire ai suoi comandamenti ci aiuterà a mantenere la Sua presenza nella nostra vita.
Gesù apprezzò il gesto sincero di Zaccheo, secondo il verso 9: esso era sintomo di un sentimento. Da lì in poi, Zaccheo iniziò a fare le cose come andavano fatte, ad ubbidire. Così anche noi con la nostra ubbidienza saremo approvati dal Signore poiché la nostra testimonianza sarà chiara, evidente.
E’ lo Spirito Santo che realizza in noi questo desiderio di ubbidienza: soltanto questo farà la differenza nella nostra vita spirituale.
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