TESTIMONIANZE DAL CARCERE di S.M.C.V.
Pace del Signore, mi chiamo Salvatore e mi trovo in questo carcere da tre anni e quattro mesi. Prima di questa esperienza carceraria, ero del tutto estraneo a questo mondo. Ho vissuto la mia vita nel pieno rispetto della legalità. I principi “morali” e “civili”, per quando mi riguardavano sono stati sempre impressi nella mia mente e nel mio costume. Amo e ho amato una solo donna nella mia vita, mia moglie, che mi ha regalato due belle bambine. Non mi è mai mancato niente. La religione e Dio, rientravano nella mia vita in tutto quello che era di comune formalità. Ho lavorato come persona di fiducia in diverse aziende che oltre a formare e perfezionare la mia professionalità, mi hanno spronato ad intraprendere la strada dell’imprenditorialità. E proprio in questo campo che ho iniziato ad avere problemi. Per ovvi motivi che riguardano il mio lavoro, venni arrestato e tenuto in cella d’isolamento per sessantatre giorni. Momenti terribili e terrificanti, dove nella mente possa di tutto. Ho affrontato i primi mesi della mia carcerazione sostenuto dall’amore di mia moglie e le mie figlie. Il maggiore conforto e incoraggiamento per me è stata la famiglia. Ma vi assicuro che per quando questa è la verità, tuttavia non basta. Ogni giorno mi rendevo conto che tutto il bene, l’affetto, comprensione ed altre cose del genere che mi circondavano, non bastavano perché potessi essere sereno in quella carcerazione, abbiamo bisogno di Dio. In quei sessantatre giorni d’isolamento, nel reparto dov’ero, nella cella affianco alla mia, c’era un’uomo di nome Alfonso, che veniva visitato puntualmente ogni lunedì pomeriggio dal pastore Turco. Mi incuriosiva e meravigliava il saluto che si davano quando si incontravano, << pace del Signore >> diceva il pastore. Alfonso rispondeva: << pace a te pastore, come va? >>. All’inizio la cosa mi infastidiva, dicevo: << possibile che questo sta in ristretta fisica parla di pace>>. Quando il pastore andava via dopo aver letto un testo Biblico e pregato, Alfonso rileggeva ad alta voce lo stesso testo e sempre ad alta voce pregava per lui e noi che eravamo lì. Fu in uno di queste preghiere che il Signore tocco il mio cuore. <<Signore grazie, anche se ho sbagliato tu non mi abbandoni… Mandi il tuo servo per ricordarmi che mi vuoi bene>>. Queste parole, <<tu non mi abbandoni… >>, mi spinsero a cercare la verità. Quando il pastore veniva a visitare Alfonso, Io sentivo parlare con piena convinzione, ascoltavo la preghiera che elevavano. Si cari amici, capi subito che la verità stava nel cuore del mio vicino di cella, Alfonso. Un giorno appena finirono di pregare e il pastore andò via, chiesi senza vergogna al mio vicino di cella di pregare per me. Avevo appena avuto una brutta notizia dal mio avvocato. Ero veramente disperato, non sapevo cosa fare. Avevo ormai Tocca il fondo della disperazione, qualcosa mi spinse a chiedere aiuto. Quando chiesi ad Alfonso di aiutarmi pregando per me, Alfonso il mio vicino di cella non fu sorpreso della mia richiesta. Mi sembrava come mi stesse aspettando. Allungò la sua mano tra le sbarre delle cancella della sua cella, chiedendomi contemporaneamente di allungare la mia. Feci come mi aveva chiesto, a stento riuscivamo a toccarci le punte delle dita, la guardia di turno capi subito della nostra intenzione, educatamente ci lascio alle nostre intenzioni. Come Alfonso innalzò la preghiera, avverti subito un lieve conforto. In quel preciso momento il Signore si stava caricando del mio peso. Appena Alfonso inizio a pregare, in quel tetro corridoio di morte calo un silenzio tombale. Poco prima avevano arrestato e sceso nelle celle un ragazzo, che non smise di piangere e gridare. Per circa quattro ore gridava la sua estraneità ai fatti che lo avevano coinvolto in quello arresto. Alla preghiera di Alfonso pure lui si azzittì. Mi sembrava che in quel corridoio ci fosse una presenza autorevole che obbligo al silenzio e al rispetto di tutti i presenti guardie e detenuti, simile a quando la direttrice o il comandante del carcere scendono per il loro giro d’ispezione. Alla conclusione della preghiera fino al matti quando passo la conta, non si senti Mosca volare. Passai l’ultima settimana in isolamento leggendo e pregando con Alfonso, in quei giorni iniziai a intraprende anche se in penombra, qualcosa di positivo. Dopo qual giorno Fui portato al reparto dove mi trovo tuttora. Fui sorpreso di vedere che solo al secondo piano del reparto dove fui portato e attualmente mi trovo, erano e sono quasi tutti frequentatori del Culto Evangelico. Alcuni sono fratelli, converti, molti altri simpatizzanti, in tutta il reparto di tre piani, più della metà frequentano le riunioni di culto che si tengono grazie a Dio ogni lunedì in questo carcere. In questa sezione, abbiamo formato delle cellule di preghiera tra detenuti. Lo scopo è incoraggiare quanti per ovvi motivi sono scoraggiati e depressi. Il pastore coordina le direttive comportamentali che si devono avere in queste riunione di preghiere. Quasi sempre queste preghiere vengono dirette da fratelli detenuti che già da anni si sono convertiti. Il pastore ci consigli come tenere queste riunioni, questo ci aiuta a no commettere errori. Siamo incoraggiati, il Signore ci sostiene. Le difficoltà, le problematiche della carcerazione cercano di impedire la benedizione di Dio. Ma Dio e più forte. Comprendo il saluto PACE. Ora capisco la preghiera di Alfonso. <<Grazia Signore perché anche in carcere tu non ci abbandoni>>. A breve uscirò, con mia moglie ci siamo promessi di battezzarci insieme. Ho imparato che nella vita il danaro (che è stato il mio dio), non è tutto. Ora vedo, comprendo. Per la prima volta sto comprendendo l’essenza della vita. Non è il carcere che ti cambia ma il Signore che raggiunge nel carcere. Io e mia moglie ci siamo proposti di realizzare questo bellissimo testo biblico : “Meglio poco con il timore del SIGNORE, che gran tesoro con turbamento. (Pr 15:16); “Meglio poco con giustizia, che grandi entrate senza equità”. (Pr.16:18). Pregate per noi.
Amen
Salvatore
Dal carcere di Santa Maria Capua Vetere Rep. Tamigi
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